giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Procura bocciata su Antinori: la rapina di ovuli non esiste, non sono “cose”

 

La rapina di ovuli, reato contestato per la prima volta dalla Procura di Milano a Severino Antinori, non esiste perché gli ovuli non sono “cose” ma parti del corpo umano.

Il Tribunale del Riesame mette un punto fermo nel caos etico – giuridico sollevato dall’ indagine che ha portato il 13 maggio all’arresto del ginecologo e derubrica da rapina a violenza privata il presunto prelievo con la forza di 8 ovuli a una giovane infermiera spagnola.

Chiariscono i giudici: “Finché in vita, il corpo umano non è una cosa e si differenzia dalle cose mobili e immobili. Così gli organi e le parti del corpo vivente (tra cui gli ovociti) non possono essere considerati cose mobili riconducibili alla normativa dei reati contro il patrimonio (…). Le parti del corpo diventano mobili solo una volta separate ma non fanno parte del corpo vivente”. Se non si puà parlare di “detenzione del fegato”, si può invece farlo con le parti che per vari motivi vengono separate.  Come i capelli o i denti. “Non si tratta di esempi macabri ma di scuola: la madre che conserva i denti da latte del bambino, la donna che cede i propri capelli per il confezionamento delle parrucche”.

Nuovi problemi, vecchi principi. “La legge sulla procreazione assistita – conclude il presidente del collegio Cesare Tacconi – non sposta la questione in quanto riguarda sul versante penale la commercializzazione degli ovuli ma non consente di ritenerli cose mobili allorquando fanno parte del corpo”.  (manuela d’alessandro)

 

Di chi sono e che diritti hanno gli embrioni di Antinori per metà corpo di reato?

 

C’è un affollamento di diritti e pretese attorno ai 6 embrioni sequestrati nell’inchiesta che ha portato all’arresto del ginecologo Severino Antinori. Quelli della ragazza spagnola che reclama il diritto di non diventare madre attraverso i suoi ovociti rubati; quelli delle 3 coppie che vorrebbero diventare genitori attraverso quegli ovociti; quelli dello Stato che li ha sequestrati come corpo del reato. E poi ci sarebbe il diritto degli embrioni, per di più in questo caso metà ‘leciti’ (il seme messo a disposizione dai maschi delle coppie) e metà no (l’ovocita rubato alla presunta vittima) a diventare vite umane. Ma l’embrione  ha questo diritto? E l’embrione per metà corpo di reato lo manterrebbe?

Per il diritto italiano parrebbe di no. Nel nostro ordinamento l’embrione non è un soggetto giuridico, ma la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito con una storica sentenza nel 2015 che esso è titolare dei diritti fondamentali riconosciuti a tutti gli uomini e tra questi, primo su tutti, c’è il diritto alla vita.

Spetterà allora a un giudice esprimersi sugli embrioni portati via dalla clinica di Antinori e ora conservati alla clinica Mangiagalli: molto presto se la ragazza spagnola presenterà attraverso il suo legale un’istanza per far distruggere gli embrioni; o più avanti, nel caso di una sentenza di condanna, quando toccherà decidere la sorte del corpo del reato.

E sullo sfondo, se dovesse essere seguita la via europea, una  domanda gigantesca: prevale la volontà di una donna che avrebbe subito una violenza oppure il diritto di 6 vite potenziali?  (manuela d’alessandro)