giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

E adesso la Lega chieda scusa a Rosi Mauro,
espulsa dal partito e oggi archiviata dai pm

E adesso la Lega chieda scusa a Rosi Mauro, l’unica espulsa dal partito insieme all’ex tesoriere Francesco Belsito con voto unanime del consiglio federale nel 2012 e per la quale oggi la Procura chiede l’archiviazione dall’accusa di appropriazione indebita nell’ambito dell’inchiesta ‘The Family’.

Schiacciata dal sospetto di avere pagato coi soldi dei rimborsi elettorali anche una laurea per il suo bodyguard Pierangelo Moscagiuro, l’allora vicepresidente del Senato aveva scelto di non dimettersi dalla sua carica con vivo disappunto del Carroccio. “Il rancore prevale sulla verità”, sentenziò l’energica rappresentante dei lumbard a proposito dell’epurazione invece risparmiata a Umberto Bossi e suoi figlioli, Renzo e Riccardo, anche se al ‘Trota’ va dato atto di essersi dimesso dal Consiglio Regionale. Il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini hanno chiesto il processo per tutti i Bossi’s e per altre sei persone, tra cui Belsito, l’uomo che maneggiava con leggerezza i denari del partito. Rosi Mauro si è salvata ‘da sola’ presentando ai pm, subito dopo l’avviso di chiusura delle indagini nel novembre scorso, documenti e spiegazioni relativi a quei 99mila e 731 euro che, secondo l’accusa originaria, avrebbe ‘rubato’ dalle casse di via Bellerio. Ha portato le carte che dimostrano che 16mila euro li incassò dalla Lega alla quale aveva venduto una vecchia auto che non le serviva più; che l’assegno da 6600 euro sulla cui matrice Belsito aveva scritto ‘Rosi’sarebbe stato un escamotage del tesoriere per “ritirare denaro contante attribuendolo ad altri”; e, infine, che non investì (?) 77mila euro per comprare una laurea albanese a Moscagiuro, il quale, peraltro, non era neppure diplomato e neanche era il suo fidanzato, come si vociferava (o, almeno, entrambi smentiscono). Tesi, scrivono i magistrati, “accoglibili e comunque tali da rendere assai dubbia la solidità della prospettazione accusatoria”. E adesso Rosi, nel frattempo scomparsa dai radar della politica, meriterebbe una spiegazione dal partito sul perché per lei non valeva il garantismo concesso ad altri. (manuela d’alessandro)

Le balle giudiziarie top del 2013: dai diamanti della Lega all’imprenditore assolto

La cronaca giudiziaria è materia scivolosa, si sa, e allora alla fine di questo 2013 ci prendiamo un po’ in giro anche noi.  Ecco le notizie false che abbiamo contribuito, anche con l’aiuto di fonti e intervistati, a mettere in circolazione.

1) LA ‘BUFALA’ DELL’IMPRENDITORE ASSOLTO PER LA CRISI

Alcune testate scrivono che un imprenditore è stato assolto per la crisi, dando pieno credito alla versione dei suoi avvocati. Invece nelle motivazioni, uscite diversi giorni dopo la notizia, il giudice spiega che il motivo dell’assoluzione dall’accusa di evasione andava individuato nell’interpretazione ‘tecnica’ di una norma sui concordati  preventivi. Nemmeno una parola sulle sue difficoltà finanziarie. Ma la ‘notizia’ che è passata, una delle più cliccate nelle cronache del 2013, è che se un imprenditore evasore affoga insieme al Paese nei debiti può anche guadagnarsi l’assoluzione.

2) LO YACHT DI RICCARDO BOSSI

In piena bufera sulla Lega, spunta uno yacht da 2,5 milioni di euro ormeggiato in Tunisia, la cui proprietà sarebbe di Riccardo Bossi. Il sospetto, spiegano i giornali, è che l’imbarcazione di lusso sia stata comprata coi soldi dei rimborsi pubblici. Il rampollo del ‘Senatur’ riesce però a dimostrare di non c’entrare nulla con lo yacht.

3) LA ‘PAGHETTA’ DEL TROTA E I DIAMANTI DI ROSI

Ancora Lega e ancora forzature giornalistiche (non sempre invenzioni, a volte anche le fonti sbagliano). Renzo e Riccardo Bossi, scrivono i giornali, avrebbero ricevuto una ‘paghetta’ da 5mila euro mensili coi soldi dei rimborsi elettorali del Carroccio. L’ipotesi viene smentita in ambienti giudiziari pochi giorni dopo essere finita in prima pagina e avere creato ironie e moti d’indignazione popolare. Negli atti depositati con la chiusura delle indagini di qualche giorno fa non c’è traccia dello ‘stipendio’ per i figli di Umberto Bossi. Una balla anche la notizia che Rosi Mauro aveva comprato i famosi ‘diamanti della Lega’ con i soldi dei rimborsi elettorali. Dopo che lo scoop è stata sparato, si è scoperto che la ‘pasionaria’ li acquistò coi suoi risparmi personali.

4) LE BUGIE DI MICHELLE

“Io c’ero, ho visto tutto. Il Cavaliere ha passato almeno una notte con Ruby quando lei era minorenne”. Il racconto è di Michelle Conceicao. Il bravo collega riporta tutto in un’intervista che sembra segnare una svolta nel caso Ruby. Invece poi il pm Ilda Boccassini analizza i tabulati e vede che la prostituta brasiliana non è mai stata ad Arcore quando c’era anche Ruby. E Michelle in aula non osa mentire alla ‘rossa’.

5) LA FANTASIA DI PROTO

In questo caso i giornalisti italiani sono in buona compagnia perché anche il Financial Times, folgorato dalla sua immaginifica ascesa, gli ha dedicato la prima pagina. Alessandro Proto ha tenuto per mesi in scacco la Consob e i giornali millantando Opa e operazioni finanziarie di alto livello. Tutte balle enfatizzate dai giornali, come ha certificato la sentenza con cui ha patteggiato 3 anni e dieci mesi, lo scorso 22 ottobre.

(Manuela D’alessandro, Roger Ferrari, Nino Di Rupo)