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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

In palla la consolle del magistrato, la crisi del Pct creato con Expo

 

Ancora guai -  e grossi, a sentire i magistrati – per il Processo Civile Telematico, creato coi fondi Expo per la giustizia milanese distribuiti in modo così sospetto che si sono mosse 3 procure e l’Anac di Raffaele Cantone.

E’ in tilt la consolle del magistrato, il programma che dovrebbe consentire ai giudici e ai loro assistenti di gestire il processo senza carta.

Ci viene mostrato quello che accade ormai da settimane, dall’ultimo aggiornamento del sistema che per ammissione dello stesso Presidente del Tribunale Roberto Bichi aveva generato “gravi malfunzionamenti”, poi smentiti dal Ministro Andrea Orlando.

Quando il giudice apre word per scrivere un provvedimento la consolle si impalla. “Ho perso un’ordinanza e ho dovuto riavviare 3 volte durante l’udienza”, ci spiega uno dei magistrati, uno di quelli che ancora prova a usare la consolle, lo strumento principe del processo digitale, vanto della giustizia milanese per avere fatto da apripista nella giustizia 2.0. Altri hanno abbandonato le speranze rinunciando da tempo ad attivare la consolle che in teoria – leggiamo sul sito del Csm – doveva dare al giudice “la possibilità di redigere tramite word provvedimenti, di firmarli digitalmente e di trasmetterli al cancelliere per la loro pubblicazione all’interno del fascicolo informatico”. Il processo digitale, che ha preso forma con affidamenti diretti milionari e senza alcuna gara a partire da una decina di anni fa, è al centro delle inchieste in cui Comune di Milano e magistrati si rimbalzano le responsabilità in attesa che, si auspica, un’autorità giudiziaria riesca a mettere ordine nella vicenda. (manuela d’alessandro)

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Bichi ai giudici, “errori fatali” e “atti dispersi” per il crac del processo digitale

“Allo stato non sembra possa escludersi l’eventualita’ di ‘atti dispersi‘”, “si sta lavorando per il recupero degli errori fatali”.

Una forza cieca e malevola accompagna il Processo Civile Telematico che vive l’ennesima empasse  perché dal 15 settembre, come spiega il presidente del Tribunale Roberto Bichi in una lettera mandata ai giudici, si sono verificati “gravi malfunzionamenti” nell’invio e nella ricezione degli atti.

Quasi apocalittiche le conclusioni: “Allo stato sembra non possa escludersi l’eventualità di atti dispersi” e “si pone il problema dell’individuazione della data di deposito per gli atti inviati dagli avvocati e rimasti in situzione di non conoscibilità da parte delle cancellerie e del giudice”.

Di fronte a questa “situazione”, “tutti noi siamo chiamati ad una valutazione prudente e che agevoli, anche sotto il profilo del valido recupero processuale, la
ricostruzione della serie degli atti processuali, là dove siano
proposte istanze di remissione in termini o comunque volte a
sanare la situazione, giacché l’inadempimento non può  certo
essere imputato alla parte”. E meno male. Il processo civile telematico del resto la comunità l’ha già pagato abbastanza, con i milioni di fondi Expo investiti per agevolare il primato milanese sulla via del digitale.  Con modalità all’attenzione dell’Anac e di due Procure (Milano e Venezia) dopo le inchieste di Giustiziami, del ‘Giornale’ e del ‘Fatto’ tre anni fa.

(manuela d’alessandro)

Fondi Expo per il processo telematico, Milano sconfitta in Europa

Milano battistrada nazionale del Processo Civile Telematico, Milano che a luglio faceva sapere a mezzo stampa di essersi candidata alla prestigiosa ‘Bilancia di cristallo della giustizia’, il riconoscimento del Consiglio d’Europa alla pratiche innovative che contribuiscono all’efficienza e qualità della giustizia.

Ma poi, vuoi mettere: con tutti i milioni elargiti nel nome di Expo proprio per realizzare il sogno di un processo ‘leggero’, senza straziare foreste, come si poteva non vincere?

