giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Generiche all’ex capo del Ros Ganzer perché agì per “fuoco sacro”

Cosa spinse i giudici a ‘decapitare’ la condanna a Gianpaolo Ganzer in appello, concedendogli le attenuanti generiche, nonostante, da capo del Ros, avesse in seno una squadretta che ‘inventava’ traffici di droga per fare carriera?

Oggi arriva la risposta ed è abbastanza sorprendente. Sì, scrivono i giudici della Corte d’Appello che gli hanno ridotto la pena da 14 anni a 4 anni e 11 mesi,  Ganzer avrebbe dovuto accorgersi di quello che i suoi uomini combinavano, ma, tutti, a cominciare dal capo, agirono per il “fuoco sacro” che li animava, non per altre ragioni, ritenute dai magistrati più deprecabili.

Ecco il passaggio clou delle oltre 500 pagine di motivazioni  in cui viene spiegata la concessione delle generiche a tutti gli imputati, tranne uno, condannati il 13 dicembre 2013. “E’ certo che i militari del nucleo di Bergamo col concorso dei loro colleghi della sede centrale (…) abbiano ecceduto  ma appare, considerate anche le energie profuse e i pericoli corsi, che abbiano agito, piuttosto che per puro carrierismo o forse anche per un ritorno economico, per una sorta piuttosto di presunzione o superbia di corpo – se così si può dire – di fuoco sacro, che li ha portati ad agire con spregiudicatezza e indifferenza rispetto ai limiti chiaramente fissati dalle norme di legge”.

Quindi il “fuoco sacro” in qualche modo spegne, almeno in parte, le responsabilità degli imputati.  E infatti i giudici non accordano le generiche a chi questo “fuoco sacro” non poteva avercelo, non indossando la divisa. Spiegano i magistrati che il narcotrafficante Jean Bou Chaaya, accusato di avere gestito l’importazione della droga in Italia,  non le merita “perché non aveva nessuna finalità ulteriore da perseguire se non quella del suo arricchimento personale e quello dei suoi complici trafficanti”. (manuela d’alessandro)

 

Sentenza C App III parte(3)

 

 

 

Pena ridotta a Ganzer, non l’unico a uscire male da vicenda grave

Il generale ora in pensione Giampaolo Ganzer, ex comandante del Ros dei carabinieri, è stato condannato in appello a 4 anni e 11 mesi in relazione a operazioni sotto copertura, irregolari secondo l’accusa che aveva chiesto in primo e secondo grado 27 anni di reclusione per associazione a delinquere traffico di droga, peculato e altri reati. L’associazione era già “caduta” davanti al Tribunale che aveva condannato l’ufficiale a 14 anni. In appello sono state riconosciute le attenuanti generiche che hanno finito per ridimensionare la pena.

La vicenda invece resta gravissima, perché Ganzer e altri ufficiali e sottufficiali della cosiddetta “Benemerita” utilizzando mezzi e strutture dell’Arma, oltte che trafficanti di stupefacenti professionali, inventavano brillanti operazioni al fine di acquisire meriti e fare carriera. E c’è pure il giallo di una discreta somma di denaro sparita misteriosamente. Continua a leggere

ll bacio in aula tra il pm e l’ex comandante dei carabinieri imputato

Si sono abbracciati e baciati come due vecchi amici. E vecchi amici sono, perché impegnati per anni sullo stesso fronte, quello della lotta alla droga. Solo che la scena non poteva passare inosservata perché uno è un pubblico ministero, Marcello Musso, e l’altro era un imputato in attesa di una sentenza, e che sentenza.

Giampaolo Ganzer, l’ex comandante del Ros di Milano, era accusato di avere orchestrato una banda di uomini in divisa  autrice di scorribande  illecite dietro lo schermo delle attività anti – droga.  Prima del verdetto di oggi che ha ridotto la sua pena a 4 anni e undici mesi rispetto ai 14 del primo grado, l’alto ufficiale (ora in pensione) non ha tradito nessuna emozione nei lunghissimi secondi che precedono il fatidico ‘In nome del popolo’.

Dopo la lettura del dispositivo ha accolto con un largo sorriso le manifestazioni d’affetto e solidarietà dell’amico pm Musso, magistrato noto per il suo rigore e per i suoi successi in ambito di criminalità organizzata.  A volte l’amicizia richiede gesti coraggiosi, che vanno anche oltre gli steccati professionali,  e quello di Musso lo è stato, al di là delle valutazioni sull’opportunità. (manuela d’alessandro)