giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

“Ci avete scippato i giornalisti”, ‘Libero’ porta in Tribunale ‘La Verità’

“Lei è uno dei migliori giornalisti?”. Claudio Antonelli, cronista della ‘Verità’, stamattina è entrato nel  Tribunale di  Milano pensando a come rispondere a questo ingombrante quesito. I “migliori giornalisti” sono quelli che il quotidiano ‘Libero’ lamenta di essersi visto scippare dai concorrenti del ‘Giornale’ prima e  della ‘Verità’, poi, che quanto a vendita di copie se la passano decisamente meglio. Forse anche perché possono fregiarsi delle brillanti firme transfughe.

E’ una causa bizzarra e per certi versi incredibile nel mondo del giornalismo quella che, a quanto risulta a ‘Giustiziami’,  si sta giocando in tempi diversi ma con contenuti identici, davanti ai giudici civili milanesi della sezione ‘Imprese e Lavoro’.

Una prima sentenza ha già dato ragione al ‘Giornale’ e costretto ‘Libero’, che ha comunque fatto ricorso in appello, a sborsare una somma cospicua quantificata da una fonte in 120mila euro. Tra le firme sbarcate nel quotidiano che fu di Indro Montanelli figurano i capi della Cultura e degli Spettacoli, rispettivamente Alessandro Gnocchi e Valeria Braghieri.

E’ in corso la sfida tra ‘Libero’ e ‘La Verità’, il quotidiano di Maurizio Belpietro che ha portato via al primo un bel po’ di lettori dell’area di centrodestra, assestandogli un colpo micidiale in un momento già poco felice.  Addirittura, il giornale fondato e diretto da Vittorio Feltri contesta ai rivali di avvalersi di cronisti che continuano a occuparsi degli stessi temi, attingendo ad esperienze e fonti acquisite quando stavano a ‘Libero’. Tra questi, oltre ad Antonelli, il giornalista d’inchiesta Giacomo Amadori.

Insomma, un caso di ‘concorrenza sleale’ per ‘Libero, che invoca  l’articolo 2598 del codice civile la cui violazione è prevista anche per chi “compie atti idonei a creare confusione con i prodotti e con l’attività di un concorrente”. ‘Libero’ si è scoperto poco liberista. (manuela d’alessandro)

UberPop? Peggio di un tassista abusivo, parola di giudice

UberPop, con la sua bella app colorata  e quell’aria tecno – frizzante, in fondo è come e pure peggio di quei tassisti abusivi che in alcune città, soprattutto al sud, ti avvicinano all’aeroporto con sguardo furtivo per offrirti un ‘passaggio’ a prezzi modici.
Questa almeno è l’immagine che ne esce dall’ordinanza con la quale il giudice di Milano Claudio Marangoni sospende il servizio che permette a chiunque, senza licenza, di scarrozzare per la città improvvisati clienti.

Un fenomeno abusivo 

Il servizio UberPop, scrive il magistrato che ha accolto il ricorso per concorrenza sleale presentato dalle associazioni dei tassisti,  ha determinato “un vero e proprio salto di qualita’ nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo”. “Prima dell’introduzione di tale app – spiega – i soggetti privi di licenza avevano un circoscritto perimetro di attività e di possibilità di contatto con gli utenti, sostanzialmente a livello di contatto personale, menre UberPop consente in tutta evidenza un incremento nemmeno lontanamente paragonabile al numero di soggetti privi di licenza che si dedicano all’attivita’ analoga a quella di un taxi, e parallelamente un’analoga maggiore possibilita’ di contatto con la potenziale utenza, cosi’ determinando un vero e proprio salto di qualita’ nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo”. Continua a leggere