giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

“Siamo lavoratori non schiavi”, si può dire. C’è il timbro di un giudice.

Il 17 febbraio dell’anno scorso avevano affisso uno striscione: “Lavoratori di Cisa Lg Italtrans uniamoci per i diritti siamo lavoratori no schiavi”. I proprietari dell’azienda avevano presentato denuncia per diffamazione a carico di due dirigenti del sindacato Slai Cobas.  La procura di Milano aveva chiesto l’archiviazione. L’azienda si era opposta. Il giudice per le indagini preliminari Paolo Guidi ha accolto la richiesta del pm fatta propria anche dai difensori e ha archiviato “perché si tratta di una libera manifestazione del pensiero” tutelata dalla Costituzione.

“Il dolo generico consistente nella coscienza e volontà di propalare notizie o commenti con la consapevolezza della loro attitudine a offendere l’altrui reputazione non è ravvisabile nel caso di specie” aggiunge il giudice nel motivare la sua decisione.

E’ un segno dei tempi che bisogna arrivare in un’aula di tribunale per avere ragione nell’esporre uno striscione nella lotta per denunciare condizioni di lavoro e la dice lunga sull’arroganza e la prepotenza delle aziende. Si tratta nel caso di un’impresa di Pioltello ramo logistica, un settore in cui la precarietà e lo sfruttamento sono all’ordine del giorno. E dove chi lotta per migliorare la propria condizione da anni viene intimidito e massacrato con iniziative giudiziarie, repressive e spesso viene licenziato a causa delle battaglie sindacali che porta avanti.

La pretesa dei datori di lavoro è quella di ridurre al silenzio completo le maestranze. Evidentemente anche uno striscione affisso per sensibilizzare i colleghi di lavoro secondo lor signori diventa un’operazione di lesa maestà in una società dove da tempo a fare la lotta di classe in modo incisivo sono esclusivamente le aziende coperte da norme e procedure in gran parte favorevoli.

Il troppo è troppo, deve aver pensato il giudice che ha frapposto l’ostacolo dell’articolo 21 della Costituzione. Chi ha presentato la denuncia pretendendo l’affermazione della diffamazione nel contenuto dello striscione magari aveva messo nel conto di non riuscire nell’intento ma ha puntato sull’effetto deterrenza. State attenti a sostenere certe tesi perché noi comunque vi trasciniamo in Tribunale, è il messaggio. Stavolta per loro è andata male ma non è detto che demordano. Anzi. (Frank Cimini)