giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il giudice imprigionato in bagno spacca la porta e i carabinieri lo verbalizzano

Eccoci nella nuova, scintillante palazzina della giustizia milanese, quella riservata ai giudici civili e del lavoro da poco inaugurata. Il giudice entra in bagno per fare la pipì e, chiudendo la porta dietro di sé, resta con la maniglia in mano. Che fa? “La pipì anzitutto e poi non mi faccio travolgere dal panico, prendo a manate la porta e urlo di venirmi ad aprire”. Non può telefonare perché i cellulari nella nuova, scintillante palazzina non prendono (l’avevamo raccontato qui). Allora si mette comodo e pensa: ‘Prima o poi a qualcuno scapperà la pipì’. Invece i suoi colleghi (il bagno è di servizio) se ne stanno tutti beati dietro alle scrivanie.

Passa mezz’ora e la pazienza si fiacca. Il giudice prende il mozzicone di maniglia e colpisce la porta che scopre essere di pastafrolla. Con due calcioni apre un bello squarcio nel ‘tamburato’.

“Stai calmo, ora ti salviamo!”, gli urlano dall’aldilà sentendo i rumori delle pedate. Dallo squarcio intravvede due carabinieri. Aprono quel che resta della porta. Neppure un secondo per rigustare la libertà che il brigadiere gli chiede i documenti e verbalizza le generalità.  “Potevate almeno chiedermi come stavo…”, butta lì il magistrato. “Signore, noi facciamo il nostro lavoro…”, risponde il militare che di fronte alla porta rotta forse vola con la fantasia e pensa a un’ipotesi di danneggiamento aggravato dall’uso di una maniglia contundente. (manuela d’alessandro)

ps. qualche giorno prima una collega del giudice imprigionato aveva segnalato all’ufficio manutenzione che la maniglia era rotta.

Giudice ubriaco, è caccia disperata al nome (tra le toghe)

“Eddai, dimmi chi è”. Non si sa. “Ma è uno importante o uno meno importante?”. Non te lo dico. “Ma chi è ‘sto collega ubriaco?”. Non posso violare il segreto istruttorio. Cioè, quello professionale. Insomma la notizia l’abbiamo data, mica ti possiamo dire tutto, e poi che cosa cambia ai fini del pubblico interesse?
E’ un mondo alla rovescia quello del Tribunale di Milano, da due giorni. Da quando cioè il sito giustiziami.it ha pubblicato la notizia del magistrato condannato a Brescia dopo una disavventura alcolica in bicicletta (vedi http://www.giustiziami.it/gm/ubriaco-in-bicicletta-magistrato-condannato-a-2-mesi-e-20-giorni-di-arresto/ ). Due mesi e 20 giorni convertiti in una multa, dopo un percorso giudiziario accidentato quanto quello compiuto sulle due ruote, a tarda sera, su un marciapiede, prima di imbattersi nel solerte vigile che ha accertato il tasso alcolico della toga-ciclista. Continua a leggere

Il giudice ‘furbetto del quartierino’ col pass scaduto

Rassegniamoci, siamo in Italia. E così neanche un giudice sfugge alla grande tentazione nazionale della furbizia. Quel giudice di Milano – e non è certo l’ultimo arrivato – che esibisce sul cruscotto dell’auto un pass per la sosta libera (strisce gialle e blu, senza pagare come noi bifolchi) scaduto da 20 mesi. Scaduto a febbraio 2012, ma camuffato sotto un altro permesso, quello per la circolazione nelle corsie riservate, quest’ultimo valido fino a ottobre dell’anno prossimo. Dice, la toga, che neanche lo sapeva, che non ci aveva fatto caso, e che comunque a lui quel pass non serve, perché l’auto la usa solo per andare da casa al Tribunale, dove ha il posteggio riservato. Quindi no, lui non è certo ascrivibile alla categoria dei furbi. Ma se il pass non gli serve, perché poche settimane fa ha fatto richiesta al Comune per averne (finalmente) uno valido? (pm10)