giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Da Bruti ok alla Boccassini
Forno dà il via libera a Robledo
Ma chi valuta Bruti?
E comunque i pareri sono da buttare

Un girotondo spezzato. Il Procuratore dà un giudizio su un suo vice, un altro procuratore aggiunto valuta un collega pari-grado, ma poi nessuno valuta il procuratore stesso.

Questo accade alla Procura di Milano. In valutazione, tre pedine fondamentali, che aspettano di sapere dal Consiglio giudiziario, e poi dal Csm, se saranno riconfermate nei propri ruoli per i prossimi quattro anni. Ciascuno ha bisogno di un parere, tranne il procuratore stesso. Quindi Bruti Liberati valuta positivamente Ilda Boccassini, capo della Dda. Pietro Forno, numero uno del pool sui reati che riguardano i soggetti deboli, valuta positivamente Alfredo Robledo, capo dell’anticorruzione fino al giorno in cui Bruti l’ha esiliato all’Esecuzione. Ma chi dà il voto a Bruti, anche lui attualmente in valutazione? Nessuno, è capo di un ufficio e non è previsto che sia il Procuratore generale, per esempio, a formulare una valutazione da sottoporre al consiglio giudiziario.

Fatto singolare, poi, è che il consiglio giudiziario ha appena rispedito al mittente i pareri di Bruti su Boccassini e di Forno su Robledo. Perché? Troppo generici, non rispettavano i quesiti previsti. In sostanza, secondo alcuni membri dell’articolazione locale del Csm, quelle schede di valutazione assomigliavano troppo a una specie di copia-incolla del bilancio di responsabilità sociale della Procura, il rapporto che annualmente viene distribuito a tutti i sostituti, ai vertici del Palazzo di Giustizia, e anche ai giornalisti. Non una valutazione specifica sui magistrati in questione, insomma, ma un riepilogone dei dati che riguardano i loro dipartimenti. Curiosa in particolare la carenza di dettagli su un punto: la capacità di rapportarsi con i sostituti. Chissà cosa ne pensano i pm della Dda, o quelli del secondo dipartimento. Bruti per Boccassini, e Forno per Robledo, pare si siano astenuti dal precisarlo.

Bruti ai 46 pm in assemblea: ‘Mai indagine insabbiata o rallentata’.

“Mai un’indagine è stata insabbiata e nemmeno rallentata. Non ci sono stati ostacoli. I giornali hanno strumentalizzato scrivendo di procura lacerata, io non sono mai intervenuto sui media, non ho replicato e quindi ho una conoscenza parziale dei fatti”. Così ha parlato il capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati davanti a 46 pm da lui convocati in assemblea per ritrovare la compattezza dell’ufficio inquirente, la cui immagine è stata scalfita dalla querelle tra lo stesso Bruti e uno dei suoi vice Alfredo Robledo, che ora dovrà essere definita dal Csm.

Per 40 minuti nel corso dell’assemblea si è parlato di “Giada” il programma per fissare le udienze finanziato con soldi Expo e che ha creato fin qui più problemi di quanti non ne abbia risolti. E pure su questo punto Bruti ha trovato il modo di prendersela con i giornali e con le rappresentazioni che ne hanno dato. Un’assemblea un po’ surreale, in un clima difficile dove a un certo punto un pm si è sentito iun dovere di non essere stato lui a fornire le mail per un articolo su “Giada”.

Nessuno ha fatto cenno invece ai fondi Expo della giustizia assegnati senza gare proprio nel palazzo in cui si prendono provvedimenti restrittivi della libertà in materia di turbativa d’asta. E su “nessun rallentamento di indagini o insabbiamento” non è stata pronunciata da alcuno la parola Sea, il nome del fascicolo “scomparso” per 6 mesi, da ottobre 2011 a marzo 2012, affidato da Bruti a Robledo quando la gara d’asta era già stata fatta, e che poi ha visto il proscioglimento di Vito Gamberale e degli altri imputati. Hanno preso la parola per fare rilievi critici Luca Poniz, Luca Gaglio e Paola Pirotta (solo quest’ultima viene considerata ‘roblediana’), i quali hanno sottolineato come ad alcuni pm vengano messi a disposizione più mezzi (polizia giudiziaria e carichi di lavoro meno pesanti) rispetto ad altri.  Alla fine è arrivato un timido applauso attribuito da chi c’era ai ‘fedelissimi’ del capo.

