I pm di Torino chiedono il processo con rito immediato per tre militanti Notav, Lucio Alberti Graziano Mazzarelli e Francesco Sala, in relazione all’azione contro il cantiere di Chiomonte del 14 maggio del 2013 ma rinunciano a contestare l’accusa relativa alla finalità di terrorismo, che a livello di misura cautelare era stata azzerata dal Tribunale del riesame. I tre devono rispondere esclusivamente dei reati-fine, porto di armi da guerra (le molotov), danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.
La decisione dei pm è importante perchè significa che gli inquirenti prendono atto delle sconfessioni fin qui subite a livello di qualificazione giuridica: prima la Cassazione che rimanda a Torino gli atti, poi la Corte d’assise che assolve il 17 dicembre scorso quattro militanti Notav dall’imputazione più grave, infine il Riesame che annulla l’ordinanza bis per i tre che comunque sono in carcere da luglio.
Sarà il gip Federica Bompieri a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio con rito immediato che presumibilmente sarà accolta. I difensori valuteranno la possibilità di ricorrere a riti alternativi, ma è chiaro che le difese hanno vinto la loro battaglia sul teorema Caselli. L’azione relativa al cantiere di Chiomonte non fu terrorismo hanno deciso diversi organi giudicanti e la procura è costretta a prenderne atto.
Va ricordato però che l’agitare un fantasma del passato per influire su uno scontro sociale in atto adesso ha comportato mesi e mesi di custodia cautelare in regime di 41bis di fatto per sette militanti NoTav. Ora in 4 dopo un anno di cella sono ai domiciliari e 3 sono ancora detenuti nell’ambito di una vicenda che è stata ridimensionata in diritto e anche in fatto. I pm Padalino e Rinaudo le avevano tentate tutte anche contestando la finalità di terrorismo ai 3 all’immediata vigilia della sentenza per i 4, fiancheggiati in pratica da tutti i giornaloni. Della crociata mediatica che aveva trasformato la rottura di un compressore in un “affaire” della lotta armata di trenta e più anni fa resta praticamente nulla, se non l’ulteriore dimostrazione che i magistrati fanno politica. Anche perchè la politica, come tantissimi anni fa, delega alle toghe problemi di cui dovrebbe occuparsi lei. E’ il caso del treno ad alta velocità dove era sorto per contrastarlo e c’è ancora l’unico movimento radicato sul territorio. E per farlo fuori si sono inventati il “terrorismo”. Poi il Tav non si farà. Ormai ne sono convinti pure alcuni dei promotori. Ma intanto hanno ristretto gli spazi di libertà. Politici e magistrati uniti nella lotta (frank cimini)