giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Battisti: cercatevi un altro mostro da esibire

Appena trasferito nel carcere di Rossano in regime di alta sorveglianza in una situazione “ancora più feroce rispetto a Oristano” Cesare Battisti oltre a denunciare la presenza nella stessa prigione di fondamentalisti islamici pericolosi per la sua incolumità lancia in una lettera ai suoi avvocati un messaggio ben preciso.”A coloro che non possono farne a meno consiglio di trovarsi un altro mostro da esibire“ sono le sue parole.

Battisi nella lettera ai legali scrive di essersi assunto più colpe del dovuto “in un segno di pace e di compassione per tutte le vittime di un conflitto che ha creato un frattura sociale. Mi sono fidato così come gli avvocati e ci sono state alcune voci garantiste anche dentro le istituzioni. Purtroppo la risposta dello Stato è stata micidiale. Seppellito prima venti mesi a Oristano e poi indispettiti dallo sciopero della fame mi precipitano nell’isolamento di Guantanamo Calabro dove mi aspetta un isolamento indefinito”.

Battisti ammalato di diabete praticamente impossibilitato a mangiare i grassi della dieta carceraria aveva chiesto già a Oristano di potersi cucinare pietanze più leggere come il riso in bianco. Ma il tipo di sorveglianza alla quale è sottoposto sembra non permetterglielo.

”Ecco cosa riserva lo Stato a chi si è detto disponibile affinché si potesse superare un conflitto armato sepolto da più di 40 anni di reticenze istituzionali e di disinformazione – aggiunge Battisti che deve scontare 4 ergastoli e che si vede protrarre un isolamento diurno che avrebbe dovuto essere di sei mesi secondo le sentenze – uno Stato forte sa e deve discernere il buio dalla luce. Purtroppo si ricorre agli antichi metodi che non fanno di certo onore a una democrazia del secolo XXI”.

Fonti del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria si limitano a dire di non avere riscontri di pericoli per Battisti da parte di fondamentalisti islamici. I legali del detenuto ribadiscono di volere risposte dalle autorita’. Insomma la possibilità di farsi con le proprie mani un riso in bianco al fine di salvaguardare la salute non dovrebbe essere un pericolo per le istituzioni. Anche se si tratta del detenuto che il giorno dell’estradizione un paio di ministri di questa Repubblica si divertirono a riprendere con gli iPhone per esibire il mostro. Battisti adesso dice per quel ruolo di cercare qualcun altro (frank cimini)

Solidarietà ai detenuti come terrorismo? Cassazione il 3/11

Un elenco di azioni di modesto allarme sociale danneggiamenti imbrattamenti reati contravvenzionali affissioni di manifesti tutte realizzate nell’ambito di una generalizzata campagna di solidarietà ai detenuti possono essere assimilabili ai delitti contro la personalità dello Stato al terrorismo? È la domanda alla quale è chiamata a rispondere la Cassazione che il prossimo 3 novembre discuterà il ricorso contro gli arresti di un gruppo di anarchici avvenuti a Roma a giugno scorso e poi confermati dal Riesame che secondo i difensori sarebbe andato oltre la stessa motivazione del gip che aveva emesso le misure cautelari.

Nel ricorso a tutela dell’indagata Francesca Cerrone l’avvocato Ettore Grenci ricorda che era stata proprio la Suprema Corte in passato a precisare che “la semplice idea eversiva non accompagnata da propositi concreti e attuali di violenza non vale a realizzare il reato ricevendo tutela proprio dall’assetto costituzionale che essa mira a travolgere”.

Il gip prima e il Riesame poi avevano aderito a quella parte della giurisprudenza che considera la fattispecie di reato il pericolo presunto dove alla configurabilità non è richiesto un evento naturalisticamente inteso ma una mera messa in pericolo del bene giuridico tutelato.

La Cassazione comunque aveva precisato che non qualsiasi azione violenta può farsi rientrare nel concetto di eversione ma solo quella che miri al sovvertimento dei principi fondamentali che formano il nucleo intangibile dell’assetto ordinamentale.

Per i difensori il Riesame avrebbe finito per valorizzare unicamente il presunto “contesto” in cui il gruppo avrebbe agito ovvero l’adesione ideologica degli indagati all’anarchismo. Il Riesame avrebbe valorizzato oltre misura il presunto legame esistente tra alcuni indagati e Alfredo Cospito esponente del Fai da tempo detenuto.

