“Non escludo che possano essere indagati esponenti del ministero della Salute”. Sono le parole clamorose che il pm di Bergamo Maria Cristina Rota ha consegnato alle telecamere di Report aggiungendo che i dirigenti sentiti come testimoni erano stati “molto reticenti”.
Insomma siamo ai preannunci in tv sul registro degli indagati, una sorta di violazione del segreto istruttorio di fatto, anche se il magistrato non ha fatto nomi. Ma gli “indagandi” sono stati così avvertiti anche se le informazioni di garanzia per loro non saranno una sorpresa. Le aspettavano, le stanno aspettando.
Già all’inizio dell’inchiesta la stessa pm rispondendo alla domanda su chi dovesse decidere sulla zona rossa aveva risposto: “Il governo”. Poi dopo gli interrogatori a Roma aveva spiegato che la risposta era riferita “allo stato delle nostre conoscenze”. Ma questo non lo aveva detto all’epoca.
La mania di protagonismo fa male alle indagini. Non si capisce poi perché una procura che lamenta di continuo la carenza di organici non si decida a trasmettere gli atti a Roma competente per le indagini sul ministero. Non ci vuole un giurista per sapere che non può farlo la procura di Bergamo in un’indagine dove comunque non sarà facile provare il nesso di causalità tra le mancanze del piano pandemico e i morti. (frank cimini)