giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Gli avvocati milanesi fanno un ‘film’ contro la prescrizione

 

Come sarebbe il processo penale dopo l’abrogazione sostanziale della prescrizione? I legali della Camera Penale di Milano rispondono con un breve video distopico  intitolato ’3001 Odissea nel Processo‘, visibile sulla loro pagina Facebook, la cui prima scena è quella dell’esercito coreano.  “Un’immagine scelta per far capire quali possono essere gli esiti del giustizialismo”, afferma l’avvocato Matteo Picotti, tra gli autori del ‘film’ girato in occasione dell’astensione dei penalisti da oggi a venerdì.  Il ‘corto’, che si annuncia come “basato su fatti realmente accaduti,” immagina cosa accadrebbe con lo stop dello scorrere del tempo dopo il primo grado di giudizio auspicato dal Governo a guida Lega – 5 Stelle. “Nel 2020 d. C. eliminarono la prescrizione, dopo la riforma i processi durarono una vita e nel 3001 d.C. ogni cittadino aveva un processo infinito”, le scritte sovrapposte alle scene, tra cui quella di una piazza con folla urlante, la Statua della Libertà e riferimenti al romanzo di George Orwell ’1984′. In sottofondo musiche di grande pathos a enfatizzare la delicatezza del momento. Infine un cartello funerario firmato dagli avvocati annuncia che “dopo una lunga e penosa malattia si è spenta tra atroci sofferenze la giustizia”. Titoli di coda con ruoli e nomi nella produzione dell’opera, tra cui quello della regista Monica Gambirasio, la presidente della Camera Penale di Milano ‘Gian Domenico Pisapia’, nel cui distretto sono comprese anche comprende Como, Lecco, Pavia, Sondrio, Varese, Monza e Busto Arsizio. “Abbiamo voluto lanciare una provocazione”, spiega Picotti, il giovane legale che ha montato l’opera – che si rifà a intuizioni già avute da registi e intellettuali sulle estreme conseguenze che può avere questa riforma. Non abbiamo inventato nulla”.

(manuela d’alessandro)

 

Tutti insieme a Opera per abolire l’ergastolo ostativo

 

Si è svolto nel teatro del carcere di Opera, alla presenza di detenuti, studenti, operatori, un convegno sul tema dell’ergastolo ostativo.

L’ergastolo ostativo è l’ergastolo “vero”, quello che, nonostante la buona condotta, nonostante il cambiamento che anche le neuroscienze ritengono inevitabile nella mente di qualsiasi persona dopo oltre venti anni, mantiene fede alla terribile promessa scritta sulla copertina dello stato di esecuzione: fine pena 31/12/9999.

E proprio grazie al lavoro di un gruppo di “ergastolani senza scampo” (dal titolo del libro da poco pubblicato da alcuni di relatori del convegno, i professori Pugiotto e Galliani, insieme a uno di quegli ergastolani, Carmelo Musumeci), è stato possibile radunare per la discussione operatori di livello elevatissimo, con l’ambizione di formulare una proposta condivisa per superare quello che è stato unanimemente definito un istituto contro la costituzione e comunque contro i principi di civilità di uno stato moderno.

Nella mattinata, l’avv. Maria Brucale della Camera Penale di Roma e il prof. Mauro Palma, presidente dell’Ufficio del Garante nazionale delle persone private della libertà personale, hanno illustrato che cosa sia l’ergastolo ostativo e quali siano le sue criticità. I prof. Andrea Pugiotto e Davide Galliani hanno analizzato i suoi profili di incostituzionalità, e gli standard di tutela ricavabili dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e il dott. Roberto Chenal, giurista alla Corte europea, ha chiarito quali siano i poteri, i precedenti della Corte EDU e la valenza dei principi CEDU.

Il pomeriggio è stato introdotto dalla presentazione del trailer del docufilm “Spes contra spem”, girato proprio ad Opera da Ambrogio Crespi, presente insieme a Rita Bernardini dei Radicali italiani.

Di seguito gli ergastolani hanno presentato il lavoro messo a punto in una serie di incontri da noi coordinati la scorsa estate, insieme con il dott. Siciliano, direttore del carcere. Hanno preso la parola anche tre persone del gruppo, che, con forte emozione, hanno cercato di spiegare il percorso portato avanti in quest’ultimo anno.