Manifestazioni non autorizzate, riunioni, imbrattamenti  e diffusione di volantini assurgono  a gravi danni per il paese. Si tratta di una vicenda analoga a quella degli arresti di Bologna che però erano stati annullati dal Riesame e che saranno esaminati dalla Cassazione su richiesta della procura del capoluogo emiliano.

Va ricordato che in tutta Italia in concomitanza con la diffusione  del Covid-19 ci sono state diverse manifestazioni in solidarietà con i detenuti che hanno visto aumentare i rischi per la loro salute. Di pari passo c’è stata una intensificata attività investigativa tendente a mettere in discussione il diritto a manifestare intorno alle carceri e a reprimere l’area anarchica.

Gli avvocati nel ricorso denunciano che da parte del Riesame si esaspera la logica anticipatoriadella tutela penale comunemente sottesa ai reati di pericolo portandoa un parossismo insostenibile la limitazione dei diritti fondamental di elaborazione e manifestazione del pensiero critico in una società democratica. (frank cimini)

 

Sulle piste anarchiche giudici fantasiosi

L’istigazione per un fatto del passato non si era mai sentita in un capo di imputazione. La lacuna è stata colmata con discreta fantasia dal gip di Roma che aveva firmato l’ordine di custodia cautelare per associazione sovversiva finalizzata al terrorismo a carico di Francesca Cerrone militante anarchica arrestata in Francia e estradata nei giorni scorsi.

L’ordinanza di arresto è stata impugnata dal difensore Ettore Grenci davanti al Riesame dove sarà discussa dopodomani 30 luglio. “Se l’istituzione guarda necessariamente al futuro non si potrà certamente porre in relazione la stessa ad un fatto del passato” scrive il legale nel ricorso.

Si parla dell’attentato alla caserma dei carabinieri di Roma San Giovanni. “Non può certo sfuggire il dato temporale – si legge nel ricorso – l’episodio si è verificato il 2 dicembre 2017  ben dieci mesi prima della presunta pubblicazione e diffusione del documento ‘Dire e se dire’”.

Il documento anonimo “Dire e se dire”  ad avviso del legale “compie un’analisi politica che si inserisce nella cornice di un radicale pensiero libertario dal piu ampio respiro che non pare il alcun modo collegato a specifici episodi ne’ dare sollecitazioni concrete e attuali sul compiere azioni che abbiano quella particolare caratterizzazione terroristica o eversiva richiesta dalla norma e dallo stesso capo di accusa”.

Per la difesa i singoli reati scopo attengono a condotte delittuose di marginale allarme sociale per lo più connessi a delitti contro il patrimonio se non addirittura contravvenzionali.

”È  davvero inspiegabile come si possa realisticamente immaginare che una scritta o un volantino affisso su un muro una manifestazione non autorizzata il lancio di un petardo possano definirsi azioni in grado di porre in pericolo le fondamenta di uno stato democratico” aggiunge il difensore.

L’operazione che a Roma aveva portato all’arresto degli anarchici dei quali solo uno liberato dal Riesame per insussistenza delle esigenze cautelari ruota intorno alla solidarietà per i detenuti e alla campagna di contestazione del carcere come istituzione. Si tratta di un blitz “gemello” di quello di maggio scorso a Bologna dove però le accuse erano state azzerate dal Riesame. Nella capitale era andata diversamente. Adesso c’è la “coda“ della militante arrestata in Francia mentre a metà agosto si conosceranno le motivazi9ni in base alle quali era stata confermata la detenzione degli altri arrestati. (frank cimini)

Quando le botte ai detenuti sono ignorate dai giudici

“I segni sul corpo del detenuto Fallanca vennero rilevati  anche dal medico del carcere dottor Manenti che lo visitò al ritorno dall’udienza… La visita avvenne alla presenza degli stessi poliziotti della penitenziaria dai quali il recluso sosteneva di aver  ricevuto abusi. Purtroppo il presidente invece di raccoglierne doverosamente la denuncia lo interruppe e lo fece cacciare dall’aula. Si tratta di una ricostruzione altamente credibile risultante da prove assunte nel contraddittorio tra le parti. Lo stesso Falanca aveva denunciato i fatti in una lettera dal carcere”.