Per Bruti “l’assemblea è andata bene, le assenze sono dovute a impegni di udienze o comunque di lavoro”. Il capo ha preanniunciato altre riunioni e l’aggiunto Francesco Greco ha proposto di fare unba nuova assemblea “anche prima di Natale”.

Prima dell’inizio della riunione,  Bruti, di cui è nota la proverbiale gentilezza coi giornalisti (anche con chi lo critica), è apparso insolitamente nervoso. “Se il procuratore Robledo vuole fare le conferenze stampa, le faccia”, si è rivolto con stizza ai giornalisti che facevano la ‘conta di presenti e assenti’ davanti alla sua stanza ed erano appena usciti dall’ufficio del ‘rivale’. “Non state qui ad origliare, spostatevi, faremo un verbale che poi resterà a noi e ci faremo una ragione di chi viene e di chi non viene”. Poi è tornato al consueto aplomb e, stando a quanto riferito da chi era presente, ha fatto anche cenno ai problemi più importanti della vita di fronte ai quali anche la sua lite con Robledo viene sminuita.  (frank cimini e manuela d’alessandro)

Alla riunione convocata da Bruti
molti pm avranno altro da fare

Rischia di trasformarsi in un autogol la riunione convocata per giovedì prossimo dal procuratore capo Bruti Liberati con tutti i colleghi magistrati del quarto piano. Dove si farà? Nella sua anticamera. Ma non è un posto un tantino piccolo per più di 80 pm? “E chi ha detto che ci andranno tutti?”, risponde un magistrato ancora incerto sul da farsi: “Di certo non ci andranno alcuni ‘anziani’”. Nome ovvio, e di peso, tra gli assenti, è quello di Ferdinando Pomarici il quale, stando ai bookmakers di Freguglia Street, non si presenterà all’appuntamento. Ma come lui sono parecchi i pm che potrebbero essere impegnati in altre faccende. In tal caso allora la grande stanza con il tavolo a ferro di cavallo in cui il Procuratore organizza le conferenze stampa potrebbe bastare e avanzare. “C’è il rischio che si parlino con il megafono per sentirsi”, scherza il magistrato di cui sopra, implicitamente sbilanciandosi sulle proprie intenzioni.

C’è anche chi, invece, da altri e più alti uffici, medita una discesa al quarto piano, a sostegno emotivo di chi tra i pm vorrà esserci, per sorreggere idealmente i colleghi che vorranno sollevare qualche obiezione sulla gestione dell’ufficio fin qui condotta dal Procuratore della repubblica. C’è chi immagina colpi di scena, come l’annuncio di dimissioni anticipate da parte di Bruti Liberati per evitare una possibile valutazione negativa da parte del consiglio giudiziario sulla sua conferma a capo dell’ufficio. E chi invece ritiene che giovedì non avverrà nulla di particolarmente eclatante, al di là di una riunione condita da un certo imbarazzo viste le divisioni in atto e l’altrettanto forte speranza – fin qui tradita – di superare il momento di difficoltà. Quasi tutti danno per scontata l’assenza del rivale di Bruti, Alfredo Robledo, ‘esiliato’ al dipartimento esecuzione penale, il quale potrebbe magari motivare la propria defezione con una spiegazione scritta.

‘Ndrangheta, in 800 pagine ordinanza Expo assente
ma ai giornali qualcuno ha soffiato la bufala

In 800 pagine di ordinanza di custodia cautelare la parola Expo non compare, ma qualcuno deve aver soffiato ai giornali la “bufala” perché agenzie e siti internet da subito collegano l’operazioni anti-’ndrangheta che ha portato stamattina a 13 arresti all’esposizione universale che inizierà il primo maggio dell’anno prossimo.

