Per la seconda volta la corte d’Assise di Milano ha dichiarato prescritte le condanne inflitte a Luigi Bergamin uno dei rifugiati politici in Francia per i quali l’Italia chiede l’estradizione. La corte ha rigettato l’opposizione della procura rispetto alla prima decisione spiegando che le motivazioni addotte dalla pm Adriana Blasco non sono convincenti.
La procura ricorrerà in Cassazione alla quale si era già rivolta ma la Suprema Corte aveva derubricato il ricorso a opposizione alla prescrizione rimandando gli atti in corte d’Assise.
In estrema sintesi la decisione del Tribunale di Sorveglianza che aveva dichiarato Bergamin “delinquente abituale” non c’entra nulla con la questione della prescrizione. Va considerato che lo status di “delinquente abituale” non è definitivo perché il difensore Giovanni Ceola ha proposto ricorso per Cassazione.
L’abitualità non era diventata definitiva entro il termine di 30 anni che scadeva l’otto aprile del 2021. Comunque il tutto è ancora subjudice perché se ne riparlerà in Cassazione dal momento che la procura non si rassegna nemmeno davanti al trascorrere del tempo tanto è vero che si aggrappa a una “delinquenza abituale” decisa oltre 40 anni dopo i fatti per i quali Bergamin era stato condannato.
Evidentemente per quanto riguarda la prescrizione nelle storie degli anni ‘70 i tempi scaduti sono “mobili” come dimostra il caso di Maurizio Di Marzio dove il secondo arresto li proroga addirittura al 2049 secondo una interpretazione restrittiva al massimo. Insomma una storia senza fine perché la politica non ha voluto trovare una soluzione al conflitto sociale di tanti decenni fa.
(frank cimini)
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L’ombra rossa Di Marzio libero firma ogni 15 giorni
Si mettano il cuore in pace i politici i partiti e i giornali che avevano gioito per l’arresto a Parigi di Maurizio Di Marzio ex Br perché il gestore della Taverna Baraonda è tornato in libertà e dovrà solo firmare il registro in gendarmerie ogni 15 giorni. Tajani aveva parlato o meglio straparlato del frutto di una brillante operazione e di grande collaborazione internazionale. Salvini aveva invitato i radical chic a non protestare. Tutto finito dopo una notte.
Per Di Marzio viene avviato l’iter per l’estradizione al pari degli altri rifugiati fermati il 28 aprile e poi rilasciati nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse”.
Ci vorranno mesi se non anni prima della decisione. Era stato arrestato Di Marzio con una interpretazione molto restrittiva e retroattiva delle norme sulla prescrizione utilizzando un fermo a fini estradizionali del 1994 che allungava la scadenza fino al 2022. Seguendo la stessa logica col nuovo arresto si arriverebbe addirittura al 2049 facendo ripartire da zero i 28 anni, il doppio della condanna a 14 anni per fatti di 40 anni fa.
Insomma sugli anni ‘70 la prescrizione è mobile perché la ministra Marta Cartabia santificata da alcune anime belle perché parla appunto a parole di “meno carcere” ha scelto di artigliare persone rifugiate in Francia da tempo. In omaggio al suo mentore Mattarella che il giorno del rientro di Cesare Battisti ripreso dagli smartphone di Bonafede e Salvini aveva urlato: “E adesso gii altri….”.
Insomma siamo benlontani da quella soluzione politica che tra gli altri viene invocata da Irene Terrel l’avvocato francese dei rifugiati. L’Italia vuole vendicarsi di un periodo storico sul quale non ha voluto e continua a non voler aprire una discussione seria. E cercando di vendicarsi rivalendosi su chi partecipò decenni fa al più serio tentativo di rivoluzione nel cuore dell’Europa lancia un messaggio a chi si oppone oggi. A iniziare dai NoTav e dai lavoratori della logistica. Il messaggio è fin troppo chiaro: “Se non la smettete sarete perseguiti e perseguitati fino a 90 anni”. Con la promessa aggiuntiva di prendere loro il Dna anche a 43 anni dai fatti.
