giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

La grade pace (vera?) tra le due Procure alla cerimonia per i nuovi capi

In tanti, compresa la difesa di Beppe Sala, hanno evocato una sfida in corso tra Procura e Procura Generale di Milano che giustificherebbe anche la riapertura delle indagini sul sindaco per la ‘Piastra’ di Expo. Sarà stata l’atmosfera festosa per l’insediamento dei nuovi aggiunti oppure l’ipocrisia istituzionale, fatto è che alla cerimonia abbiamo assistito allo scambio di parole al miele e strette di mano tra i due presunti contendenti. Per il procuratore generale Roberto Alfonso quella a disposizione del capo dei pm Francesco Greco è una “squadra di eccellenza che finalmente gli consente di dare un assetto definitivo  alla Procura e cominciare a giocare”. Auguri di rito e sorriso smagliante di Greco che porge la mano e viene ricambiato da una calda stretta del capo al piano di sotto. Assente Ilda Boccassini, forse ancora nera per l’offerta, da lei respinta, di andare a comandare la Sezione Misure di Prevenzione, quella che incide sui patrimoni dei mafiosi. Ma Greco è di umore allegro e la inserisce nel pantheon degli aggiunti a cui vorrrebbe si ispirassero i nuovi assieme, tra gli altri, a Francesco Saverio Borrelli ed Edmondo Bruti Liberati, che è nel pubblico. Tra gli ‘dei’ in toga non cita Alfredo Robledo nel cui nome questa Procura si era spaccata. Per scacciare gli spettri di quell’età greve Greco sottolinea che tutti i nuovi capi dei dipartimenti “vengono dalla Procura ed è importante perché conoscono l’ufficio e sono cresciuti assieme” e, rivolto a loro, li esorta a “continuare la tradizione e l’orgoglio di appartenere a questo ufficio, a fare squadra, a vedersi a pranzo”. 

Eccola allora la nuova squadra: Fabio De Pasquale agli ‘affari internazionali e reati economici transnazionali’; Eugenio Fusco al dipartimento ‘frodi e tutela del consumatore’; Tiziana Siciliano alla ‘tutela della salute dell’ambiente e del lavoro’; Laura Pedio alla ‘criminalita’ organizzata comune”; Letizia Mannella alla ‘tutela minori, famiglia e vittime vulnerabili’ e Alessandra Dolci che dirigera’ la Dda. Gli aggiunti già in carica Riccardo Targetti e Giulia Perrotti saranno a capo rispettivamente dei dipartimenti sul lavoro e dei ‘delitti contro la pubblica amministrazione e diritto penare dell’economia’ (uniti per la prima volta), mentre Alberto Nobili rimane il responsabile dell’antiterrorismo milanese. (manuela d’alessandro)

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Il no della ‘decaduta’ Boccassini all’incarico proposto da Greco

Gestire Ilda Boccassini non più procuratore aggiunto, diciamo a fine carriera, deve essere difficile, per il carisma del personaggio, quanto lo fu avere a che fare con Francesco Totti per l’allora mister romanista Luciano Spalletti. Da ottobre Ilda non è più procuratore aggiunto della Dda ma semplice sostituto per motivi di età. Non può essere messa a capo di un altro pool e nemmeno stare ancora all’antimafia, di cui si può far parte per un massimo di dieci anni.

Che fare? Il procuratore Francesco Greco – i rapporti tra i due sono sempre stati alterni ma al momento paiono burrascosi – aveva pensato di metterla a capo della Sezione Distrettuale Misure di Prevenzione, uno dei 4 ‘quasi dipartimenti’ da lui creati (gli altri sono Antiterrorismo, Esecuzione Penale e Portale). Ma alla magistrata, protagonista di tante inchieste antimafia e nemico pubblico numero 1 di Silvio Berlusconi, l’offerta non ha garbato per nulla come si evince anche da uno scambio epistolare tra i due che Giustiziami ha potuto leggere.

Nel primo documento, datato 30 novembre, Greco scrive che “l’incarico di coordinatore della Sezione Misure di Prevenzione risulta assegnato dall’11 gennaio 2010 alla dottoressa Ilda Boccassini e dunque non è vacante” e non va messo a bando come gli altri tre di nuova creazione.