E invece. E’ di oggi la notizia che ad aggiudicarsi la ‘Bilancia’ è il Tribunale di Catania scelto per il progetto che punta a migliorare i tempi delle procedure reative ai ricorsi dei migranti che si sono visti rifiutare la protezione  internazionale dalle Commissioni Territoriali. La proposta etnea è stata selezionata assieme ad altre provenienti dall’Azerbaijan, Bulgaria e Norvegia, scelte tra 37 candidature arrivate da 18 Paesi.

Un dubbio: e se ai giurati l’idea di consegnare una ‘Bilancia di cristallo’ a un Tribunale che ha assegnato i fondi Expo in modo così opaco, tanto da ‘meritarsi’ gli strali dell’Anac e due inchieste penali, sia apparsa un po’ comica?

(manuela d’alessandro)

Le ombre del garante su chi ha avuto i fondi expo per la giustizia milanese e il pct

 

Ora lo dice anche il garante della concorrenza e del mercato: i fondi Expo per informatizzare la giustizia milanese sono finiti senza gara a una società che ha messo in atto “condotte ostruzionistiche e discriminatorie” tali da spazzare via ogni possibile concorrenza. E chi glieli ha assegnati, e ne dovrebbe rispondere,  sono stati una parte della magistratura milanese, il Ministero della Giustizia e il Comune di Milano.

Quello meneghino è solo un capitolo di una lunga ‘tirannide’ esercitata dalla corazzata bolognese Net Service su tutto il processo civile telematico (PCT). Finché un giorno,  siamo nell’ottobre 2015, a fuochi di Expo ancora accesi, qualcuno prova a ribellarsi. Un gruppo di imprese riunite sotto la sigla Assogestionali, che ritiene di avere le carte in regola ma non la possibilità di competere sul terreno della ‘giustizia 2.0′, si rivolge al garante. “Ci siamo resi conto che Net Service la fa da padrona in tutti i Tribunali italiani e volevamo capirne le ragioni – racconta l’avvocato Carlo Piana, autore dell’esposto – abbiamo anche chiesto invano al Comune di Milano i documenti sugli affidamenti diretti per i fondi Expo, poi trovati su Giustiziami. Che ci fossero questi soldi a disposizione era di dominio pubblico nell’ambiente, ma, come sempre per quanto riguarda il Pct, non c’è stata la possibilità di competere ad armi pari e sono andati a  Net Service attraverso affidamenti diretti. E sempre richiamandosi alla norma  del codice degli appalti per cui anche oltre i 40mila euro si può evitare la gara se viene individuato un solo operatore economico con le conoscenze tecniche richieste per aggiudicarsi il contratto”.

Per il garante che ha avviato un’istruttoria la “strategia di Net Service impedisce l’accesso di altri produttori di software applicativi per il Pct sul mercato italiano”. ” Da un lato, questo ipotizzato abuso di posizione dominante si spiega col fatto che nel 2001 e 20012 la società ex Finemccanica si era aggiudicata le due gare ‘madri’  per la progettazione, realizzazione e gestione dell’infrastruttura centrale del Pct. Con in mano la mappa e l’architrave del Pct e delle sue continue evoluzioni, Net Service gioca d’anticipo anche sui software applicativi, traendo in inganno, ipotizza il garante, anche gli utilizzatori finali dei prodotti che la ritengono l’unica con certe competenze.

