giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Cimini va in pensione e offre al Cav un posto per l’affidamento in prova

E’ la vera parola d’ordine della sala stampa del Palazzo di Giustizia di Milano: “Come ce l’hai?”. E non c’è giornalista che entrando nell’insalubre stanzetta al terzo piano del palazzaccio non si senta rivolgere almeno una volta (ma il mantra può essere ripetuto all’infinito) la fatidica domanda: “Come ce l’hai?”. La risposta, ovviamente, è variabile ma obbligata, sia che l’interpellato sia maschio o femmina. Perché la domanda ha un solo, unico e irripetibile protagonista: Frank Cimini, barbuta e pelosa istituzione del mondo giornalistico del palazzaccio che dopo 37 anni di onorata carriera, domani va in pensione.

Un duro colpo per l’umanità varia e dolente che pullula all’ombra degli incombenti marmi piacentiniani dove, talvolta, risuonano le omeriche risate di Frank, squarci di comica umanità in uno dei luoghi di “dolore” più temuti della città e, ogni tanto, dall’intero Paese. Senza medaglie, titoli e cerimonie, Frank, 60 anni compiuti a luglio in quel di Ginostra con una festa sotto il vulcano da fare impallidire Hollywood, chiude in bellezza decidendo per la prima volta in vita sua di rilasciare una piccante intervista, condotta collettivamente da alcuni colleghi della sala stampa, a questo sito che lui stesso, in un impeto di generosità testamentaria, ha contribuito a creare. Con l’avvertenza che si tratta, naturalmente, di un’intervista vietata ai minori….

Allora, Frank, questa volta la domanda te la facciamo noi: come ce l’hai?
“Barzotto!”
Perché?
“Mah non so…comunque sono contento di andare in pensione”.
Ti ricordi quando sei arrivato a Palazzo?
“Tra il 1976 e il 1977. Prima facevo il ferroviere e il praticante al Manifesto. Siccome non avevo la maturità, ho dovuto passare un esame di cultura generale per accedere al praticantato. All’orale rischiai la bocciatura dicendo che Danzica mi ricordava solo lo sciopero degli operai polacchi del 1971″.
Com’era la sala stampa allora?
“C’era sempre questo grande tavolo nero e il bellissimo telefono di bachelite da cui si chiamava per dare le notizie, poi qualcuno se l’è rubato. Il clima tra i giornalisti era competitivo, come sempre qua dentro”. Continua a leggere