giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Giambellino, la fretta dell’immediato tradisce il pm che chiede tempo

E’ stata la fretta di celebrare il processo con rito immediato a tradire la procura nella vicenda del processo a 9 militanti del ‘comitato per la casa del Giambellino’ accusati di associazione per delinquere finalizzata alle occupazioni abusive, resistenza a pubblico ufficiale durante gli sgomberi e danneggiamenti. Dopo aver ascoltato le eccezioni delle difese che chiedevano la nullità del rinvio a giudizio immediato e quella del decreto autorizzativo delle intercettazioni il pm Piero Basilone ha chiesto tempo per replicare e i giudici della quarta sezione penale del Tribunale hanno rinviato tutto al 7 maggio.

Il rischio forte è che gli atti tornino in procura per la chiusura delle indagini la richiesta di rinvio a giudizio con rito ordinario e l’approdo all’udienza preliminare. Per non perdere un mese di tempo la procura, al cui interno qualcuno aveva espresso perplessità sulla scelta del rito immediato, ora rischia di perdere un anno.

Il giudizio immediato era stato disposto anche per le accuse non contestate a livello di misura cautelare (arresti domiciliari poi revocati) come l’occupazione abusiva di immobili e a questo punto, secondo la difesa, o si separano i procedimenti a seconda delle imputazioni oppure al fine di tenere tutto insieme “come sarebbe molto più giustificato” si ritorna indietro.

Gli avvocati, a proposito del decreto autorizzativo delle intercettazioni,  inoltre chiedono che gli atti vengano mandati alla corte europea per stabilire se un’associazione per delinquere del tipo di quella ipotizzata possa essere equiparata alla criminalità organizzata. I legali hanno ricordato come la stessa procura abbia ammesso che gli imputati non agirono per ragioni di speculazione economica ma solo al fine di avere consenso nel quartiere. L’avvocato Giuseppe Pelazza ha parlato di “un’associazione per delinquere finalizzata a occupare case che l’Aler non assegna e lascia decadere”. In una metropoli si può ricordare dove ci sono migliaia di appartamenti privati sfitti e dove cresce la fame di abitazioni. Con la magistratura che ritiene di intervenire su chi cerca di risolvere un grave problema sociale aiutando chi la casa non ce l’ha. La magistratura il giorno degli arresti si era presa gli applausi di quasi tutta la politica. Una politica che sulla mancanza di case fa nulla. A cominciare dal Comune che però ha avuto il buon gusto di non chiedere di costituirsi parte civile contro i 9 imputati. Si è costituita invece l’Aler che la faccia tosta ce l’ha. (frank cimini)

Processato per avere preso la parola durante un’occupazione

Si può essere processati per avere parlato durante un presidio di protesta contro una legge. E, per fortuna, assolti ‘perché il fatto non costituisce reato’.

E’ successo a un giovane peruviano di 29 anni accusato di ”avere preso la parola, anche con uso di un megafono, svolgendo attività di ‘speakeraggio‘ nel corso di riunione pubblica non autorizzata, partecipata dal ‘Comitato Abitanti di San Siro’ e dal ‘Movimento Asia’ svoltasi all’interno ed all’esterno della sede del Consiglio Regionale della Lombardia il 4 febbraio 2016″. La norma di riferimento, citata nel capo d’imputazione, e’ l’articolo 18 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza che disciplina le modalità di promozione delle riunioni in luogo pubblico o aperto al pubblico. I manifestanti avevano occupato l’ingresso del Pirellone per protestare contro la legge regionale di riordino dell’Aler e del settore case popolari. “L’accusa ha sbagliato a scrivere il capo d’imputazione, non esiste il reato di ‘prendere parola’”, spiega l’avvocato Mirko Mazzali, legale dell’imputato per il quale il vice procuratore onorario aveva tuttavia chiesto la condanna a un mese di carcere. (manuela d’alessandro)