giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

NoTav, 3 condanne a 2 anni 10 mesi, dimezzata richiesta pm

Sono stati condannati a 2 anni 10 mesi e 20 giorni di reclusione e saranno scarcerati in giornata Lucio Alberti, Graziano Mazzarelli e Francesco Sala, i  3 militanti Notav processati con il rito abbreviato per l’azione al cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013. I pm di Torino Padalino e Rinaudo avevano chiesto 5 anni e 6 mesi, insistendo sul carattere “militare” dell’azione, nonostante l’accusa di aver agito con la finalità di terrorismo fosse caduta per i 3  imputati come per gli altri 4 già processati con rito ordinario e condannati a 3 anni e 6 mesi.

Anche la sentenza del gup dopo quella della corte d’assise, ricordando la Cassazione che aveva bocciato per prima il “teorema Caselli” sul terrorismo, ridimensiona non poco la ricostruzione della procura. Stiamo parlando del danneggiamento di un compressore avvenuto la notte del 14 maggio 2013  che è già costato in pratica un anno di custodia cautelare ai primi 4 imputati e poco meno agli altri 3. La qualificazione giuridica decisa da Caselli poco prima di andare in pensione non ha retto ma hanno avuto scarso successo anche le pesanti richieste di condanna. Per i primi 4 imputati erano stati sollecitati in assise 9 anni e 6 mesi di reclusione. Per gli imputati del processo in abbreviato 5 anni e mezzo. L’accusa ha ragionato come se fosse ancora in piedi la finalità di terrorismo ed è stata smentita pure a livello di quantificazione della pena.

Lucio Francesco e Graziano, detenuti in regime di alta sorveglianza anche dopo la bocciatura dell’imputazione più grave, avevano pagato un ulteriore prezzo a livello di salute contraendo la scabbia che li costringeva a giorni di isolamento che per decisione della direzione del carcere di Torino impediva loro di incontrare i legali per studiare la linea di difesa. (scabbia per i Notav)

Il punto di riferimento di chi indaga sulle proteste contro l’alta velocità continua a essere una giustizia dell’emergenza al fine di tutelare una grande opera che danneggia il territorio delle valli piemontesi, tutela una classe politica in grandissima parte favorevole al Tav. Gli appalti dell’alta velocità invece appaiono come i più onesti e trasparenti del mondo. Lì, diciamo, la procura di Torino non si esercita. Insomma, quella dell’azione penale obbligatoria al di là di roboanti dichiarazioni e comunicati, è una favola.(frank cimini)

I dubbi della Procura sul marocchino arrestato e le certezze della politica

Per partecipare alla strage del museo del Bardo, Abdelmajid Touil avrebbe dovuto prendere un aereo da Milano a Tunisi con ritorno immediato in giornata, 18 marzo, perché il ragazzo, 22 anni, è in Italia dal 17 febbraio (fino a prova contraria). Era arrivato con un barcone e poi era stato destinatario da Agrigento di un decreto di espulsione. Le autorità tunisine lo accusano di essere tra l’altro un reclutatore di guerriglieri nel nome dell’islam. Dicono da Tunisi che Touil sarebbe stato tra gli organizzatori dell’attentato. Nelle settimane scorse, la Tunisia ha già arrestato più di 40 persone e non è certo nota per essere una culla del garantismo.

Gli inquirenti italiani che hanno dato esecuzione a un mandato di cattura internazionale stanno svolgendo in queste ore accertamenti sul suo effettivo ruolo nell’attentato. Politici di ogni colore, in testa il presidente del consiglio Matteo Renzi e il ministro dell’interno Angelino Alfano si sono spprofondati in elogi per la brillante operazione, come si dice sempre in casi del genere. Giornali online e tg hanno fatto il resto e pure di più, sbattendo il mostro in prima pagina.

Per arrestare un altro immigrato dal nordafrica Mohamed Fikri furono dirottate due navi di cui una sbagliata. Era lui oltre ogni ragionevole dubbio l’assassino di Yara Gambirasio. E invece no, ma per arrivare all’archiviazione impiegarono due anni e l’indagine è ancora in mano alle stesse persone che adesso sempre ostentando sicurezza accusano Bossetti.

I parenti di Touil dicono che il 18 marzo il ragazzo era qui. Alla polizia italiana non risulta come frequentatore di ambienti radicalizzati e nemmeno di moschee. Gli inquirenti italiani hanno dato semplicemente attuazione a un provvedimento tunisino, come sono obbligati a fare.  “Non sappiamo che ruolo abbia avuto Touil nella strage – dice un investigatore del Ros – in questa fase il Paese che chiede l’estradizione non è tenuto a descrivere le condotte contestate. Si è limitato a comunicarci il titolo di reato: omicidio volontario e partecipazione ad attività terroristica internazionale”.

Per l’eventuale estradizione su cui deciderà la Corte d’Appello ci sono problemi perchè in Tunisia il codice prevede la pena di morte. I due paesi possono anche trovare un accordo nella non esecuzione della pena capitale in caso di condanna. Staremo a vedere. Ma l’informazione del nostro paese oggi ha scritto una delle sue pagine più nere. Non è la prima e crediamo molto verosimilmente neppure l’ultima. Insieme ai politici che a caccia di facili consensi elettorali si accodano alle autorità tunisine senza manifestare il minimo dubbio. (frank cimini e manuela d’alessandro)

NoTav, gup: Non sono terroristi, ma stiano in galera uguale

“Con il loro comportamento processuale non hanno dato segni di resipiscenza” scrive il gup di Torino per negare gli arresti domiciliari a 3 militanti NoTav accusati dell’azione al cantiere di Chiomonte del 14 maggio del 2013 per i quali era caduta davanti al Riesame l’accusa di aver agito con finalità di terrorismo.

