giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Strage in Tribunale, assolto il vigilante accusato di aver fatto entrare l’arma

 

Roberto Piazza, il vigilante che stava davanti al monitor all’ingresso del Tribunale di Milano quando Claudio Giardiello entrò per compiere la strage, è stato assolto dai giudici di Brescia. Cadono le accuse di omicidio e lesioni colpose in un processo che il suo avvocato, Giacomo Modesti, definisce “basato solo sulle dichiarazioni inattendibili di Giardiello mentre non c’era nessun indizio che l’arma fosse stata visibile dal macchinario a cui era addetto Piazza”.

Un’assoluzione che viene salutata con gioia non solo da tutti gli ex colleghi della guardia giurata (che ora si è trasferito in Veneto) di cui è stata sempre sottolineata la precisione e l’abnegazione  sul lavoro, ma anche da Alberta Brambilla Pisoni, la mamma del giovane avvocato Lorenzo Claris Appiani, freddato mentre leggeva il giuramento del testimone.

Spiega il legale della famiglia, l’avvocato Vinicio Nardo: “La Procura ha deciso di procedere solo con l’ultima ruota del carro. La mamma di Lorenzo è contenta per la sentenza di oggi”.  Altre due guardie erano state archiviate dalla Procura bresciana al termine delle indagini preliminari.

Fin qui, tutto bene. Ma allora cosa successe quel giorno?

Giardiello entrò poco prima delle 9 del 9 aprile 2015 dall’ingresso posteriore di via San Barnaba, uno dei quattro accessi. Passò attraverso il metal detector e mise  la borsa sul nastro dei controlli. Due ore dopo sotto i colpi della pistola  caddero assieme a Claris Appiani anche il coimputato di Giardiello nel processo per bancarotta, l’imprenditore Giorgio Erba, e il giudice Fernado Ciampi, ucciso nel suo ufficio mentre si confrontava con la sua cancelliera sul perché non funzionasse la stampante.

In un interrogatorio Giardiello, contraddicendo quanto da lui dichiarato in precedenti occasioni, rivelò di avere introdotto l’arma tre mesi prima dell’eccidio ma non è stata  trovata nessuna prova, né il killer ha fornito altre dettagli.

L’avvocato Modesti critica l’inchiesta bresciana: “Toccava a uno dei colleghi di Piazza, la cui posizione è stata poi archiviata, svolgere ulteriori accertamenti su Giardiello perché, quando la borsa passò sul nastro, si accesero le luci che indicavano la presenza di un oggetto con grandi quantità di metallo”.

In realtà, più che cercare altre responsabilità degli esecutori di un sistema di sicurezza che la stessa magistrarura bresciana ha definito “sottovalutato e definito solo per approsimazione”, sarebbe stato utile, come sottolinea Nardo, appurare eventuali “responsabilità apicali”.

L’avvocato Giampiero Biancolella, per conto della famiglia Ciampi, aveva presentato un esposto assieme all’opposizione all’archiviazione delle 2 guardie giurate, in cui chiedeva di accertare le responsabilità della Commmisione Manutenzione del Palazzo, nella quale siedeva, tra gli altri, l’attuale Presidente della Cassazione Giovanni Canzio. Il giudice di Brescia chiamato a esprimersi si limitò a rigettare l’opposizione all’archiviazione senza entrare nel merito delle valutazioni su eventuali lacune dei vertici nella gestione del sistema sicurezza. E oggi più che mai ci chiediamo perché siano mancati la forza e il coraggio alla magistratura di provare a indagare anche sulle sue (eventuali) fragilità.

(manuela d’alessandro)

Giardiello presto in aula nel processo della strage
Lettera dei legali al giudice: non siamo pronti

L’assassino torna sempre sul luogo del delitto? Immaginatevi che Claudio Giardiello voglia tornare in aula. Ne ha diritto: è imputato di un processo per bancarotta, è detenuto a Monza, ma alle udienze che lo riguardano può prendere parte, come chiunque. Persino gli imputati di mafia al 41bis possono chiedere di assistere in videoconferenza ai loro processi.

Ecco, stando a fonti legali, Giardiello avrebbe intenzione di partecipare alla prossima udienza, il 14 maggio. Il collegio di giudici non sarà lo stesso davanti al quale ha compiuto la strage del Palazzo di giustizia. Quei giudici si sono astenuti: non avrebbero avuto la serenità per giudicare chi davanti a loro ha ucciso due persone, ha quasi ammazzato un coimputato, ha ferito un testimone appena fuori dall’aula per poi dirigersi verso la stanza di un altro magistrato e colpirlo con due proiettili letali.

Ora, fate un altro sforzo di immedesimazione: immaginate di essere uno degli avvocati che il giorno della strage erano in aula. Avete assistito alla sparatoria, avete visto morire due persone davanti a voi, ne avete soccorsa una terza in fin di vita. Con quale stato d’animo tornereste sul posto, a distanza di poche settimane, per celebrare il medesimo processo? Con un imputato ancora grave in ospedale, e uno – l’assassino reo confesso – pronto a presentarsi davanti a voi? E’ quello che si domandano alcuni legali che per questo hanno scritto al presidente del nuovo collegio, Lorella Trovato, chiedendole una pausa. Valutando di rinviare il dibattimento a dopo l’estate. “Non è così che si volta pagina”, spiega uno di loro. I giudici non sono “le uniche figure in toga a meritare la necessaria serenità delle udienze”, gli fa eco un collega, spiegando come non vi siano ragioni d’urgenza per riprendere a ritmo serrato. Quello a carico di Giardiello e dei suoi coimputati è infatti un processo senza detenuti e senza problemi di prescrizione. Semmai da parte dei giudici, ritengono i legali, potrebbe prevalere un ragionamento di “opportunità e rispetto di tutti”, spiega un avvocato che chiede tempi più rilassati per un processo assai teso. C’è persino chi inizia a ipotizzare un’istanza di remissione: processo via da Milano. In questo Palazzo di Giustizia mancherebbe del tutto la serenità per un processo equo.

Lo choc è ancora troppo vivo nell’animo di chi era in aula. Parafrasando Jonathan Safran Foer: “molto forte, incredibilmente vicino”.

Strage di via Palestro
Le carte che incastrano il basista

Sempre interessante la ricostruzione della stagione delle stragi mafiose. Con questo arresto, un altro tassello di quella storia trova il suo posto. E’ il ruolo di Filippo Tutino, basista della strage del 1993 in via Palestro, a Milano. Ecco qui l’ordinanza di custodia cautelare a suo carico, con tutte le sue mosse, le sue amicizie, le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza. In allegato, l’ordinanza in un formato leggero. (manuela d’alessandro)
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