giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Notav, assolto Erri De Luca, teorema Caselli di nuovo ko

“Il fatto non sussiste” dice il giudice a Torino assolvendo Erri De Luca dall’accusa di istitazione a delinquere per l’intervista in cui aveva detto: “Il Tav fa sabotato”. Parola che lo scrittore ribadiva in aula stamattina in sede di dichiarazioni spontanee prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio: “Sabotare è una parola nobile, la usavano anche Mandela e Gandhi, il Tav va sabotato per legittima difesa della salute, dell’aria, dell’acqua di una comunità minacciata”.

I pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino avevano chiesto la condanna a 8 mesi di reclusione. Si tratta degli stessi magistrati che contestano la finalità di terrorismo ai militanti NoTav protagonisti dell’azione al cantiere di Chiomonte e che sono già stati smentiti dalla corte d’assise e per ben due volte dalla Cassazione. Rinaudo è considerato vicino ai “Fratelli d’Italia”, Padalino è un ex militante della federazione giovanile del Pci. Insomma l’arco costituzionale della repressione è ben rappresentato per intero soprattutto se si specifica che i due pm si muovono nell’ambito del teorema Caselli, anche dopo l’andata in pensione del capo della procura.

E il processo istruito contro Erri De Luca è figlio della stessa elucubrazione. Chi tocca il Tav non deve avere spazio, deve essere messso in condizione di non nuocere, anche agitando fantasmi del passato. Del resto in aula i legali della Ltf, la società legata alla Torino-Lione, avevano richiamato il passato politico di Erri De Luca che fu responsabile del servizio d’ordine di Lotta Continua. Caselli poco prima di andare in pensione si era dimesso da “Magistratura Democratica” a causa di un articolo che la stessa Md aveva chiesto allo scrittore per l’agenda 2014. Caselli s’era arrabbiato per le parole di De Luca sull’emergenza degli anni ’70 e sui “Tribunali speciali”. Md choccata dall’addio di Caselli annullerà poi tutte le iniziative di presentazione dell’agenda che non si sa che fine abbia fatto. Probabile destinazione, un rogo.

La sentenza di oggi, almeno a livello della libertà di espressione, mette un punto fermo. Anche se i pm non si arrenderanno e andranno in appello. Come sono andati in appello contro i militanti Notav assolti dall’accusa di terrorismo, vicenda che ha visto in aula il procuratore generale Marcello Maddalena in persona alla prima udienza, sulla base di un ricorso dai toni rancorosi nei confronti della corte d’assise. Caselli era stato pg prima di Maddalena e prima ancora procuratore capo per poi tornare nello stesso incarico. Considerando che la procura generale è l’ufficio che sorveglia istituzionalmente la procura, c’è un conflitto di interessi spaventoso davanti al quale il Csm aveva chiuso entrambi gli occhi. Una sorta di ragion di Stato occulta. Come quella che c’è dietro lo schieramento favorevole all’alta velocità: dalle principali forze politiche, alle imprese, alle banche che controllano direttamente o indirettamente i giornali.

Intanto gli appalti del Tav sembfrano gli unici onesti e trasparenti in un paese che brulica di inchieste sulla corruzione. Chi dovrebbe indagare non vuole rompere il giocattolo per carità di patria. E’ un po’ come la moratoria delle indagini su Expo in procura a Milano per non distrurbare il manovratore, l’evento in corso. Con tanti saluti all’esercizio obbligatorio dell’azione penale, buono da sventolare nei convegni e nei comunicati stampa, al fine di prendere per i fondelli un intero paese (frank cimini)

Pm: 8 mesi a Erri De Luca. A tutela di Tav banche e “sistema”

Erri De Luca ha istigato a commettere sabotaggi ai danni del treno a alta velocità e per questo deve essere condannato a 8 mesi carcere. Il pm torinese Antonio Rinaudo, già protagonista della causa persa sulla finalità di terrorismo contestata alle manifestazioni NoTav, non si smentisce. Aggiunge di chiedere una pena non alta per il comportamento processuale dell’imputato che non si è sottratto alle domande. Bontà sua. Per sua eccellenza in toga sottrarsi alle domande è una specie di reato.

La volontà censoria dell’accusa è evidente. Sul Tav deve trionfare il pensiero unico. Perché la procura agisce, non solo in questo processo, a tutela di un’opera dannosa, violentatrice del territorio, devastante, ma allo stesso tempo capace di muovere un sacco di soldi per un grande affare in cui c’è la regìa delle banche che direttamente o indirettamente controllano i giornaloni. E quindi “chi tocca il Tav muore”. Non c’è spazio per altre idee.

Il sistema nel suo complesso anche al fine di riprodurre potere di quell’opera ritiene di avere necessità assoluta. La magistratura non solo si adegua ma è ben contenta di tutelarla. Basta ricordare che gli appalti del Tav appaiono gli unici onesti e trasparenti, mai scalfiti da un’inchiesta seria. Tutte le attenzioni investigative sono riservate a chi protesta, al punto che un compressore rotto nel cantiere di Chiomonte è diventato una sorta di rapimento Moro, stando al teorema Caselli, finora sconfessato da corte d’assise e per ben due volte dalla Cassazione.