Nell’ordinanza si fa riferimento esclusivamente a due subappalti minori del valore complessivo di 450 mila euro che potrebbero avere a che fare con Expo. E’ un po’ poco (eufemismo) per caratterizzare in quel senso il blitz che ha portato in carcere personaggi non certo di primo piano, anche se i fatti confermano la forte presenza della criminalità ‘ndranghetista nel territorio lombardo. Siccome Expo si avvicina adesso sembra che ogni arresto in ambito imprenditoriale abbia a che fare con quella manifestazione.

I media abboccano anche a cose non vere perchè propense al sensazionalismo e all’allarmismo. Ma dall’interno dell’indagine qualcuno avrà come minimo esagerato nel fornire le prime informazioni. Del resto non è un mistero che la procura di Milano sia a caccia di pubblicità positiva e di visibilità dopo il forte ridimensionamento della sua immagine (altro eufemismo) provocato dalla querelle Bruti-Robledo. Al punto da enfatizzare qualsiasi provvedimento per dimostrare efficienza anche dopo l’allontanamento di Robledo dal dipartimento anticorruzione per decisione di Bruti Liberati.

Sea, il fantasma di Bruti in aula. “Tutti assolti”
Robledo: Non ho potuto indagare a fondo

C’è il fantasma del capo della procura Edmondo Bruti Liberati al settimo piano nell’aula dell’udienza preliminare sull’acquisizione della Sea che si chiude con il proscioglimento di Vito Gamberale, di Mauro Maia e di un manager indiano. Per il gup Anna Maria Zamagni non ci sono elementi tali da portare a un processo. Il giudice fa riferimento a un capo di imputazione “limitato”. Si tratta di parole che paradossalmnete collimano con quanto aveva detto in mattinata il pm Alfredo Robledo che, pur insistendo sulla richiusta di rinvio a giudizio per turbativa d’asta dei tre imputati, aveva precisato: “Non è stato possibile approfondire le indagini”.

E’ l’affermazione che senza citarlo esplicitamente chiama in causa il capo della procura Bruti Liberati i n relazione al ritardo di 6 mesi con cui il fascicolo Sea era approdato sul tavolo di Robledo. “Una mia colpevole dimenticanza” aveva spiegato Bruti. La colpevole dimenticanza fin qui pesa sul destino dell’inchiesta che aveva fatto emergere la guerra interna alla procura di Milano tra Bruti e l’aggiunto Robledo, allora a capo del dipartimento anticorruzione e di recente “sbattuto” a quello delle esecuzioni penali.

Quando Robledo ha il “la” del capo dellufficio per indagare a marzo 2012 sono passati 6 mesi dal momento in cui da Firenze era arrivata la conversazione intercettata in cui Gamberale e Maia parlarono di “gara su misura”. E quando Robledo inizia gli accertamenti la gara per l’acquisizione della Sea è già finita, i giornalli hanno già scritto di quell’intercettazione. Dunque Gamberale e gli altri sanno di essere stati iscritti nel registro degli indagati e di conseguenza non sarebbe fruttuoso intercettarli.

Quando Robledo chiede il rinvio a giudizio sembra consapevole di un’inchiesta dimezzata. E il giudice accoglie in sostanza il contenuto delle memorie difensive, nel senso che valuta l’inesistenza di elementi tali da far pensare che la società indiana abbia accettato la proposta di non partecipare. Robledo aveva insistito sulla necessità di valutare i comportamenti che avrebbe portato a un esito diverso. Il procuratore aggiunto ora dovrà decidere se ricorrere o meno in Cassazione.

Il gup Zamagni è anche relatore al consiglio giudiziario in merito alla querelle Bruti-Robledo, e di conseguenza sul capitolo Sea dove oggi è arrivata la sua decisione. Il giudice sta recitando due parti in commedia. Criteri di opportunità avrebbero dovuto consigliare il giudice di spogliarsi di uno dei due ruoli. Non è stato così. E la circostanza finisce per aumentare le incertezze e le contraddizioni in una vicenda dove il Csm continua a decidere di non decidere. I magistrati insomma scimmiottano i politici, dai quali si proclamano indipendenti e autonomi persino quando si parla di ferie. (frank cimini)