Così parlò il Csm. Nel documeno che potete leggere qui Csm su Bruti – Robledo sono contenute le conclusioni della Prima Commissione sulla cruenta battaglia in Procura cominciata con l’esposto di Alfredo Robledo di cui viene chiesta l’archiviazione. Secondo l’organo di autogoverno, “non si ravvisano ipotesi in alcun modo significative rispetto alle competenze della Prima Commissione in quanto non risulta essere stato turbato l’esercizio dell’attività giurisdizionale, sebbene siano state rilevate asprezze interpersonali e discutibili decisioni organizzative interne”. Tuttavia, viene disposta la trasmissione della delibera, votata a maggioranza, al pg della Cassazione sia per Bruti che per il suo vice e alla quinta commissione del Consiglio, competente per gli incarichi direttivi. (m.d’a.)
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Guerra in Procura al Csm
‘Indignato Jo’ in via Freguglia
con tarallucci e vino
Noi del suo parere teniamo sempre conto. Perché la sua è una visione ‘laterale’, frutto della forma mentis di chi conosce la Procura come le sue tasche ma non risponde esattamente alle logiche della quotidianità tribunalizia. Ebbene, Giorgio Dini Ciacci, sabato scorso, si è presentato all’ingresso di via Freguglia così.
Ha provato a entrare ma lo hanno fermato al metal detector di via Freguglia. Meglio di un editoriale. Il modo più diretto per esprimere la previsione sul finale della lunga guerra in Procura tra Bruti Liberati e il suo aggiunto Robledo. Come andrà a finire al Csm? Prima ancora che si conoscesse il contenuto delle proposte della prima e della settima commissione, l’Indignato Jo aveva già detto la sua. Con tarallucci e vino.
Se il Csm si da’ del colabrodo da solo
Secondo il Csm, Alfredo Robledo avrebbe messo “a rischio la segretezza delle indagini” inviandogli atti relativi a Expo nel batti e ribatti di colpi con Edmondo Bruti Liberati. Ora, evocando quel vecchio animatore di salotti notturni televisivi, il Csm si faccia una domanda e si dia una risposta: chi avrebbe potuto violare la segretezza delle indagini, se non il Csm stesso? Nessuno, visto che in teoria quegli atti erano nella sola disponibilità dei magistrati dell’organo di autogoverno. Quindi, il Csm si da’ da solo del (potenziale) colabrodo? (m. d’a.)
Esclusiva. Il documento di Bruti sulle assegnazioni delle indagini.
Ecco il documento inviato dal procuratore Edmondo Bruti Liberati ai pm in cui, tra l’altro, sono contenuti i nuovi criteri di assegnazione delle indagini. E’ la risposta, tardiva, alle contestazioni di Alfredo Robledo che hanno dato il via allo scontro davanti al Csm. Oggi l’organo di autogoverno ha contestato a Bruti la mancanza di una chiara disciplina delle assegnazioni dei fascicoli.
Bruti doveva motivare atti a Boccassini
E il procuratore detta i ‘nuovi’ criteri organizzativi
Se c’è un vincitore ‘ai punti’, almeno per il momento, è Alfredo Robledo. E lo è il giorno dopo che, a quanto apprende Giustiziami, il suo ‘rivale’, Edmondo Bruti Liberati, ha inviato ai pm una circolare di una sessantina di pagine contenente i nuovi ‘criteri organizzativi’ di assegnazione delle indagini, tema al centro dello scontro che infiamma la Procura. Nel documento si legge, tra l’altro, che i procuratori aggiunti (come Robledo, per intenderci) non possono più essere co – assegnatari di indagini.
Qualche grave errore nel distribuire le inchieste ai suoi pm – adesso è la settima Commissione del Csm a metterlo nero su bianco a maggioranza, in un documento che verrà valutato dal plenum – il ‘capo’ l’ha commesso nei mesi scorsi, a cominciare dal fascicolo più insidioso, quello nato dalle rivelazione di Ruby. Colpa di Bruti anche non avere dettato una “precisa disciplina relativa all’assegnazione” dei fascicoli ai vari dipartimenti, cosa che, a quanto pare, il procuratore avrebbe fatto soltanto ieri.
Bruti Liberati, scrivono i rappresentanti dei magistrati, doveva motivare le ragioni per cui assegnò il coordinamento di questa inchiesta a Ilda Boccassini anche “per scongiurare qualunque possibilità di rischio di esporre l’ufficio al pur semplice sospetto di una gestione personalistica delle indagini delicate” su Silvio Berlusconi. E anche quando nell’ambito dell’inchiesta sul San Raffaele “si è proceduto all’iscrizione di fatti corruttivi (col coinvolgimento di Formigoni, ndr) non è stata attivata la necessaria interlocuzione” con Robledo. Un passaggio, è il rilievo mosso dal Csm a Bruti, che doveva essere compiuto per “verificare la possibilità di una coassegnazione dell’inchiesta” avviata dal dipartimento guidato da Francesco Greco.
Quanto all’ormai noto fascicolo Sea dimenticato da Bruti nell’armadio, il Csm sembra non approvare il comportamento di nessuno dei due contendenti, censurando sia il “ritardo” di Bruti nel consegnarlo al collega, che era competente, sia “l’inerzia” di Robledo “nel sollecitare l’adempimento”. “Nessun rilievo organizzativo” può essere mosso invece al procuratore per la gestione dell’inchiesta su Expo. Anzi, qui sembra essere Robledo quello messo peggio perché al pg della Cassazione Ciani e al Ministro della Giustizia Andrea Orlando spetterà valutare l’”insistenza di Robledo nella richiesta di trasmisione degli atti”, nonostante ci fosse già un coordinamento, e la “possibile messa a rischio della segretezza delle indagini” con l’invio di atti al Csm. Infine, viene sollecitato il parere del pg anche sul presunto doppio pedinamento di un undagato nell’inchiesta Expo, ‘rivelato’ da Ilda Boccassini ma negato dalla Guardia di Finanza che ne sarebbe stata protagonista. (manuela d’alessandro)