Questo assolve chi ha assegnato i fondi Expo? Crediamo di no perché da magistrati abituati ad andare oltre le apparenze e a considerare spesso gli affidamenti diretti un’anticamera per le tangenti ci saremmo aspettati un controllo ben più rigoroso. Per esempio, se  Net Service meritava davvero di ricevere con affidamento 631 mila euro di fondi Expo per lavorare sulla consolle del magistrato. O se, più opportunamente, si sarebbe dovuta fare una gara. Ma, come sappiamo, sui fondi Expo si è giocata una durissima battaglia anche all’interno della stessa magistratura milanese tra chi ha distribuito soldi senza ombre di dubbio e chi aveva intuito che quegli affidamenti diretti a raffica non erano giustificabili.  Una battaglia di cui si trova traccia nelle decine di schermi Samsung acquistati col bottino dell’Esposizione Universale che adornano le pareti del Palazzo di Giustizia: dovevano servire per orientarsi tra aule e processi, sono inesorabilmente spenti da oltre due anni. (manuela d’alessandro)

Il testo del provvedimento del garante

 

 

 

 

 

 

La carte degli appalti Expo senza gara per Tribunale.
A chi e perché sono finiti i fondi per la giustizia milanese

 

Abbiamo trovato negli uffici del Comune di Milano le carte (consultabili qui: Documenti appalti Expo e Documenti appalti Expo 2) che giustificano gli affidamenti diretti a imprese beneficiarie dei fondi Expo per migliorare la giustizia milanese. Un  bel ‘tesoretto’ di diversi milioni di euro  che è stato distribuito a fortunate aziende o enti scelti senza una gara, diremmo quasi ‘sulla fiducia’.  La legge prevede questa possibilità anche per appalti al di sopra dei 40mila euro, la soglia sotto la quale i contraenti fanno un po’ quello che vogliono, senza bisogno di una competizione. Ma se si scavalca l’asticella dei 40mila euro l’affidamento diretto è un’eccezione e bisogna spiegare molto bene perché non si faccia la gara, con “adeguata motivazione nella delibera o determina a contrarre”.  Seguiteci nel nostro viaggio che ha cercato di rispondere, appalto per appalto, alle domande che ci eravamo posti nei giorni scorsi (inchiesta-milioni-di-fondi-expo-per-il-tribunale-assegnati-senza-gara-perche). Ma ve lo diciamo subito: più che trovare risposte abbiamo trovato nuove domande, che giriamo agli interessati. Senza pregiudizio, ma con molta curiosità.

FACCIAMO BELLO IL SITO DEL TRIBUNALE

Perché sono toccati proprio alla Camera di Commercio trucchi e pennelli per fare il maquillage del sito internet del Tribunale di Milano e la ‘regia’ per sviluppare l’intranet (la rete informatica del Palazzo)? E perché è stata prescelta senza gara per ricevere a questo scopo 265.295mila euro di fondi Expo? Nella determinazione dirigenziale datata 23 maggio 2013 col timbro di Palazzo Marino, si fa riferimento al dlgs. 163 del 2006, la norma del codice degli appalti che prevede l’affidamento diretto come ipotesi percorribile solo in casi puntuali. I funzionari non indicano in base a quale articolo di questa legge, richiamata solo in modo generico, la scelta sia caduta sulla Camera di Commercio. Il documento è tuttavia chiaro nello spiegarci le caratteristiche che deve avere chi desidera  questo contratto: “l’implementazione dell’intranet nonché la realizzazione del nuovo sito deve avvenire, vista la particolarità del sito utilizzatore, a cura di un operatore economico in grado di garantire la massima segretezza e riservatezza soprattutto in ordine alle notizie di cui verrà a conoscenza necessarie al fine di realizzare quanto richiesto”.
Bene. Allora uno s’immagina che vengano lodate le capacità di mantenere i ‘segreti’ da parte della Camera di Commercio. Invece i dirigenti spiegano così i passaggi che portano all’individuazione dell’ente. “Gli Uffici Giudiziari del Palazzo hanno comunicato che da tempo è in essere un rapporto istituzionale consolidato tra gli stessi uffici e la Camera di Commercio in ordine all’esecuzione di attività varie”.

