giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il Ministero della Giustizia manda gli ex barellieri a fare i cancellieri e scoppia la rivolta

Saltano i nervi ai dipendenti della giustizia per la decisione del Ministro Andrea Orlando di supplire ai buchi nell’organico mandando nei tribunali personale della Croce Rossa in esubero. La surreale prospettiva di ex barellieri e autisti delle ambulanze trasformati in cancellieri ispira  la violenta reazione del ‘comitato lavoratori giustizia‘: “Ci vediamo letteralmente scavalcare da personale completamente sprovvisto delle competenze – si legge in una nota – (…) Evidenziamo che da parte dell’Amministrazione non vi è stata alcuna trasparenza. Non è chiaro chi e con quali criteri abbia operato l’inquadramento degli ex barellieri nel profilo professionale del cancelliere”.

A Milano sono tre i crocerossimi, un capitano e due sottufficiali della Croce Rossa militare in via di smantellamento, che dal primo settembre si chiedono smarriti nei corridoi del palazzo quale contributo potranno offrire alla dolente giustizia.

In tutto, informa il Comitato, dal primo settembre, sono “359 le unità provenienti da enti in esubero come le Province e la Croce Rossa, tra cui personale già inquadrato nella Croce Rossa italiana con mansioni di autista/ barelliere, per la maggior parte in possesso del titolo di studio in licenza media e inquadrato nei ruoli dell’amministrazione giudiziaria che prevedono collaborazione qualificata al magistrato, ruoli che vanno dall’assistente giudiziario al cancelliere al funzionario giudiziario”.

La rabbia è tale da addebitare futuri smacchi all’inserimento dei poveri crocerossini. “Oltre alla frustrazione per la negazione delle prospettive di carriera evidenziamo che l’intero servizio giustizia, lungi dal beneficiare di questi fallimentari innesti, subirà, a seguito dell’inserimento di personale non competente, ulteriori rallentamenti e disfunzioni dei quali, stando così le cose, non vogliamo essere ritenuti responsabili“.  (manuela d’alessandro)

Ligresti-Cancellieri-Cav, il Belpaese del ”tengo famiglia e pure amici”

Non si ferma la saga da ”amici miei” che vede coinvolto il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri per i suoi presunti rapporti con i Ligresti. Tanto che, proprio mentre il Guardasigilli incassa la fiducia del Parlamento malgrado i turbamenti del Pd su quelle telefonate con la compagna e il fratello di ‘Don’ Salvatore, da Milano esce ‘nero su bianco’ il virgolettato di un verbale dell’ingegnere di Paternò: racconta di quella volta che avrebbe raccomandato la vecchia amica a Berlusconi. Una ”segnalazione”, una spintarella, presunta, all’italiana.

E’ il 15 dicembre 2012. Il pm di Milano Luigi Orsi interroga Salvatore Ligresti in una tranche dell’inchiesta Fonsai, quella in cui è indagato per calunnia e corruzione anche l’ex presidente dell’Isvap, Giancarlo Giannini, che per 8 anni avrebbe chiuso un occhio sul gruppo assicurativo anche perché Ligresti gli aveva promesso, tramite Berlusconi, un posto all’Antitrust. E quando il pm gli chiede ”quanto spesso” gli sia ”capitato” di ”segnalare delle persone all’autorità politico-amministrativa”, l’ex patron di Fonsai si ricorda della sua vecchia conoscenza. ”Mi feci latore – ha spiegato – del desiderio dell’allora prefetto Cancellieri che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione”. E con chi si fece latore? Con il Cavaliere ovviamente, che c’entra sempre. Continua a leggere

Telefonate private dal Ministero, peculato per Cancellieri?

E se fosse il reato di peculato quello di cui dovrebbe essere accusata Anna Maria Cancellieri per la telefonata di solidarietà (“qualsiasi cosa io possa fare conta su di me”) alla compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni?

