Ivan Scalfarotto come Adolf Hitler per le sue politiche a tutela dei diritti civili. C’è anche questo nell’abisso della rete, nel canale Mary Tube “consacrato a Maria Regina della Pace e Madre della Verità per l’evangelizzazione attraverso il mezzo video”. Chi ha postato quel video, Ivan R., 44 anni, sarà processato dal Tribunale di Parma il prossimo 28 novembre per diffamazione aggravata, su denuncia del parlamentare del Pd, assistito dall’avvocato Davide Steccanella. Nel filmato pubblicato l’8 luglio 2015, si vede la foto di Scalfarotto, seguita nel fotogramma successivo da quella del dittatore e poi dalla frase: “La storia tende a ripetersi. Il male assume nuove forme per imporre la dittatura di una ideologia. Le ideologie vanno sempre imposte fin dalla più tenere età”. Nella querela, il politico definisce il video, intitolato ‘Stop ideologia gender, colonizzazione ideologica’, “una gravissima offesa a dir poco infamante a fronte di una pubblica comparazione con colui che è considerato probabilmente il più feroce dittatore della storia umana e per di più con quell’odioso insistente richiamo alla tutela infranta dei bambini”. Sottolinea, inoltre, anche il suo impegno per i diritti civili “in ragione del quale ho dovuto subire in questi anni numerosi attacchi alla mia persona”. Il filmato e mostra “anche immagini di bambine e bambini durante la tristemente nota ‘Hitler jugend’”. (manuela d’alessandro)
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Se la caccia al pm volpe può diventare una battaglia per i diritti
Nei torridi corridoi del Tribunale di Milano è in corso da settimane la ‘caccia alla volpe’. La curiosità corre anche sui telefoni di chi questo posto lo batte ogni giorno: “Sai chi è la volpe?”, è il tam – tam tra avvocati, magistrati e giornalisti. Il ‘safari’ è cominciato il 4 luglio quando il quotidiano ‘Il Giornale’ ha pubblicato la notizia di un pubblico ministero a cui sono stati chiesti dalla polizia i documenti durante un blitz anti – droga in un elegante club gay cittadino mentre era in corso una festa. L’identificazione non è stata immediata perché il magistrato ha dovuto riprendere panni umani spogliandosi dal travestimento da volpe a due code.
Il pubblico ministero zoomorfo è estraneo allo spaccio di droga e non ha nulla a che spartire con la sospensione della licenza al locale. La notizia è stata confermata da fonti investigative dopo che la sua pubblicazione ha fatto arrabbiare parecchio il Questore, a sua volta ora a caccia degli agenti ‘spioni’. Il nome della ‘volpe’ non è stato pubblicato alimentando una curiosità morbosa tra gli abitanti del Palazzo. Anche il vicepremier e Ministro degli Interni Matteo Salvini ha espresso a una cronista la volontà di sapere chi si celasse dietro il peloso mascheramento. Nel clima da ‘sotto l’ombrellone’ di questi giorni, il dibattito è aperto, con tratti anche surreali: è giusto che un pubblico ministero assuma fogge volpine in ambienti promiscui? Si pone così in una posizione di eventuale ricattabilità? In un Paese bigotto come il nostro, nonostante i progressi degli ultimi anni, il pm canide potrebbe forse scrivere una pagina importante nei diritti civili perché sotto sotto, anche in una città illuminata come Milano, sembra che quello che inquieta di questa vicenda sia anche l’orientamento sessuale della toga. Basterebbe un comunicato: “Sì, la volpe sono io. Anche un magistrato gay ha diritto a divertirsi, qual è il problema?”. Invece temiamo che l’occasione sarà perduta e non tanto per amore della riservatezza ma soprattutto per il timore del pubblico ministero di andare incontro a ripercussioni sulla sua carriera. Ma le battaglie per i diritti si possono vincere solo a volto scoperto e senza abbassare la coda.
(manuela d’alessandro)