Ora a farne le spese dovrebbe essere Erri De Luca, colpevole d’aver detto che il re è nudo. Tutti i partiti sono per il Tav. Insieme ai poteri forti spesso evocati a sproposito in questo “strano” paese, ma non è questo il caso. Anzi. (frank cimini)

“A cosa serve il carcere? A niente”. Il libro di Ricciardi

 

 

 

“Bisogna ‘reinserirsi’ tramite il lavoro, dicono, ma se il lavoro lo cercavi prima e non lo trovavi oppure quello che trovavi faceva schifo e per questo hai ‘infranto la legge’ che si fa? Si ricomincia da capo? Istituzioni locali, associazione e cooperative si affannano a progettare lavori per i detenuti perché, dicono, col lavoro, una volta usciti, non si torna a delinquere. Ma mi domando: tanto entusiasmo per l’inclusione sociale e lavorativa per chi finisce in carcere, perché non lo si mette in pratica prima che quei ragazzi costretti alla disoccupazione si rivolgano a pratiche illegali?”. Salvatore Ricciardi, ex ergastolano condannato per fatti connessi al tentativo di rivoluzione fallito tra gli anni ’70 e ’80, racconta la sua vita passata. “Cos’è il carcere? Vademecum di resistenza” è il titolo del libro editato da “Derive e approdi”, 125 pagine con la prefazione di Erri De Luca: ” Come un mal di denti torna nelle pagine di questo libro la domanda: a che serve? Con tutta l’esperienza accumulata e con l’addestramento che trasmette, la risposta non ci solleva dal grado zero sul livello del niente”.

“Cosa vuol dire ‘riportare il carcere alla legalità? Quale legalità? Le leggi esistenti sono nel loro insieme la legalità, sennò che altro sono? Abbiamo fatto cose non previste dalle leggi, vietate, illegali per dare una spinta alla modificazione delle regole in senso più inclusivo e aperto, perchè ogni pensiero critico ma anche ogni pensiero in sè si sviluppa fuori dalle legge altrimenti è qualcosa di stagnante, non è un pensiero”, scrive Ricciardi per impersonare lo scetticismo cosmico sulla possibilità di “riformare” il carcere, afferma che non è vero che il carcere è meno violento di prima. Muoiono 200 detenuti l’anno, 60 per suicidio. “Il cosiddetto carcere violento, quello delle rivolte, non registrava una strage delle dimensioni del carcere pacificato che ha triplicato i suicidi… Il suicidio è l’unica cosa che puoi fare in carcere senza dover compilare la perenne ‘domandina’”.

Salvatore Ricciardi è spietato con se stesso: “Questa è la mia storia e non uso la mia storia per sentirmi vittima del sistema anche perchè non mi ritengo vittima perchè le mie sono sempre state scelte di vita. Non me le ha imposte lo Stato nè la società. Sono scelte legate per ragioni economiche….”.

E’ un libro che invita a riflettere. Con Adriano Sofri avrebbero dovuto invitare anche Ricciardi a quella famosa riunione ministeriale sul carcere alla quale l’ex leader di Lotta Continua decise di non partecipare per evitare che una polemica già assurda si allargasse ancora in un paese devastato da decenni di “emergenze” diventate prassi di governo, dove il carcere viene usato come discarica sociale e al fine di regolare lo scontro politico. E dove l’opinione pubblica cosiddetta troppo spesso sembra più forcaiola dei magistrati, delle forze dell’ordine, dei politici (quando non sono loro a essere toccati) e dei media. (frank cimini)

‘Cos’è il carcere? Vademecum di resistenza’ di Salvatore Ricciardi. Editore Derive e Approdi, 125 pagg, 12 euro

 

 

Erri De Luca, ecco perché uno scrittore non può essere accusato di istigazione

“Recentemente si è tenuta avanti al Tribunale di Torino la prima udienza che vede imputato il noto scrittore Erri De Luca per alcune affermazioni contenute in una intervista rilasciata dallo stesso ad Huffington Post a proposito della attività di sabotaggio in corso da anni in Val di Susa contro la costruzione della linea alta velocità.

Il processo scaturisce dalla denuncia presentata da una impresa costruttrice, e che la Procura di Torino, con il succesivo avallo del Giudice della Udienza preliminare, ha ritenuto di qualificare ai sensi dell’art. 414 del Codice Penale che punisce con pena da 1 a 5 anni “chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più delitti”.

Al di là dell’ evidente eclatanza dell’ iniziativa, non si riscontrano in epoca recente analoghi casi di scrittori mandati “alla sbarra” come istigatori per avere espresso una opinione, qualsivoglia essa sia , qualche considerazione giuridica sulla fattispecie penale contestata si impone. Continua a leggere