Alle 16 e 42 del 17 luglio 2013, giorno di arresti per la famiglia Ligresti, la Guardasigilli chiama dal numero del suo ufficio al Ministero della Giustizia (0668853233) la vecchia amica. Fin dalle prime battute, si capisce che è una conversazione privata ed è la stessa Ministra ad averlo dichiarato, quando ha spiegato anche in Parlamento che si trattava di una manifestazione di solidarietà. “Sono Anna Maria. Io sono mesi che ti voglio telefonare per dirti che ti voglio bene, la vita mi scorre in una maniera indegna. Ma oggi dico: ‘devo trovare il…’perché te lo devo dire, ti voglio bene, guarda (…)”.  Senza entrare nel merito dell’opportunità politica, è chiaro che Cancellieri alza la cornetta per esprimere un sentimento di vicinanza (“Non è giusto, non è giusto…” dice a più riprese il Ministro della Giustizia) alla sua amica ‘Lella’. “Con quella telefonata – spiegherà poi in Parlamento – volevo esprimere la mia solidarietà: le espressioni usate in quel contesto erano utili a manifestare empatia”. Continua a leggere

L’uomo ‘cavia’ in cella con Kabobo che ‘stava meglio’

Va premesso come punto di partenza e dato di fatto, appurato in esclusiva da Giustiziami.it, che quel povero detenuto non aveva il numero di telefono di Anna Maria, Cancellieri ovviamente. Non possiamo sapere, invece, cosa ha pensato quando ha scoperto che avrebbe condiviso una cella di San Vittore con Adam ‘Mada’ Kabobo, il ghanese che lo scorso maggio ha ucciso a colpi di piccone tre passanti a Milano, mentre tre riuscivano a salvarsi. Non avendo telefonate illustri da giocarsi, si sarà rincuorato quando qualcuno, magari di passaggio, gli ha detto ‘guarda che non è proprio matto, stai tranquillo’. Una perizia psichiatrica, d’altronde, solo qualche settimana fa aveva accertato che la persona che gli inquirenti descrivevano come un ‘meteorite’ caduto sulla Terra non era totalmente infermo di mente quando compiva una strage. Continua a leggere

Una telefonata al Ministro ti accorcia la vita in carcere?

Che il fine fosse nobile, aiutare una detenuta in difficoltà, non c’è dubbio. Ma che quella non fosse proprio una carcerata come  le altre, e non solo perché rampolla della dinastia dei Ligresti, il Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri non lo può negare. I verbali e le intercettazioni agli atti dell’inchiesta Fonsai di Torino che potete leggere nella sezione ‘Documenti’ raccontano di una storia imbarazzante per la Guardasigilli in cui si intrecciano affetti anche familiari – il figlio Piergiorgio ex top manager della compagnia assicurativa – e dichiarazioni quanto meno incaute per un’esponente del Governo.

Ci sono due puntate in questa vicenda. La prima risale al 17 luglio scorso, a poche ore dall’arresto di Giulia Ligresti, quando la Guardasigilli telefona alla sua ultraquarantennale amica Gabriella Fragni (vedi ‘Intercettazioni Cancellieri’ da pagina 797), compagna di Salvatore Ligresti, che piange. I toni sono accorati, sembrano persino travalicare un sentimento di solidarietà tra amici. “Qualsiasi cosa  possa fare conta su di me, non lo so cosa posso fare, sono veramente dispiaciuta” (…) “Se tu vieni a Roma, proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti, guarda non è giusto, non è giusto”. Non è giusto cosa? L’arresto di Salvatore Ligresti? Parla il Ministro della Giustizia.

Ed eccoci alla seconda ‘scena’, ambientata in agosto, con il contatto tra la Cancellieri  e i due vicecapi del Dap, il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria, quello che lei stessa definisce “un intervento umanitario assolutamente doveroso in considerazione del rischio connesso con la detenzione”. Facciamo parlare ancora il Ministro (‘Verbale Cancellieri, pagina 450): “Ho ricevuto una telefonata da Antonino Ligresti (fratello di Salvatore, ndr)  che conosco da molti anni  e mi ha riferito della sua preoccupazione per lo stato di salute della nipote Giulia la quale soffre di anoressia e rifiuta il cibo. In relazione a tale argomento ho sensibilizzato i due vice capi del Dap perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati”. Alcuni giorni dopo l’interessamento del Ministro, a Giulia Ligresti vengono concessi i domiciliari anche se dalla Procura di Torino assicurano che l’intervento del Guardasigilli è stato ininfluente. Resta l’innegabile trasporto (“Lui non se lo meritava”, dice la Fragni sull’arresto del compagno, “Lo so, lo so”, risponde il Ministro) con cui la Cancellieri si è spesa per questa detenuta fragile, figlia di amici di una vita, e sullo sfondo la figura del figlio Piergiorgio Peluso, chiamato a fare ‘pulizia’ in Fonsai e che, come potete leggere nei documenti, si confronta anche sulla vicenda giudiziaria in alcune telefonate con gli ex alti dirigenti del gruppo coinvolti nelle indagini. (manuela d’alessandro e roger ferrari)