(frank cimini)
“Ombre rosse”, legale francese: io dietro mosse pm Milano
“Sono stato io a suggerire al pm di Milano le mosse per far dichiarare lo status di delinquente abituale e per ricorrere contro la prescrizione di Luigi Bergamin”. Sono le parole pronunciate da William Julie’ l’avvocato francese che rappresenta lo Stato italiano nel procedimento dove si deve decidere l’estradizione di nove rifugiti politici fermati a Parigi nell’ambito dell’operazione “Ombre Rossse” e poi rimessi in libertà in attesa che si concluda l’iter burocratico-giudiziario davanti alla corte d’Appello.
Le parole di Julie’ vengono riportate da Giovanni Ceola uno dei difensori di Bergamin il quale aggiunge: “Io non so se quanto affermato corrisponda alla realtà ma si tratta di parole gravi”. Va ricordato che la presenza del legale francese nel corso delle udienze era già stata contestata dagli avvocati dei rifugiati perché considerata estranea alla procedura.
Julie’ però continua a intervenire e a dire la sua ed era arrivato addirittura ad affermare che dopo l’eventuale estradizione gli ex terroristi sarebbero riprocessati, posizione che non coincide con quella ufficiale dello Stato italiano.
Va detto che la procura di Milano e il pm Adriana Blasco non sembrano aver bisogno di “suggeritori” nel perseguire la linea dura che tra l’altro aveva portato alla gaffe di sbagliare indirizzo nel ricorrere in Cassazione contro la prescrizione decisa dalla corte d’Assise di Milano. La Cassazione ha rimandato indietro gli atti invitando la procura a opporsi eventualmente alla prescrizione ma rivolgendosi alla stessa corte locale.
La prossima udienza della causa per le estradizioni si terrà il 29 settembre quando saranno decise le questioni preliminari e dì costituzionalità. Nel frattempo i giudici francesi hanno deciso di allentare le misure relative agli obblighi di firma dei rifugiati. Ne è stato del tutto esentato Giorgio Pietrostefani (delitto Calabrese) attualmente ricoverato in ospedale. (frank Cimini)
“Ombre Rosse”, la Cassazione rimanda il pm a scuola
La mitica procura di Milano appare sempre più in confusione tra processi che smentiscono le sue tesi e i suoi teoremi, pm indagati a Brescia e ufficio spaccato tra il cerchio magico del capo Francesco Greco e il resto della truppa. Succede che adesso la procura manda le sue impugnazioni dove la procedura non lo prevede affatto.
Il pm Adriano Blasco che da diversi anni ormai si occupa di esecuzioni della pena aveva impugnato la dichiarazione di prescrizione della corte d’Assise per Luigi Bergamin uno dei nove rifugiati in Francia fermati (operazione “Ombre Rosse”) e poi rilasciati in attesa della decisione sull’estradizione.
Il pm Blasco si era rivolta alla Cassazione che a stretto giro di posta ha fatto presente alla rappresentante della procura di aver sbagliato indirizzo. Il pm può solo opporsi alla prescrizione rivolgendosi alla stessa corte d’Assise che l’aveva decisa. Il percorso è stato avviato e la corte ha fissato l’udienza per il prossimo 13 luglio con la procura che sembra avere scarse probabilità di ottenere soddisfazione.
Insomma non accade tutti i giorni che una procura sbagli indirizzo.
Il difensore di Bergamin intanto ha presentato ricorso in Cassazione contro la dichiarazione di “delinquenza abituale” decisa dal Tribunale di Sorveglianza sia in primo grado sia rigettando l’appello. È la prima volta nella nostra storia giudiziaria che un imputato subisce una sorte simile a quaranta anni e più dai fatti per i quali è stato condannato. Ma la procura ha scelto questa strada nella speranza di incidere sulla decisione delle autorità francesi in tema di estradizione. Secondo il pm milanese infatti lo status di delinquente abituale vanificherebbe del tutto la prescrizione. Cioè siamo sempre lì.