A stretto giro, Boccassini risponde che a suo avviso va invece fatto un bando “in modo che tutti i sostituti abbiano la possibilità di concorrere manifestando, comunque, la mia volontà di non parteciparvi” e sostiene che la responsabile attuale delle Misure di Prevenzione sia Alessandra Dolci (futura aggiunta della Dda) e non lei.  L’ultima parola al capo: “Si rileva che l’incarico, avendo durata decennale, scade in data 10 gennaio 2020. Pertanto solo in tale data sarà vacante. Allo stato non esistono i presupposti per l’interpello”.

Al di là di questo scambio formale, vengono segnalati più episodi indicativi di una forte tensione tra i due magistrati. Uno, in particolare, con urla della pm all’indirizzo di Greco.  Cosa farà ora l”ingombrante’ Boccassini nei due anni prima della pensione? Secondo alcuni suoi colleghi, avrebbe voluto che Greco assumesse l’interim alla Dda lasciando lei a fare il capo ‘di fatto’ e posticipando l’incoronazione di Alessandra Dolci a capo dell’Antimafia.

(manuela d’alessandro)

Il procuratore Greco, ok a togliere all’imputato il diritto di mentire

“Non ho nulla in contrario che si tolga all’imputato il diritto di mentire, che è una cosa molto particolare che abbiamo in Italia”. Alla presentazione in aula magna del libro ‘Estetica della giustizia’ firmato dall’avvocato Ennio Amodio, il procuratore capo Francesco Greco prende posizione sulla possibilità di eliminare una delle garanzie difensive previste nel nostro ordinamento.

Greco guarda agli Stati Uniti, patria dell’obbligo di essere onesti,  ma solo a metà. “Nei film americani emerge come figura fondamentale quella dell’avvocato perché i diritti non vengono tutelati dalla magistratura. In Italia è diverso: abbiamo un pubblico ministero indipendente che non viene eletto né controllato e si pone nell’immaginario come tutore vero, poi che lo sia o meno è un altro discorso Il pm svolge la funzione che negli Usa ha un avvocato”. Che non vada proprio così lo dimostrano la politicizzazione del Csm, ormai lampante anche a molte toghe, e l’ormai celebre ringraziamento di Matteo Renzi alla Procura milanese per la “sensibilità istituzionale” dimostrata a proposito delle non indagini su Expo.

Ma sulla carta per Greco dobbiamo essere orgogliosi del nostro sistema. “Nel confrontarci col resto del mondo e ragionare sui concetti di garantismo e giustizialismo, dobbiamo chiederci: l’obbligatorietà dell’azione penale e l’autonomia della magistratura sono valori positivi o negativi? Io dico che ci fanno essere un paese più civile degli altri e, nella mia esperienza, vedo che i colleghi stranieri  ci invidiamo e ammirano”. Almeno l’estetica, tanto cara al professor Amodio, è rispetatta.  (manuela d’alessandro)

Boccassini diserta la cerimonia d’insediamento di Greco

Lei, seduta nel suo ufficio, vestita di bianco e di nero, fuma una sigaretta parlando coi collaboratori. Come in un giorno qualsiasi. Lui, un piano più in giù, riceve l’abbraccio e le parole dolci (“dicono che mi assomigli per il carattere e ne sono orgoglioso”) di Francesco Saverio Borrelli, nel momento più importante della sua vita. Il pubblico alla cerimonia d’insediamento applaude, di un applauso così fragoroso che una piccola onda forse arriva anche lassù.

Li avevamo lasciati (in apparenza?) dalla stessa parte: Francesco Greco, da oggi procuratore capo di Milano, e Ilda Boccassini, impegnati nella difesa strenua di Edmondo Bruti Liberati dall’attacco sferrato da Alfredo Robledo nella sanguinosa guerra in Procura. Ma già la sera stessa della nomina del Csm si era sparsa la voce che Ilda volesse esprimere il suo malcontento per non essere stata presa in considerazione nella corsa al vertice, esclusa perfino dai tre ‘nominati’ finali (Greco, Melillo e Nobili).

Non basta l’investitura di un Borrelli emozionatissimo (“Sono certo che Greco sarà capace di pilotare la navicella puntando sulla coesione e l’armonia dell’ufficio”). Il nuovo corso parte con una procura ancora spaccata, anche se nell’aula dove Greco inaugura il dopo – Bruti si respira una gran voglia di ricominciare e qualche pm entusiasta addirittura registra con lo smartphone.

