giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Daccò portato in manette come una bestia all’udienza,
22 anni dopo Mani Pulite c’è ancora bisogno di questo?

Parliamo di Daccò per parlare di tutti quelli come lui che ogni giorno scorgiamo nei corridoi del Palazzo. Perché urta il cuore, la ragione e il principio della dignità umana sancito da ogni Costituzione democratica vedere un imputato che non ha nessuna possibilità né di fare del male ad altri né di fuggire essere trascinato in manette,  come una bestia,  a un’udienza in Tribunale. Pierangelo Daccò, imputato con Roberto Formigoni nella vicenda Maugeri e prima ancora nel processo sul crac del San Raffaele,  è un uomo ‘rottamato’ da una lunga detenzione (è in carcere dal 2011), con una condanna a dieci anni alle spalle e per il quale oggi la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio, ritenendolo  il tramite  tra la Fondazione Maugeri e Roberto Formigoni, in un dedalo di corruzione e favori  da cui sbuca l’immagine ormai storica dell’ex Governatore beato a bordo di uno yacht. Reati, se provati, terribili, che distruggono la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Ma Daccò non ha ucciso, non è un violento, è un uomo ormai anziano che sta pagando le sue colpe. Precisiamo: se viene portato in manette non è certo colpa degli agenti penitenziari, ma di un regolamento che forse andrebbe rivisto, reso flessibile rispetto ai singoli detenuti. Oggi ricorre l’anniversario di ‘Mani Pulite’, una stagione che è passata alla storia anche per le immagini in manette di alcuni ‘colletti bianchi’, consegnate al popolo assetato di catarsi. E’ ancora  di ‘sangue’ che abbiamo bisogno  22 anni anni dopo, anno ‘zero’ per la corruzione in Italia?  (manuela d’alessandro)