Oggi pomeriggio alle 16 a Parigi è fissata l’udienza assolutamente interlocutoria considerando i tempi lunghi previsti dalla procedura sul tema dell’estradizione di Bergamin. Si preannunciano scintille a seguito di quanto accaduto la settimana scorsa nell’udienza relativa ad altri rifugiati. Si tratta della partecipazione dell’avvocato rappresentante dello stato italiano contestata dalle difese che è poi un francese iscritto al bureau d’Oltralpe.
La presenza di questo legale è stata però appoggiata dall’avvocato generale, figura che fa parte del sindacato della magistratura che comunque dall’altro lato ha reclamato insieme ai difensori le richieste all’Italia di ulteriori chiarimenti sostenendo che ci sarebbero dei buchi nei dossier inviati dalle autorità del nostro paese.
Ha destato sorpresa invece l’affermazione dell’avvocato francese in rappresentanza dell’Italia il quale ha invitato a concedere l’estradizione perché poi i rifugiati sarebbero processati di nuovo per i fatti di tantissimi anni fa. Una posizione che non è assolutamente quella ufficiale dell’Italia.
(frank Cimini)
“Bergamin delinquente abituale”. Milano pressa Parigi
Il Tribunale di sorveglianza di Milano rigettando il ricorso della difesa ha confermato la dichiarazione di “delinquenza abituale” per Luigi Bergamin uno dei nove rifugiati politici in Francia fermati il 28 aprile scorso poi rimessi in libertà e che l’Italia chiede siano estradati.
Per la prima volta nella nostra storia giudiziaria un provvedimento del genere viene emesso a oltre quarant’anni dai fatti per i quali erano state pronunciate sentenze di condanna, gli omicidi di un maresciallo Antonio Santoro e di un agente di polizia Andrea Campagna che risalgono al 1978 e al 1979. Da allora Bergamin a Parigi non aveva più commesso reati rifacendosi una vita e ottenendo un dottorato di ricerca, come affermato dall’avvocato Giovanni Ceola.
Ma le parole del legale non sono state prese minimamente in considerazione dai giudici che hanno sposato la tesi del pm Adriana Blasco. I giudici aggiungono che Bergamin aveva dimostrato “prontezza nel disattendere le prescrizioni limitative della libertà personale nel sottrarsi in tal modo al rispetto del principio di legalità dimostrando di essere in grado di avvalersi di una rete di protezione da parte di persone disponibili in caso di necessità a sostenerlo e aiutarlo a sottrarsi all’esecuzione della pena”.
Ma c’è di più. Da parte dei giudici di sorveglianza di Milano c’è in sede di motivazione una sorta di “rimprovero” alle autorità francesi che non avrebbero indagato sui comportamenti di Bergamin nel violare le prescrizioni limitative della libertà personale.
I giudici di Milano cioè vanno anche oltre il loro compito “sentenziando” in pratica quello che le autorità parigine avrebbero dovuto fare e non hanno fatto. Il Tribunale di sorveglianza sottolinea che la stessa decisione di costituirsi a fine aprile sarebbe stata strumentale a sfuggire all’esecuzione della pena considerando che la situazione non era mutata rispetto al 1986.
Secondo l’avvocato Ceola invece Bergamin si è sempre presentato una volta la settimana all’ufficio della gendarmeria vicino casa sua.
Il provvedimento di delinquenza abituale per Bergamin sembra comunque rivolto soprattutto alle autorità francesi affinché incida in merito alla decisione sull’estradizione che sarà discussa a partire dal prossimo 30 giugno e che comunque è prevista in tempi molto lunghi come per gli altri rifugiati. Il prossimo 23 aprile sarà discussa la posizione di Giorgio Pietrostefani condannato per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Pietrostefani in caso di estradizione rischia di scontare la pena a 50 anni dal fatto che risale al 17 maggio del 1972. Un altro record in questa operazione “Ombre rosse” che in realtà è la caccia alla banda dei nonnini di Parigi nel segno della vendetta.
(frank cimini)