giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

“Dormo sul ballatoio perché in casa non c’è più la mia donna”

A prima vista una storia di stalking pesantissimo, con la particolarità di riguardare un intero condominio in via Niccolini, nella China Town milanese. Protagonista M.H. un uomo di 64 anni con origini egiziane, che ne combina di tutti i colori: dorme sul ballatoio provocando “gravi disturbi psichici” a una coppia di coniugi, esegue un sacco di lavori di tinteggiatura e pulizia non richiesti e anzi dannosi, chiude col lucchetto il rubinetto dell’acqua del cortile e rinchiude nel locale spazzatura un addetto alle pulizie perché i sacchi li vuole portare fuori lui e soprattutto fuori dagli orari stabiliti.  Questo e molto altro ancora.

Ma dietro, e sempre nello scenario di questo condominio, c’è anche una storia d’amore lunga quasi 40 anni in nome della quale M.H., che trascina le gambe per un serio disturbo fisico, preferisce dormire sul ballatoio o addirittura sul tetto e non nell’appartamento dove ha convissuto per anni con una donna ora 76enne e malata. “Signor giudice, non ci voglio entrare in quella casa senza di lei”, ha spiegato oggi a Luigi Varanelli che ha condotto con molto tatto il processo per direttisima nato dall’arresto del 24 settembre con l’accusa di ‘atti persecutori’. E alla fine, su richiesta dell’accusa rappresentata da Luciana Greco,  ha disposto una perizia psichiatrica per capire se l’uomo sia capace di intendere e di volere e socialmente pericoloso.  L’imputato, difeso dall’avvocato Enrico Belloli, ha raccontato in aula che pochi giorni prima di finire in carcere è andato nella casa di cura dove adesso vive la donna portandole in dono “una torta di Peck”, gastronomia di lusso milanese, ma non gliel’hanno fatta vedere. Da allora i suoi disturbi sono peggiorati e ne hanno fatto ulteriormente le spese i vicini di casa. “Per far stare meglio la mia donna e facilitare la sua riabilitazione  – ha ammesso M-H. – ho anche rifatto il pavimento del condominio”, un altro dei lavori non richiesti dagli altri condomini che avrebbero preferito tenersi quello vecchio. Un passo indietro: il ‘troppo’ ‘amore per la sua donna gli era costato anche un processo per maltrattamenti, scaturito da una segnalazione dei servizi sociali che gli imputavano di frapporsi in modo ruvido tra la paziente e l’amministratore di sostegno nominato a tutela di lei. Il giudice Manuela Nunnari l’aveva assolto evidenziando che i provvedimenti da prendere nei confronti di M.H. richiedessero “un approccio diverso da quello della pretesa punitiva in ambito penale”. Un altro giudice, Manuela Accursio Tagano, ha poi disposto a suo carico il divieto di avvicinamento alla sua convivente, nel frattempo ricoverata in casa di cura, ma lasciandogli la possibilità di risiedere ancora nel loro ex nido.  Dove però lui non vuole più entrare.  (manuela d’alessandro)

 

Reati ‘domestici’ contro le donne, a Milano il 40% viene assolto

Italiano, 42 anni, disoccupato e alcolista. E’ questo il profilo dell’imputato per reati di violenza di genere (maltrattamenti contro familiari o conviventi, stalking, violenza sessuale) nei Tribunali di Milano (sezioni nona e quinta), Como e Pavia. Ma nel 40% dei procedimenti viene  assolto/prosciolto. “Una percentuale molto elevata”, commenta il giudice Fabio Roia tra gli autori dello studio, assieme all’avvocato Silvia Belloni, promosso dalla Regione Lombardia, dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e dal Tribunale meneghino che ha preso in considerazione 120 procedimenti tra l’1 gennaio e il 31 luglio 2017. La relazione tra imputati e parti offese è di conviventi (61%), separati/divorziati (27%) e partner (12%).

Netto il ‘primato’ degli italiani con il 59%. Dall’Europa orientale proviene il 12% degli imputati, il 10% dal Nord Africa, l’8% dall’Asia e dall’America Latina. Il dato sulla condizione lavorativa vede la prevalenza di disoccupati (31%) e operai (25%). Seguono impiegati (11%), artigiani/commercianti (5%), dirigenti/professionisti (3%). Tra le caratteristiche dell’imputato tracciate da questa indagine figura quella della dipendenza da alcol e droghe (40%).
La maggior parte dei presunti autori dei reati ha precedenti penali, il 14% sulla stessa vittima (nel 61% è la convivente), il 28% per reati contro la persona. Altissima la soglia di ‘sopportazione’ della donna: i maltrattamenti durano più di 5 anni nel 31% dei casi.  Basso il ricorso ai centri anti – violenza, solo nel 25% dei casi. Le parti offese preferiscono rivolgersi alle forze dell’ordine (60%) e agli ospedali (58%) e poi in maggioranza non si costituiscono parti civili (solo il 42% lo fa).

Sorprende il dato dei proscioglimenti e delle assoluzioni che sfiora il 40%. Colpevole è il 63% degli imputati per violenza sessuale, il 61,5% per stalking e il 62% per maltrattamenti. Per i maltrattamenti le assoluzioni sono motivate da mancanza del dolo (14%) mancanza di abitualità (22%), mancanza di riscontri esterni (11%), assenza di credibilità della parte offesa (10%), ritrattazione (7%). La media delle pene è di 1 anno e tre mesi per lo stalking, 6 anni e otto mesi per la violenza sessuale, 2 anni e sei mesi per i maltrattamenti. (manuela d’alessandro)