Questo rapporto in realtà, non era tra tutti gli uffici giudiziari bensì solo tra il Tribunale e la Camera di Commercio. Restavano fuori quindi Procura, Procura Generale, Corte d’Appello. Ma cosa riguardava esattamente questa collaborazione? Qualcosa che ha messo in luce la capacità della Camera di Commercio di mantenere i segreti? Non proprio. La convenzione del 23 luglio 2008 “è dedicata principalmente all’informatizzazione dell’iter delle procedure concorsuali ed è stata integrata con addendum specifico per la gestione della pubblicità delle aste. Questa collaborazione – si legge nel foglio – ha consentito al Tribunale di usufruire di alcuni importanti servizi della Camera, tra cui la diffusione delle informazioni relative alle procedure concorsuali pendenti”. Quindi, la Camera di Commercio viene scelta come operatore in grado di garantire la segretezza perché ha dimostrato di essere brava a dare pubblicità alle aste? Eppure questo è il know how “specifico” indicato nel documento di Palazzo Marino di cui è in possesso la Camera “all’interno di organizzazione complesse come può essere il Tribunale di Milano”.

Sia il sito della Procura che quello della Corte d’Appello sono stati invece realizzati gratis, con risorse interne all’ufficio il primo e con l’aiuto di AsteGiudiziarie. spa il secondo.

CHI MANOVRA LA CONSOLLE DEL MAGISTRATO?
Ed eccoci a uno dei ‘piatti’ più succulenti alla tavola giudiziaria di Expo: milioni di euro per i lavori necessari a mettere a punto la consolle del magistrato, il software che dovrebbe proiettare le toghe nell’era 2.0.  e, più in generale, utile allo sviluppo degli strumenti del Processo Civile Telematico.  Sono quattro le tranches di denaro uscito dal ‘cappello’ di Expo che vengono assegnate a questo fine e tutte se le aggiudicano Elsag Datamat  e Net Service, società entrambe nel ‘regno’ di Finmeccanica.

1) A Elsag Datamat finiscono con affidamento diretto 959.952 mila euro del primo finanziamento Expo. Vediamo qual è l’asserita “adeguata motivazione”  per evitare la gara. Nella delibera del 26 novembre 2010 viene spiegato che la Datamat spa già il 28 luglio 2002, quando Expo era un miraggio, aveva vinto una gara europea per costruire l’”infrastruttura tecnologica” della consolle. In seguito a quella gara, il Ministero della Giustizia aveva sottoscritto nel 2003 un contratto con Datamat che poi si era fusa con Elsag. E tanto basta per far dire al Comune, 7 anni dopo, che il contratto va rinnovato a quella che nel frattempo è diventata  Elsag Datamat “per ragioni di natura tecnica”.

L’articolo di riferimento è il numero 57 comma 2 lettera b del codice degli appalti per cui è possibile l’affidamento diretto “qualora per ragioni di natura tecnica o artistica ovvero attinenti alla tutela di diritti esclusivi, il contratto possa essere affidato unicamente a un operatore economico determinato”. Quali siano le “ragioni di natura tecnica” per cui solo Finmeccanica era in grado di effettuare la prestazione non viene esplicitato in questa sede.

2) Con identica motivazione contenuta nella determinazione dirigenziale del 24 gennaio 2011 viene affidato direttamente un altro gruzzoletto da 958.620mila euro sempre a Elsag Datamat, ancora una volta da destinarsi alla consolle del magistrato e al processo civile telematico.

3) Stesso scenario per il 1.264.147,50 euro del secondo finanziamento che viene affidato alla società bolognese Net Service srl per il processo civile telematico. Ancora spicca il riferimento all’articolo 2 lettera b dell’articolo 57 per giustificare l’affidamento diretto e quello alla gara Ue di molti anni prima. Nella determina dirigenziale, notiamo anche che l’amministrazione comunale affida il denaro a Net Service su richiesta del Dgsia (Direzione Generale Sistemi Informativi Automatizzati), previo rilascio di un parere favorevole dello stesso Dgsia.

