giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il Procuratore c’est moi, riferite tutto a me su Expo

Bruti Liberati manda una circolare a tutti i pm, annunciando la nascita dell’Area Omogenea Expo “cui sono attribuite tutte le indagini che, a vario titolo, concernono direttamente o indirettamente l’evento”.  ”Appare necessario e urgente istituirla” – spiega – “in modo tale da assicurare efficace e pieno coordinamento dei procedimenti pendenti presso i diversi Dipartimenti di questa Procura”. 

Cosa significa “Area Omogenea Expo”?

Dalla lettura del documento si capisce bene cosa non vuole essere. Non è la creazione di un  pool di pubblici ministeri che si occupano del tema perché  ”non è opportuno  prevedere un organico proprio per l’Area Omogenea Expo”.  Un’altra cosa che si capisce bene è che Bruti rivendica con piglio deciso i suoi poteri in questo ambito. Eccoli, come li scolpisce nella circolare: ”il Procuratore della Repubblica riserva a sè stesso il coordinamento dell’Area Omogenea Expo”; ”i Procuratori aggiunti e il coordinatore Sdas riferiranno prontamente al Procuratore della Repubblica in ordine a tutti i procedimenti” su Expo; “le notizie di reato saranno trasmesse direttamente al Procuratore della Repubblica il quale provvederà all’assegnazione dei procedimenti ai sostituti assegnati ai diversi Dipartimenti, in ragione delle rispettive specializzzioni, tenendo conto altresì delle connessioni e /o collegamenti investigativi, nonché, se del caso, provvedendo ad opportune coassegnazioni, ove emergano diversi profili di specializzazione”.   Cosa sarà esattamente l’Area Expo lo capiremo nei prossimi mesi, per adesso sembra un ‘urlo’ di Bruti nella Procura lacerata per ricordare a tutti che il capo è lui, e al momento non pare abbia voglia di abdicare. (m.d’a)

 

Processo a Podestà sospeso per scontro Bruti – Robledo.
A rischio anche quelli a Formigoni e Berlusconi.

La cruenta sfida in Procura blocca il processo, ormai in dirittura d’arrivo, a Guido Podestà, accusato di falso ideologico in relazione alle presunte firme false raccolte a sostegno della candidatura di Roberto Formigoni alle regionali del 2010.  Il giudice della quarta sezione penale Monica Amicone, come prevede la legge, ha sospeso l’udienza a carico del Presidente della Provincia di Milano dopo che i suoi legali, gli avvocati Gaetano Pecorella e Paolo Veneziani, avevano presentato alla Cassazione un ricorso per chiedere lo spostamento da Milano a Brescia a causa dello scontro tra il procuratore Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo. Nell’istanza i difensori ricordano che l’inchiesta è uno dei ‘casus belli’.

Dalla lite tra i due ‘galli’ della Procura, secondo la difesa, sarebbe derivata una “anomala e irrituale duplicazione” del procedimento: quello iscritto per prima all’epoca e poi archiviato, che era assegnato a Bruti, e quello aperto da Robledo mentre pendeva la decisione del gip  sulla richiesta di archiviazione dell’altro fascicolo.  L’indagine sulle firme false è tra quelle indicate come motivo del contendere davanti al Csm anche perché Bruti ha accusato Robledo di non averlo avvisato con tempestività dell’iscrizione nel registro degli indagati di Podestà, mentre Robledo sostiene di avere infomato subito il suo capo dell’interrogatorio della teste Clotilde Strada che aveva indicato elementi d’accusa contro il politico del Pdl. Il processo è stato sospeso in attesa di una decisione della Suprema Corte. E adesso, sull’esempio della difesa Podestà, potrebbero presentare analoghe istanza anche i legali di Berlusconi e quelli di Formigoni nei processi Ruby e Maugeri, entrambi portati al Csm come ‘pomi della discordia’. Qui sotto riportiamo l’istanza di Podestà, se avessero bisogno di ispirazione.(m. d’a.)

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Vietti difensore di Bruti con lavori del Csm ancora aperti

“Spetta al capo della procura la titolarità dell’azione penale”. Il vicepresidente del Csm Michele Vietti, mentre le commissioni sono ancora al lavoro, si fa intervistare dal quotidiano “La Stampa”, per difendere a spada tratta il capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati, l’operato del quale è stato oggetto dell’esposto presentato dall’aggiunto Alfredo Robledo.

Vietti parla nello stesso giorno in cui ha incontrato il capo dello Stato Giorgio Napolitano e anche questo dimostra che sono in gioco cose molto più importanti del destino di un po’ di magistrati che hanno litigato tra loro in relazione all’assegnazione di importanti inchieste.

Il numero 2 dell’organo di autogoverno dei giudici teme l’arrivo di rilievi critici su Bruti dalla commissione che si occupa dell’organizzazione degli uffici giudiziari e usa il peso del suo incarico per cercare di influenzare gli esiti della discussione. Insomma Vietti dovrebbe essere arbitro e invece indossa la maglietta di uno dei due protagonisti della querelle.

E non rinuncia Vietti nemmeno alle lodi sperticate alla procura milanese quando parla di “encomiabile impermeabilità davanti alle fughe di notizie”. Evidentemente il vicepresidente del Csm dimentica come minimo, per stare a tempi più o meno recenti, i verbali di Ruby finiti sui giornali.

