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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

No Expo condannati in Grecia, a rischio processo Milano

Sorpresa. I quattro anarchici greci imputati a Milano per devastazione e saccheggio in relazione agli incidenti del primo maggio 2015 per l’inaugurazione di Expo sono già stati processati ad Atene per quei fatti e condannati a 2 anni e 5 mesi. Questa mattina i difensori Mauro Straini e Eugenio Losco hanno chiesto il non luogo a procedere depositando la sentenza di Atene diventata definitiva. Il pm Piero Basilone ne ha preso atto e si è detto d’accordo nel non celebrare il processo per il principio del ‘ne bis in in idem’. I giudici della decima sezione penale del Tribunale decideranno il prossimo 28 marzo.

Ad Atene i giovani anarchici sono stati condannati per resistenza a pubblico ufficiale e per reati ravvisabili del codice greco dove non esiste l’imputazione di devastazione e saccheggio. I quattro imputati che hanno avuto nel loro paese la pena sospesa sono a piede libero perché la corte di Appello aveva respinto la richiesta milanese di arrestarli ed estradarli criticando fortemente l’impianto accusatorio e ricordando che non esiste la responsabilità collettiva ma solo quella personale e spiegando che non vi erano elementi sufficienti per rimandarli in Italia.

I giudici di Milano dovranno comunque occuparsi di un quinto imputato Massimiliano Re Cecconi. I difensori hanno chiesto che si torni all’udienza preliminare contestando la dichiarazione di irreperibilità per il giovane poi arrestato in Francia e estradato. Per i legali anche sulla base di quanto detto dai genitori il ragazzo era chiaramente reperibile a Tolosa dove studiava in una scuola di musica.

In attesa della decisione dei giudici e del processo a Re Cecconi si può dire che finora in relazione alla manifestazione del primo maggio per nessuno la procura è riuscita a ottenere la condanna per devastazione e saccheggio, reato per il quale è prevista la pena compresa tra 8 e 15 anni di reclusione. Ci sono state condanne ma solo per reati minori. E oggi la procura si è arresa davanti alle risultanze della giustizia greca. Insomma il primo maggio del 2015 è lontano molto lontano. Adesso per la procura ci sono altre priorità a livello di antagonismo sociale e politico. Innanzitutto il processo al comitato per la casa del Giambellino dove viene contestata l’associazione per delinquere anche se i pm sono i primi ad escludere che gli imputati abbiano guadagnato un solo euro dal presunto racket, molto presunto (frank cimini)

I greci: non vi diamo i No Expo perché da noi non c’è la responsabilità collettiva

“La responsabilità collettiva non è riconosciuta dal diritto penale greco che contempla solo la responsabilità individuale… L’accusa è di aver perpetrato delle devastazioni mentre l’unica prassi attribuita personalmente è quella di aver capovolto l’auto tipo Mercedes di seguito bruciata, accusa peraltro descritta in modo contraddittorio”. E’ uno dei passaggi della motivazione con cui la corte d’appello di Atene ha rigettato la richiesta di estradare in Italia cinque militanti antagonisti in relazione alla manifestazione del primo maggio dell’anno scorso in occasione dell’inaugurazione di Expo.

I giudici ellenici ricordano che non esiste nel loro codice il reato di devastazione e saccheggio contestato agli indagati, “mentre per il reato di resistenza alle autorità sono necessari diversi requisiti come la violenza o la minaccia contro un ufficiale dello stato nello svolgimento dle suo servizio che però non viene attribuita nel caso specifico”.

Nella motivazione si afferma che i fatti contestati sono puniti in Grecia con la reclusione da da 6 mesi a 5 anni, “reati minori per i quali non è previsto l’arresto prima del processo”.

“Il ricercato – dice la corte d’appello di Atene – è stato fermato a Milano il 2 maggio 2015 senza che gli venisse fatta alcuna accusa è stato trattato come fosse indagato senza però che gli venissero riconosciuti i diritti minimi, senza che gli fosse fornito un interprete e senza il permesso di consultarsi con un avvocato”.

Il sì all’estradizione e la consegna all’Italia violerebbe i principi costituzionali ai quali si è fatto riferimento come pure il principio della giustizia equa previsto dall’articolo 6 dell’accordo europeo sui diritti dell’uomo. Gli accusati sarebbero costretti a subire la custodia cautelare prima del processo fanno osservare i giudici greci.

Per la corte d’appello di Atene che ha deciso di non dare esecuzone al mandato di arresto europeo l’unica soluzione è l’eventuale celebrazione di un processo in Grecia che dovrà essere valutata.

Oggi intanto a Milano inizia il processo con rito abbreviato a carico di altri quattro partecipanti alla manifestazione del primo maggio. I rilievi critici dei giudici di Atene sul capo di imputazione potrebbero pesare soprattutto in relazione al concetto di concorso nel reato di devastazione e saccheggio che in tra l’altro in Italia prevede la condanna fino a 15 anni di reclusione, come accade solo in Russia e Albania. Insomma non ci sarebbe proporzionalità rispetto ai fatti contestati, come osserva la corte d’appello di Atene.

(frank cimini)

Il verdetto di Atene

 

No Expo, Grecia critica Italia: pene eccessive e processo non equo

 

Il reato di devastazione non c’è nel codice greco e in Italia sono previste pene eccessive per incidenti durante le manifestazioni. Eseguendo il mandato sarebbero violati i principi della proporzionalità della pena e dell’equo processo. Sono queste alcune delle ragioni per cui la corte di Atene ha rigettato la richiesta di estradare in Italia cinque anarchici accusati dalla magistratura di Milano di aver rivestito un ruolo nelle violenze avvenute il primo maggio del 2015 in occasione della manifestazione che contestava l’inaugurazione di Expo.

Sia il reato di devastazione e saccheggio sia quello di resistenza secondo i giudici greci vengono contestati descrivendo gli stessi fatti e non emerge che cosa avrebbero fatto con precisione i singoli manifestanti. La corte di Atene scrive di vaghezza dell’imputazione oltre a ricordare che per manifestazioni violente in Grecia la pena massima arriva a 5 anni. In Italia il reato di devastazione e saccheggio è punito con condanne comprese tra gli 8 e i 15 anni di reclusione.

L’estradizione è stata negata ma potrebbe essere avviata un’indagine penale in Grecia a carico dei cinque antagonisti. La motivazione del no all’estradizione potrebbe pesare sul procesos che inizierà il 6 aprile prossimo davanti alla quarta sezione pnal del tribunale di Milano a carico di quattro imputati italiani (un quinto indaggato è latitante). La difesa potrebbe chiedere il rito abbreviato facendo tornare gli atti al giudice delle udienze preliminari. Dal no all’estradizione arrivato da Atene la giustizia italiana non ne esce benissimo (eufemismo) con riferimento sia alle pene troppo alte sia al modo di formulare le accuse da parte dei magistrati. Non è la prima volta che accade nei confronti di altri paesi e non sarà sicuramente l’ultima. (frank cimini)