Gli accertamenti avviati dal Pg della Cassazione in vista di un procedimento disciplinare per il procuratore Francesco Greco rappresentano un’autentica pagliacciata dal momento che non ci sono i tempi tecnici per fare nulla, considerando che la pensione per il capo dei pm di Milano scatterà il 14 novembre.
Formalmente si tratta di un atto legato al fatto che Greco risulta indagato a Brescia per omissione in atti d’ufficio per non aver tempestivamente operato le iscrizioni sul registro degli indagati dopo le dichiarazioni a verbale di Piero Amara sull’ormai famosa loggia Ungheria.
Ma quella del Pg Giovanni Salvi appare come pure ammuina, una farsa, una presa in giro rispetto a quello che si dovrebbe fare in relazione alla veridicità o meno delle parole di Amara, un signore prima portato in palma di mano dall’Eni perché ritenuto supererfficiente come consulente e poi una volta scaricato ritenuto il grande testimone d’accusa al processo per il caso Nigeria ?finito in un flop per la procura.
Sulla loggia sia a Milano sia a Perugia si continua a fare nulla. Del resto Greco è del tutto delegittimato dopo aver fallito nel tentativo di far trasferire il sostituto Paolo Storari. Chi dovrebbe farle le indagini? Sia Storari sia l’aggiunto Laura Pedio non possono più perché in conflitto di interessi.
Il pg della Cassazione e il Csm fanno finta di niente, tacciono, Il disciplinare per Greco ricorda quello per il suo predecessore Bruti Liberati, annunciato solo dopo che lo stesso aveva detto di andarsene in pensione in anticipo. Cosa che non ha intenzione di fare Greco in omaggio al lavoro che la sua corrente Md sta facendo al CSM per la nomina del nuovo prcuratore. Md ha bisogno di tempo per evitare l’arrivo del papa straniero, un magistrato proveniente da fuori Milano.
Siamo al ridicolo su tutta la linea. Fanno ridere gli accertamenti del Pg Salvi su Greco che non possono portare da nessuna parte. Fa ridere, ma in realtà ci sarebbe da piangere, Greco che resta attaccato alla poltrona fino all’ultimo giorno utile, senza poter coordinare alcunché visto che il 90 per cento dei suoi sostituti lo aveva smentito clamorosamente. Con Greco che resta in carica è la procura di Milano tutta a fare una figura di palta. Non è certo la prima ma di sicuro è la più clamorosa. Perché adesso rispetto a 30 anni fa non ci sono più le folle plaudenti in corso di porta Vittoria (frank cimini)
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Ecco l’atto di accusa del pg della Cassazione contro Alfredo Robledo
Ecco l’atto d’accusa firmato dal pg della Cassazione Gianfranco Ciani contro Alfredo Robledo. Il titolare dell’azione disciplinare chiede che il Csm trasferisca lontano da Milano il procuratore aggiunto e che gli tolga le funzioni di pm. Le accuse ruotano attorno a un presunto “scambio di favori” con l’avvocato della Lega Nord Domenico Aiello che avrebbe ricevuto dal magistrato notizie riservate nell’inchiesta sugli indebiti rimborsi dei consiglieri regionali lombardi. In queste ore, Robledo sta scrivendo la memoria difensiva che presenterà alla sezione disciplinare del Csm nell’udienza del 5 febbraio. (m.d’a.)
Dopo 10 mesi per il pg solo Robledo è out…E Bruti?
A 10 mesi dall’esposto presentato da Alfredo Robledo contro il capo dell’ufficio inquirente Edmondo Bruti Liberati il pg della Cassazione Ciani si sveglia e decide il da farsi solo sul procuratore aggiunto un tempo a capo del dipartimento anticorruzione poi spostato d’imperio alle esecuzioni penali.
Per il pg della Cassazione Robledo deve essere trasferito da Milano e perdere le funzioni di pm a causa di uno scambio di favori con l’avvocato della Lega Nord Aiello che emergerebbe da intercettazioni di sms nell’ambito di una vicenda già archiviata dalla procura di Brescia a dicembre in relazione all’aspetto penale.
Robledo avrebbe fornito informazioni all’avvocato nell’inchiesta sul Carroccio avendo in cambio altre informazioni sul comportamento della Lega nella vicenda dell’ex sindaco di Milano Albertini in causa con il vice di Bruti. In particolare, secondo il pg Robledo avrebbe suggerito ad Aiello un’istanza con cui ottenere copia di una consulenza non ancora nota agli indagati. E nell’indagine sui rimborsi ai consiglieri regionali, avrebbe violato il dovere di riservatezza rivelando al legale gli indizi a carico degli indagati.
Giustizia disciplinare rapida solo per Robledo dunque e a quasi un anno dall’inizio della querelle, che non solo ha leso l’immagine della procura di Milano dove un tempo operò il “mitico” pool, ma che ha finito per scoperchiare gli altarini dei rapporti tra magistratura e politica.
Un fatto incontrovertibile c’è: un fascicolo sulla Sea che lambiva l’allora neonata giunta di centrosinistra restò per sei mesi in un cassetto prima di essere affidato a Robledo, ma ormai monco perché non si poteva più intercettare gli indagati. “Mia colpevole dimenticanza” ammise Bruti, che però almeno per il momento se la cava alla grande, nonostante il suo grande protettore Giorgio Napolitano non sia più al Quirinale.
Politicamente comunque Bruti è sempre stato più forte di Robledo, avendo un potere che va anche al di là della sua persona. Ma i due pesi e due misure adottati dal pg suscitano interrogativi sempre più inquietanti. In un paese normale, che non è questo, a 15 giorni dall’esposto entrambi i contendenti sarebbero stati trasferiti, quantomeno per incompatibilità ambientale che può esserci anche senza colpe specifiche. Così invece vince la politica, chi ce l’ha più duro nel vantare rapporti con quelli che contano. L’indipendenza e l’autonomia della magistratura di cui Csm, Anm e toghe varie blaterano tutti i giorni sui media sarebbero un’altra cosa. (frank cimini)