giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Consigliere multato per striscione antirazzista ricorre contro Comune

“Milano città aperta ma dice no alle adunate fasciste e razziste”. Per avere esposto questo striscione dal proprio ufficio in occasione del raduno sovranista organizzato da Matteo Salvini, il consigliere comunale Basilio Rizzo, storico esponente della sinistra cittadina, si è visto recapitare una multa di 500 euro (massimo edittale) dalla Polizia Locale. L’accusa è quella di avere violato il Regolamento del Decoro Urbano del Comune.

Ora, assistito da un pool di otto avvocati (Stefano Nespor, Federico Boezio, Laura Hoesch, Monica Gambirasio,  Mario Fezzi, Giovanni Cocco, Davide Steccanella, Maurizio Zoppolato), Rizzo ha depositato nei giorni scorsi un ricorso contro il ‘suo’ Comune ‘nella persona del sindaco Giuseppe Sala’  per ottenere dal Tribunale  l’annullamento dell’ordinanza di ingiunzione che gli è stata notificata il 10 settembre. Nel documento sottoposto all’attenzione dei magistrati, viene spiegato che, prima dell’inizio della manifestazione del 18 maggio a cui hanno aderito diversi leader sovranisti europei, Rizzo era stati invitato dal Presidente del consiglio comunale Lamberto Bertolé e dal vicesindaco Anna Scavuzzo a ritirare lo striscione esposto sul balcone del suo ufficio nella Galleria Vittoria Emanuele firmato  ‘Milano in Comune’, la lista civica di cui è unico rappresentante a Palazzo Marino. “Lo striscione non è offensivo e ripropone valori in cui Milano ha sempre creduto”, si era rifiutato Rizzo che, il giorno dopo, non aveva più ritrovato il vessillo. Il 20 giugno è stato convocato dalla Polizia Locale per essere sentito come persona informata sui fatti “con un riferimento a un imprecisato reato”. Qualche giorno dopo avere ribadito di essere lui il responsabile dell’esposizione e di non averlo rimosso “perché  penso che non fosse motivo di tensione ma di civile manifestazione del pensiero”, Rizzo si è visto notificare il verbale di sequestro . “Questa scritta – argomentano i legali – esprime valori costituzionali: la libertà, l’uguaglianza e l’antifascismo che, in quanto tali devono essere condivisi da tutta la comunità nazionale. E’ evidente che esporre uno striscione che inneggia a questi valori non può in alcun modo aver provocato ‘allarme sociale nella comunità’.  Inoltre, per i legali non sarebbe stato aggirato il Regolamento comunale perché non è stato violato il ‘divieto di imbrattare e deturpare segnaletica e manufatti nelle aree pubbliche’. (manuela d’alessandro)

Palazzo Marino, il falso ideologico e la Repubblica penale

Questa è una piccola storia che dimostra la facilità con cui in Italia si finisce sotto processo penale per poi essere assolti con spreco di denaro sia da parte dello Stato sia da parte del cittadino chiamato a difendersi.

Scriviamo e parliamo dell’accusa di falso ideologico contestato a un architetto che aveva per un restauro in centro presentato una Dia (denuncia di inizio attività), poi si era informato presso l’ufficio piccole opere del Comune di  Milano sull’esito della pratica, ritirando l’incartamento prima dei 30 giorni e ripresentando il tutto come una richiesta di concessione.

Il funzionario del comune riteneva che il falso si fosse consumato comunque segnalando la notizia di reato alla procura. Il dirigente dello sportello unico emetteva un provvedimento di diffida a sospendere le opere, “ovviamente mai iniziate”, precisa l’avvocato difensore Giulia Gavagnin. Il 6 ottobre scorso c’è stata l’assoluzione “per insussistenza del fatto”. In aula uno dei funzionari di Palazzo Marino affermava che sarebbe stato scorretto informarsi sull’esito della presentazione di una pratica e che sarebbe stato parimenti scorretto ripresentare una diversa Dia anche se la precedente era stata ritirata. Continua a leggere