giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Dopo Expo, la Procura Generale vuole vederci chiaro anche sull’archiviazione di Mps chiesta dalla Procura

Ancora lui: il pg Felice Isnardi, l’uomo che ha riaperto i giochi sulla Piastra di Expo indagando Beppe Sala, si mette di traverso a un’archiviazione chiesta dalla Procura di Milano, questa volta per banca Mps.

Dopo la guerra Bruti – Robledo, il nuovo fronte si è spostato nel felpato corridoio della Procura Generale, da sempre poco frequentato dai giornalisti e abitato da pacifici magistrati un po’ in là con gli anni impegnati a rileggere pesanti faldoni di vecchie inchieste. La diversità di vedute su molte indagini tra la Procura e la Procura Generale  già evidente nell’ultima parte della stagione Bruti Liberati, sembra essersi accentuata con l’arrivo di Greco. Isnardi non è convinto del decreto di archiviazione emesso dalla Procura su Mps, indagata per la legge 231 del 2001 sulla responsabilità delle società per i reati commessi dai propri dipendenti nell’indagine sui derivati ‘tossici’ che coinvolge gli ex vertici della banca, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Così ha deciso di sfruttare l’articolo 58 della legge 231 del 2001 che gli consente di svolgere “gli accertamenti indispensabili e, qualora ritenga ne ricorrano le condizioni, contestare all’enbte le violazioni amminsitrative conseguenti al reato”.

Non è un’avocazione vera e propria, ma non si può eslcudere che Isnardi chieda ulteriori verifiche oltre che sulla banca anche su tutti gli indagati all’udienza in programma il 15 marzo per discutere sull’archiviazione chiesta dalla Procura nei confronti di Viola, Profumo e altri 9 accusati di avere occultato le perdite milionarie di bilancio provocate dai derivati ‘Santorini’ e ‘Alexandria’. Nel frattempo, Isnardi va avanti su Sala e stamattina si registra un lungo colloquio nel suo ufficio col pm Paolo Filippini, uno dei titolari del fascicolo avocato sulla Piastra.  (manuela d’alessandro)

Fondazione Mps non chiede i danni a Mussari – Vigni, li ha già perdonati?

Certe relazioni non finiscono mai. Neanche di fronte a un tradimento cruento, come quello al cuore e al portafoglio delle decina di migliaia di risparmiatori di una delle banche più antiche del mondo, il Monte dei Paschi di Siena. La Fondazione Mps, che di quella banca deteneva la maggioranza e assicurava una robusta rendita alla città di Siena, ha scelto di non costituirsi parte civile contro Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, rispettivamente ex presidente ed ex direttore generale della banca, nell’udienza preliminare che si è aperta stamattina sulla ristrutturazione del derivato Alexandria, posseduto da Mps attraverso un contratto stipulato con Nomura. Mussari e Vigni sono accusati di falso in bilancio e aggiotaggio.

 «Al momento non possiamo dare spiegazioni», fanno sapere dall’ufficio stampa della Fondazione che invece ha chiesto di costituirsi parte civile (deciderà poi il giudice) contro gli altri imputati, Gian Luca Baldassarri, Sadeq Sayeed, Raffaele Ricci. Imbarazzi, rapporti di riconoscenza?

Mussari è stato prima presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena (2001-2006) e poi di Monte dei Paschi di Siena (2006 – 2012).  Alexandria, il derivato sintetico di 3 miliardi di euro venne stipulato nel 2009 sotto la gestione Mussari – Vigni ed è stato chiuso in anticipo lo scorso 23 settembre nell’ambito di una transazione tombale.

Qual è il messaggio di questa scelta al processo? Forse che quel concentrato di poteri senesi – politico, economico, sociale, accademico, religioso, massonico,  insomma tutta la città – che è storicamente la Fondazione Mps ha di fatto perdonato Mussari o, comunque, non ha la forza di prendere le distanze da lui e da quei cinque anni di storia che hanno azzerato un patrimonio secolare? (manuela d’alessandro)

ps in serata la Fondazione diffonde una nota motivando la scelta col fatto che avrebbe iniziato una causa civile (del tutto in sordina, mai comunicata ai media), nei confronti dei “Signori” (proprio con la ‘s’ maiuscola) Mussari e Vigni a Firenze. Com’è noto, è possibile chiedere i danni sia in sede civile che penale. Sarebbe stato forse troppo?