Fa bene comunque a essere preoccupato Vietti. In qualsiasi modo dovesse finire la querelle interna alla procura è emerso con chiarezza che i magistrati agiscono in base a criteri di opportunità politica, che l’obbligatorietà dell’azione penale è una ‘foglia di fico’ per nascondere le peggiori nefandezze. Ovviamente per tornare a cose concrete, a fatti, Vietti nell’intervista non fa il minimo accenno al fascicolo prima “sparito” e poi “dimenticato” sulla gara d’asta targata Sea indetta nel 2011 dalla neonata giunta di centro-sinistra. (frank cimini)

Pomarici al Csm, quel pm alla Dda solo perché uditrice di Ilda

Quel giovane pm, Paola Biondolillo, è stata assegnata alla Dda solo perché è stata uditrice di Ilda Boccassini. In una lettera inviata a Bruti Liberati, ora depositata al Csm  nell’ambito della ‘sfida’ Robledo – Bruti Liberati, il pm Ferdinando Pomarici, è molto severo a proposito della nomina della collega alla Direzione Distrettuale: “Mi sembra – scrive il sostituto nella missiva anticipata da panorama.it – priva di alcun requisito idoneo all’assegnazione alla Dda se non quello, pare, di essere stata uditrice giudiziaria dell’attuale coordinatore (Ilda Boccassini, ndr)…”Mi stupisce che un esponente storico come te   di Magistratura Democratica, che si è sempre caratterizzata per le battaglie più decise in tema di concorsi interni, abbia poi rinunciato a tali principi quando, forse, richiesto di derogarvi da chi gradiva l’assegnazione di colleghi di propria personale fiducia”.  Sempre in questa lettera, il pm che indagò sulla vicenda Abu Omar annuncia al capo che non intende più partecipare alle riunioni della dirigenza: “Il disagio si è fortemente acuito per effetto di alcune tue scelte che assolutamente non condivido e che non voglio in alcun modo avallare”

Nella seconda lettera, Pomarici critica  Bruti sulla scelta di assegnare il caso Ruby a Ilda Boccassini, secondo lui intervenuta esercitando una informale «auto assegnazione». Pomarici parla di violazione “di una norma che ha costituito per anni cavallo di battaglia di Md proprio per evitare il fenomeno delle assegnazioni “pilotate”, fonte di timore diffuso che anche le successive indagini possano apparire all’esterno parimenti “pilotate”. (m.d’a.)

Podestà chiede di trasferire processo a Brescia per scontro in Procura.
E Giustiziami arriva in Cassazione.

Guido Podestà chiede che il processo in cui è imputato per falso ideologico in relazione alle presunte firme false a sostegno della candidatura di  Roberto Formigoni alle regionali del 2010 venga trasferito per “legittimo sospetto” da Milano a Brescia “stante la evidente gravità, non altrimenti eliminabile, della situazione locale, idonea a turbare lo svolgimento del processo”. E, tra le fonti di prova che sottopone alla Suprema Corte, cita anche due articoli apparsi su Giustiziami.

In un ricorso di 13 pagine depositato alla Cassazione, i suoi legali, Gaetano Pecorella e Paolo Veneziani, ricordano che l’inchiesta è uno dei ‘casus belli’ al centro dello scontro tra Bruti Liberati e Robledo i quali avrebbero dato vita a una “anomala e irrituale duplicazione” di questo procedimento, quello iscritto per primo e archiviato – assegnato a Bruti – e quello iscritto da Robledo mentre pendeva la decisione del gip sulla richiesta di archiviazione del primo, entrambi relativi ai medesimi fatti e per le medesime ipotesi di reato”. Della doppia inchiesta la difesa di Podestà aveva già parlato invocando il principio del ne bis in idem sia in udienza preliminare che in dibattimento ma ora – si legge nell’istanza – tutto ciò trova un “senso”  alla luce dell’esposto di Robledo che ha dato il via alla contesa davanti al Csm tra i due magistrati. “Uno scontro che in soli due mesi – sottolineano i legali – ha travalicato il limite del confronto tra i due coinvolgendo, oltre all’ufficio del pm, le correnti esistenti in seno alla magistratura e determinando all’interno della sede giudiziaria milanese una situazione così grave da turbare lo svolgimento del processo a carico di Podestà”. E per dimostrare la crudezza della lotta, citano, oltre a quelli di altri giornali, anche due articoli di Giustiziami,  in particolare quello in cui riportiamo il rimprovero di Bruti al collega  perché il nostro Frank Cimini era a conoscenza dell’imminente  chiusura dell’indagine.

Su questa inchiesta, in effetti, i due litiganti se ne sono dette di ogni. Il capo ha accusato Robledo di non averlo avvisato con tempestività dell’iscrizione nel registro degli indagati del politico, mentre Robledo sostiene di di avere subito informato Bruti dell’interrogatorio della teste Clotilde Strada sul tema delle firme false raccolte dal Pdl e che l’unica reazione di Bruti sarebbe stata quella di preoccuparsi se questo poteva creare problemi al Pdl. (manuela d’alessandro)

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