Primi, debordanti effetti della riforma fiscale entrata in vigore a ottobre. A scartare il ‘pacchetto regalo’ offerto dal Governo sono tre imputati del processo per una presunta maxi frode fiscale messa a segno dal gruppo Riva creando elementi fittizi passivi nei bilanci dell’Ilva.
Il Tribunale di Milano li ha assolti ‘perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato’ alla luce delle modifiche apportate agli articoli 1, 3 e 4 della legge 74/2000. I tre, due ex manager del gigante siderurgico e un dirigente di Deutsche Bank, erano accusati di avere ideato una complessa triangolazione di prodotti strutturati e investimenti finanziari tra Italia, Germania e Madeira che ha consentito al Gruppo di spostare oltre i confini nazionali 159 mln ed evadere imposte per 52 mln. I giudici della prima sezione hanno accolto la richiesta del pm Stefano Civardi il quale non ha potuto fra altro che chiedere l’assoluzione perché l’elusione fiscale (tecnicamente chiamata “abuso di diritto”) non e’ piu’ perseguibile penalmente ma puo’ essere solo sanzionata sotto il profilo amministrativo. Il vantaggio è, ovviamente, tutto per le grandi aziende che riescono a schivare sapientemente le norme fiscali: non a caso, l’elusione viene definita ‘l’evasione dei ricchi’. Tra le altre cose, la legge depenalizza tutte le operazioni di interposizione, simulazione e frodi, escamotoge sofisticati per ingannare il fisco, come quello al centro di questo processo concluso con tre assoluzioni. (manuela d’alessandro)