A ricordare i fatti del novembre 2018  è l’avvocato Eugenio Losco in una istanza al Riesame di Roma dove il legale aveva fatto ricorso contro l’arresto del suo assistito militante anarchico che nell’occasione sarà l’unico scarcerato per insussistenza delle esigenze cautelari di un gruppo al quale si contesta l’associazione sovversiva finalizzata al terrorismo. Tutti gli altri si sono visti confermare la detenzione.

L’aggressione a Falanca era avvenuta durante una precedente detenzione. Il presidente del Tribunale di Firenze sbottava: “Fallanca si tratta di una questione che esula dagli atti processuali”. “Ma riguarda la mia custodia cautelare sono stato aggradito da più di dieci persone” la replica dell’imputato detenuto. Il pubblico presente rumoreggia, il presidente fa sgomberare l’aula è espelle Falanca. Due imputati a piede libero lasciano anche loro il processo per solidarietà con Fallanca.

In tempi di abusi su persone arrestate da parte delle forze di polizia vale la pena di ricordare l’episodio per far capire che appare molto difficile in casi del genere avere tutela dalle istituzioni e da chi dovrebbe garantire la legalità in tutti i sensi. Ci sono avvocati che ormai sconsigliano i proprio assistiti di denunciare ”gli abusi minori” anche perché il rischio di essere incriminati per calunnia è molto alto.

Fallanca ha inoltre ricordato di essere stato scortato in seguito dagli stessi agenti della polizia penitenziaria che aveva cercato di denunciare. (Frank Cimini)

Anarchici, perché il Riesame ha bocciato pm Dambruoso

“Non sono enucleabili incitamenti alla commissione di reati rivolti ai loro lettori trattandosi di documenti che esprimono spesso ricorrendo a meri slogan posizioni radicalmente critiche proprie dei gruppi cosiddetti antagonisti verso le politiche migratorie senza però trascendere nell’istigazione a delinquere”.  È questo dei tanti passaggi in cui il Riesame di Bologna boccia su tutta la linea il pm Stefano Dambruoso e il gip che con la richiesta della procura aveva fatto copia e incolla arrestando        7 anarchici accusati di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo. Tutti scarcerati appunto dal Riesame il 30 maggio dopo tre settimane di detenzione.

Adesso sono state depositate le motivazioni in cui si sottolinea che i documenti scritti del gruppo “non contengono espressioni idonee a indurre i lettori a passare alle vie di fatto per realizzare gli obiettivi selezionati costituendo piuttosto tesi di programmazione di un’azione politica voora a porre in atto la cosiddetta controinformazione in vista di una futura aggregazione di soggetto sociali subalterni”.

I giudici affermano inoltre che l’incendio di un tetto collegato a un manufatto con alcuni ripetitori televisivi “non aveva messo in pericolo la pubblica incolumità“. Inoltre non era stato necessario nemmeno l’intervento dei pompieri.

Il Riesame ricorda inoltre che in relazione al detto incendio “considerando la pena edittale di due anni non è possibile disporre alcuna misura cautelare”.

E la solidarieta’ ad alcune persone detenute per fatti di terrorismo “non può essere ritenuta istigante a commettere atti violenti in quanto ci si limita a esortare gli aderenti al movimento a non abbassare la testa”.

Dalle motivazioni emerge quello che gli stessi inquirenti avevano detto in conferenza stampa parlando di arresti nell’ambito di una strategia di tipo preventivo in vista di disordini originati dalla crisi economica dovuta al diffondersi del corona virus. Insomma era un processo alle intenzioni.

Il Riesame ricorda che la Cassazione in materia di 270 bis, associazione sovversiva, fissa dei paletti molto concreti. Va detto che in materia il Riesame di Bologna la pensa all’esatto opposto di quello di Roma che di recente ha confermato tutti gli arresti di anarchici tranne uno e che spieghiera’  i motivi intorno a Ferragosto.

Al centro di entrambe le inchieste ci sono azioni di solidarietà con immigrati reclusi in strutture senza aver commesso reati e con detenuti mentre si continua a non sapere nulla dei motivi per cui nella prima decade di marzo 15 reclusi morirono nel corso di rivolte. L’unico dato certo al riguardo è che 34 detenuti saranno processati per devastazione a Milano. (frank Cimini)