Questa è una piccola storia che dimostra la facilità con cui in Italia si finisce sotto processo penale per poi essere assolti con spreco di denaro sia da parte dello Stato sia da parte del cittadino chiamato a difendersi.
Scriviamo e parliamo dell’accusa di falso ideologico contestato a un architetto che aveva per un restauro in centro presentato una Dia (denuncia di inizio attività), poi si era informato presso l’ufficio piccole opere del Comune di Milano sull’esito della pratica, ritirando l’incartamento prima dei 30 giorni e ripresentando il tutto come una richiesta di concessione.
Il funzionario del comune riteneva che il falso si fosse consumato comunque segnalando la notizia di reato alla procura. Il dirigente dello sportello unico emetteva un provvedimento di diffida a sospendere le opere, “ovviamente mai iniziate”, precisa l’avvocato difensore Giulia Gavagnin. Il 6 ottobre scorso c’è stata l’assoluzione “per insussistenza del fatto”. In aula uno dei funzionari di Palazzo Marino affermava che sarebbe stato scorretto informarsi sull’esito della presentazione di una pratica e che sarebbe stato parimenti scorretto ripresentare una diversa Dia anche se la precedente era stata ritirata. Continua a leggere