Francesco Sala, Lucio Alberti e Francesco Mazzarelli restano in carcere, e in regime di alta sorveglianza nonostante il “taglio” dell’imputazione più grave, per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e porto di armi da guerra (le molotov).

Per il gup non è possibile sovrapporre a livello di materiale probatorio il procedimento a carico dei 3 con quello connesso a carico dei 4 militanti Notav assolti  a dicembre dall’accusa di terrorismo, condannati a 3 anni e 6 mesi per i reati comuni e messi agli arresti domiciliari.

Sala, Mazzarelli e Alberti arriveranno da detenuti al processo con rito abbreviato del 23 aprile. Il gup ha deciso di non tenere conto né della sentenza della corte d’assise né del Riesame che anche per i 3 aveva escluso il terrorismo. Il giudice si è adeguato alla propaganda dell’accusa che per bocca del pg Maddalena anche in sede di inaugurazione dell’anno giudiziario aveva criticato la corte d’assise che avrebbe “sottovalutato” il fenomeno della violenza politica.

Non si spiega, o per altro verso si spiega benissimo, perché Sala, Mazzarelli e Alberti restano detenuti in un regime di 41bis di fatto nel carcere di Ferrara pur non essendo più formalmente imputati di terrorismo. “Nessuna resipiscenza” dice il gup, tralasciando il fatto che la sede per eventuali dichiarazioni è quella del giudizio abbreviato il 23 aprile. Come del resto fecero nel processo connesso i 4 coimputati davanti all’assise spiegando le motivazioni dell’azione di Chiomonte ammettendo la loro partecipazione (frank cimini)

Giudici: dai NoTav nessuna minaccia grave allo Stato

Dai NoTav non ci fu nessuna minaccia grave allo Stato. Lo scrivono i giudici della corte d’assise di Torino nelle motivazioni della sentenza che a dicembre scorso aveva assolto 4 militanti dall’accusa di aver agito con finalità di terrorismo.

“Pur senza voler minimizzare i problemi per l’ordine pubblico che derivano da inaccettabili manifestazioni non si può non riconoscere che in Val di Susa non si vive una situazione di allarme da parte della popolazione e che nessuna delle manifestazioni violente ha inciso sugli organismi statali che devono realizzare l’opera” scrivono i giudici. Al centro del processo c’era l’azione contro il cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013 per la quale i 4 imputati, assolti dall’accusa più grave, furono condannati a 3 anni e 6 mesi soprattutto per l’uso di armi da guerra (molotov).

“Appare incontrovertibile – secondo la corte – la mancanza di volontà di attentare alla vita delle persone che lavoravano nel cantiere”. I 4 imputati si trovano agli arresti domiciliari da dicembre dopo un anno di carcere proprio per effetto della sentenza della corte.

Altri 3 militanti NoTav invece sono ancora in carcere nonostante sia caduta al riesame anche per loro l’accusa di aver agito con finalità di terrorismo. Oggi, nel giorno in cui sono state rese le motivazioni  della sentenza della corte, l’avvocato Eugenio Losco ha depositato istanza di arresti domiciliari per i 3 imputati detenuti in regime di alta sorveglianza e che saranno processati con rito abbreviato il prossimo 23 aprile. L’avvocato chiede di sostituire il carcere con la detenzione in casa perchè le esigenze cautelari si sono sicuramente attenuate dal momento che non c’è più l’imputazione di terrorismo.

Il gip deciderà nei prossimi giorni se tenere in conto la sentenza della corte d’assise ora pure motivata oppure se supportare la procura di Torino che con il teorema Caselli ha radicalizzato lo scontro sul treno ad alta velocità oltre ogni misura forzando la mano in senso emergenziale (frank cimini)

NoTav, condanne a 140 anni di carcere per 2 manifestazioni

E’ il paese dell’emergenza infinita, dove la soluzione dello scontro sociale e politico è affidata al processo penale, con tutti i i partiti e le toghe uniti nella lotta. Il Tribunale di Torino ha condannato 47 militanti NoTav (assolvendone 6) a 140 anni di carcere in relazione a due manifestazioni tra giugno e luglio del 2011.

Resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, dice il capo di imputazione della procura, accolto in sostanza dai giudici, alla fine di un processo celebrato nell’aula bunker delle ‘Vallette’ in un clima da anni di piombo, limitando l’accesso del pubblico a non più di una cinquantina di persone per udienza.

Tutto ciò accade mentre la realizzazione del treno ad alta velocità è messa in discussione persino da alcuni dei suoi fautori perché, se ne sono accorti adesso, costa troppo. Da Torino arriva un messaggio politico che va al di là del processo specifico, la sentenza durissima e spropositata vuole essere un avvertimento a chiunque si sta ribellando o pensasse di farlo. E’ una sentenza politica che ha anche il sapore della vendetta interna alla magistratura, per ridimensionare le scelte della Cassazione e della corte d’assise di Torino che in un’altra vicenda NoTav avevano azzerato l’accusa di aver agito con finalità di terrorismo in riferimento all’azione contro il cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013.

E la sentenza con 47 condanne arriva a pochi giorni dalle parole del Pg torinese Maddalena che, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, aveva criticato la sottovalutazione della gravità della violenza politica da parte di suoi colleghi. (frank cimini)