Infine, coordinati da Salvatore Scuto, hanno preso la parola operatori di diversissima provenienza, i quali, sebbene da punti di vista differenti, hanno espresso la comune posizione di contrarietà all’attuale sistema:  Roberto Pennisi, sostituto procuratore presso la Procura nazionale antimafia, Marcello Bortolato, magistrato di sorveglianza, Riccardo Polidoro, avvocato e responsabile dell’osservatorio carcere UCPI, Elisabetta Zamparutti, del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, Laura Vaira, criminologa, Luigi Pagano, Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Enza Bruno Bossio, parlamentare.

Il convegno si è concluso con l’impegno a non lasciare soli gli ergastolani senza scampo e a cercare proposte condivise ed accettabili da parte della politica.

Valentina Alberta

Antonella Calcaterra

Camera Penale di Milano

In carcere con una grave cirrosi, muore 5 giorni dopo l’arresto

 

Pericoloso, così pericoloso perché trovato in possesso di un’arma da meritare il carcere, nonostante la difesa avesse implorato di lasciarlo libero perché soffriva di una grave forma di cirrosi epatica.

S.R., che aveva precedenti per reati non gravi, è stato rinchiuso venerdì, sabato e domenica in cella. Sempre più sofferente, con la malattia che gli mangiava il fegato e la vita, finché lunedì è stato autorizzato il colloquio coi familiari e revocata la custodia cautelare “perché a fronte di tale sopravvenuto stato di morbilità sono venute meno le esigenze che giustificavano l’adozione della misura”.

Ieri mattina, è morto. Ne dà notizia la camera penale di Milano che denuncia “l’ennesima vittima di un sistema processuale che consente l’abuso della misura cautelare custodiale, l’ennesima vita umana, uguale a quella di coloro che la perdono in fondo al mare, durante i viaggi della speranza, alle vittime della strada, alle donne che cadono sotto la violenza degli amori assassini, uguale a qualunque altra vita umana”.

La legge che pure è  molto chiara e prevede il carcere solo in casi eccezionali quando ci sono severi motivi di salute viene disapplicata ” a causa dell’evidente resistenza culturale della magistratura a vedere limitato il proprio potere discrezionale nell’ottica di una riduzione della custodia cautelare”. Sono 18mila i detenuti in attesa di giudizio o mai condannati in primo grado, un numero enorme, non dissimile da quello precedente alla riforma del 2015 sulle misure cautelari che “ha introdotto aggettivi e avverbi volti a eliminare il potere discrezionale del giudice”. (manuela d’alessandro)

Camera Penale contro Anm, aprire il Tribunale è solo propaganda

Aprire le porte del Tribunale ai cittadini diffondendo numeri che dovrebbero esaltare l’efficienza della magistratura è “propaganda nemica della Giustizia” basata su “dati incompleti e parziali”.

In un acre  comunicato dal titolo ‘Questa casa non ha padroni’, la Camera Penale di Milano attacca l’iniziativa dell’Anm che oggi, nell’ambito della ‘Giornata per la Giustizia’, fa entrare chi vuole nel Palazzo progettato dal Piacentini per mostrare come funziona la giurisdizione.

“I Tribunali sono la casa della giustizia e la giustizia è di tutti”, rivendicano i legali. “Le porte del Tribunale sono per definizione aperte, è pleonastico aprirle per un solo giorno. Gli interessi dei cittadini debbono essere tutelati attraverso il corretto esercizio della funzione giurisdizionale nel pieno rispetto degli equilibri istituzionali”. I rappresentanti degli avvocati contestano in particolare i dati diffusi da Anm in questi giorni, anche, aggiungiamo noi, attraverso gli schermi acquistati coi fondi Expo che mostrano le cifre della giustizia secondo la magistratura. Alle toghe che esaltano i giudici italiani come i più efficienti in Europa e lamentano i danni derivanti dalla prescrizione, rispondono così: “Le cause di rinvio delle udienze sono per il 77 per cento attribuibili a varie disfunzioni degli uffici non addebitabili all’esercizio della funzione difensiva”; “lo Stato ha circa 400 milioni di euro di debito per la lentezza dei procedimenti”; “la grandissima parte delle prescrizioni matura nella fase delle indagini preliminari, quando la difesa non interviene in alcun modo. Il numero delle prescrizioni è in costante calo”. Anche alcuni magistrati avevano espresso perplessità per il ruolo di anfitrioni a loro richiesto in queso ‘sabato per la giustizia’.

la-paura-che-alla-giornata-per-la-giustizia-manchino-i-magistrati

(manuela d’alessandro)