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UberPop, con la sua bella app colorata e quell’aria tecno – frizzante, in fondo è come e pure peggio di quei tassisti abusivi che in alcune città, soprattutto al sud, ti avvicinano all’aeroporto con sguardo furtivo per offrirti un ‘passaggio’ a prezzi modici.
Questa almeno è l’immagine che ne esce dall’ordinanza con la quale il giudice di Milano Claudio Marangoni sospende il servizio che permette a chiunque, senza licenza, di scarrozzare per la città improvvisati clienti.
Un fenomeno abusivo
Il servizio UberPop, scrive il magistrato che ha accolto il ricorso per concorrenza sleale presentato dalle associazioni dei tassisti, ha determinato “un vero e proprio salto di qualita’ nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo”. “Prima dell’introduzione di tale app – spiega – i soggetti privi di licenza avevano un circoscritto perimetro di attività e di possibilità di contatto con gli utenti, sostanzialmente a livello di contatto personale, menre UberPop consente in tutta evidenza un incremento nemmeno lontanamente paragonabile al numero di soggetti privi di licenza che si dedicano all’attivita’ analoga a quella di un taxi, e parallelamente un’analoga maggiore possibilita’ di contatto con la potenziale utenza, cosi’ determinando un vero e proprio salto di qualita’ nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo”.
Danni irreparabili con Expo
Nessuna pietà per UberPop che aveva provato a difendersi sostenendo di essere solo un intermediario. “Il servizio – ribatte Marangoni – sembra oltrepassare l’ambito di operativita’ di un mero intermediario e involge aspetti direttamente propulsivi e organizzativi”. E, ora, va fermato “con urgenza” prima che infligga colpi irreparabili ai tassisti, anche perché c’è Expo: “la peculiare e stringente attualita di UberPop appare certamente oggi accentuata per effetto del previsto consistente numero di visitatori della manifestazione Expo 2015, che pur interessando Milano appare suscettibile di ampliare anche l’afflusso turistico in altre citta’ italiane”. “Il suo crescente successo e la eccezionale capacita’ di diffusione che consente la rete telematica – insiste il giudice – in un quadro di intensa promozione del servizio rende attuale e sussistente la necessita’ di provvedere in via d’urgenza in quanto gli effetti pregiudizievoli al settore – ove si attendesse l’esito di una causa di merito – risulterebbero non compiutamente risarcibili in termini esclusivamente pecuniari”.
Nessun vantaggio per la collettività e costi bassi
A differenza del car sharing, UberPop “non sembra ingenerare vantaggi alla collettivita’ in termini di riduzione dell’inquinamento atmosferico e consumo energetico, posto che esso sembra al contrario stimolare l’uso di mezzi privati senza che rispetto a tale uso possano essere poste in essere misure di programmazione e regolazione generale della mobilita’ che sembrano unanimemente considerate come lo strumento principale di intervento nel settore del trasporto urbano e non”. E poi, il cuore dlela storia, sono i costi lievi garantiti da UberPop rispetto ai salassi dei tassisti. “La mancata soggezione degli autisti UberPop ai costi inerenti al servizio taxi consente l’applicazione di tariffe sensibilmente minori rispetto a quelle del servizio pubblico e non praticabili da tassista. L’illecito sviamento cosi’ determinato di fatto comporta dunque un’alterazione dell’adeguatezza del tariffario imposto ai tassisti in quanto modifica anche il quadro complessivo dei fattori economici che concorrono a determinarlo in concreto (aumento incontrollato dell’offerta) e determina altresi’ ulteriori profili di scorrettezza concorrenziale consistente nella sottrazione degli autisti UberPop dagli altri oneri e limiti cui i tassisti sono vincolati (rispetto di turni prefissati anche in orari in cui la domanda e’ minore) e che incidono anch’essi sulla redditivita’ dell’attivita’ economica di questi ultimi”.
Manuela D’Alessandro
ps Il 10 giugno il giudice Marina Tavassi ha rigettato il reclamo presentato da Uber contro l’inibitoria.