4) Anche una fetta del terzo finanziamento viene utilizzata per migliorare la consolle del magistrato e il processo civile telematico. Per l’esattezza 631.960mila euro sono assegnati con affidamento diretto a Net Service. Nella determinazione dirigenziale del 7 novembre 2013 si fa anche un cenno all’esistenza del  ”cruscotto del Presidente che consente al capo dell’Ufficio di esercitare un monitoraggio costante e proattivo dei singoli fenomeni di interesse”. Tutto e sempre in ne della “ragioni tecniche” indicate nel codice degli appalti che determina l’eccezione alla regola della gara.

A questo punto viene da chiedersi: il Processo Civile Telematico funziona? E’ ovvio che un’innovazione così epocale ha bisogno di tempo per esprimere al massimo le sue potenzialità però fa impressione leggere in un recente  documento ufficiale dell’Anm di Milano che il “Pct attualmente dipende e si fonda su un parco macchine di estrema fragilità e su dotazioni software incomplete e inadeguate allo sfruttamento completo delle potenzialità dello strumento”.  (il-processo-civile-telematico-piu-lento-di-quello-cartaceo-e-poco-efficiente-nonostante-i-fondi-expo)

 

IL SOFTWARE E’ MIO E ME LO GESTISCO IO
Un altro affidamento diretto è quello del giugno 2011 da 40mila euro concesso a Tecnoindex spa per il “sistema di gestione Easy Doc Portal” e l’evoluzione del sistema “Giada”. Tecnoindex è la società che si è aggiudicata l’appalto informatico per la Camera dei Deputati e dietro alla quale ci sarebbe, come risulta da fonti aperte (‘Il Fatto Quotidiano’, 2 novembre 2011), Giuseppe Bonifacino, già coinvolto in Mani Pulite. Anche qui sembra che a determinare la partita abbia giocato un ruolo clou il Cisia, un’articolazione del Ministero a livello locale, i cui “rapporti” vengono indicati nella determina come decisivi per la scelta di questa società “che possiede un approfondito know how e, fra l’altro, risulta essere il produttore e manutentore del software utilizzato”.
Nel 2014, la RedTurtle Technology, sempre con affidamento diretto, si porta a casa circa 30mila euro con affidamento diretto per l’”evoluzione del sistema gestionale Easydoc Portal”. E’ la stessa RedTurtle – leggiamo – a inoltrare “direttamente agli uffici del Tribunale la proposta tecnico – economica”. Dunque, il beneficiario ente pubblico (Tribunale) riceve dal privato contraente la proposta.

PG E CORTE D’APPELLO, “NOI NON C’ENTRIAMO NULLA CON QUESTI APPALTI”.

Torniamo al punto di partenza del nostro viaggio. I fondi Expo in teoria dovrebbero servire per rendere più efficiente agli occhi del mondo la giustizia milanese e, in particolare, a permetterle un salto nel futuro col Processo Civile Telematico. Nelle carte che abbiamo avuto modo di vedere sembra che dalle scelte contrattuali che hanno portato a diversi affidamenti diretti siano stati esclusi Corte d’Appello e Procura Generale.  Siamo andati a chiedere ai diretti interessati.

“Noi abbiamo detto che non ci interessava come venivano destinati questi soldi e l’abbiamo fatto capire per vie di fatto, non andando alle riunioni”, ci spiega l’Avvocato dello Stato, Laura Bertolé Viale. Netta anche la posizione espressa da Giovanni Canzio, Presidente della Corte d’Appello: “Noi e la Procura Generale – afferma – siamo stati completamente estranei alla fase contrattuale. Abbiamo solo indicato le nostre necessità”. “Il nostro sito – risponde Canzio a una domanda sull’affidamento diretto alla Camera di Commercio – ce lo siamo fatto noi e anche gratis. Non solo non sappiamo niente di questi contratti ma niente ne vogliamo sapere. Questo deve essere chiaro perché la conoscibilità delle cose, in generale, implica delle responsabilità. Come mai il Tribunale è così presente nelle carte? Chiedetelo a loro….”. 

(manuela d’alessandro)