Il nuovo capo ringrazia il suo predecessore esaltando il ruolo di Bruti nel difendere l’”autonomia della magistratura”, proprio quello che i suoi contestatori, tra cui tanti magistrati, gli accusano di non avere fatto, con la ‘moratoria’ sulle indagini di Expo. Non cita Bruti, e non pare una dimenticanza, il pg Carmen Manfredda, che elogia il curriculum di Greco ma non manca di ricordare la necessità di rispettare l’articolo 3 della costitiuzione e il principio di obbligatorietà dell’azione penale. Manfredda aveva firmato assieme all’allora procuratore generale Laura Bertolé Viale l’avocazione di una decina di inchieste  a Greco per non aver indagato abbastanza.L’altro grande assente di giornata è il procuratore generale Roberto Alfonso, ufficialmente impegnato altrove.

Greco promette “una procura start up: velocità, trasparenza e giustizia online”, ma il suo idolo è antico, quel piccolo uomo di 86 anniseduto in prima fila, che si alza per abracciarlo nel tripudio galvanizzato di tutti i pm. Sullo sfondo, il sinistro rumore di un’assenza. (manuela d’alessandro)

Il Csm dell’omertà nomina Francesco Greco Procuratore

Ci sono voluti sette mesi per formalizzare, ma in realtà era tutto scritto, a cominciare dalla manfrina di sentire i candidati uno per uno. Una messa in scena, una ammuina, per fingere una gara vera. Almeno questo spettacolo potevano evitarlo prima di comunicarci che Francesco Greco va a capo della procura di Milano in sostituzione di Edmondo Bruti Liberati, in pensione dal 16 novembre scorso.

Così è pienamente assicurata la continuità con la gestione di Bruti, soprattutto con la moratoria delle indagini su Expo che tra l’altro ha consentito la candidatura di Beppe Sala a sindaco di Milano, passando per un proscioglimento senza nemmeno il disturbo di un interrogatorio e con una motivazione tragicomica. Il giudice che su input della procura l’aveva firmata era lo stesso che per i fondi Expo giustizia aveva contribuito a non indire gare pubbliche ricorrendo alle solite aziende in strettissimi rapporti con l’amministrazione. Più o meno come si era comportato Sala nel settore ristorazione con Oscar Farinetti.

Un altro giudice che contribuì a evitare le gare pubbliche, andato in pensione, ora siede comodo in due importanti consigli di amministrazione. Se Expo è stata una grande abbuffata, senza esercizio obbligatorio di quell’azione penale con cui a parole ci ammorbano da sempre, a tavola era presente anche la magistratura.

I giornaloni illustrando il curriculum del nuovo signore del quarto piano elencano le tante inchieste fatte omettendo però di ricordare che Francesco Greco aveva sollecitato l’archiviazione in una dozzina di procedimenti per frode fiscale, con avocazioni da parte della procura generale che poi otteneva la citazione diretta a giudizio e anche la condanna degli imputati. Il Csm, informato per prassi della questione, ha fatto finta di niente.

Del resto parliamo del cosiddetto organo di autogoverno che aveva coperto fino in fondo le responsabilità di Bruti Liberati in relazione al famoso fascicolo “scomparso” del caso Sea. L’iter disciplinare veniva annunciato solo dopo il comunicato con cui l’allora procuratore affermava che di lì a poco sarebbe andato in pensione.

Sea è la storia di un insabbiamento. I pm di Brescia nell’archiviare l’abuso d’ufficio a carico di Bruti scrivevano che il procuratore aveva agito in base a valutazioni politiche, ma pure in questo caso il Csm se n’è fregato. Il fascicolo ricompariva magicamente solo quando le indagini in pratica non si potevano più fare per finire con sei mesi di ritardo sul tavolo dell’allora aggiunto Alfredo Robledo, l’altro protagonista con Bruti della guerra interna all’ufficio. Decisa su diretto intervento del Quirinale, gestione Napolitano. Robledo cacciato e trasferito a Torino. E per giunta processato dal Csm nello stesso giorno in cui diventa procuratore Francesco Greco componente del cerchio magico di Bruti. Il procuratore della Cassazione addirittura ha chiesto per lui la perdita di un anno di anzianità e il trasferimento ad altra sede e funzione. Lo metteranno a togliere la polvere ai fascicoli?   La continuità intanto è pienamente assicurata. E’ arduo dare la palma del peggiore tra controllati e molto presunti controllori (frank cimini)