giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il santino di Calabresi nella fiction anti – storica della Rai

A prescindere dal valore tecnico di una fiction su cui già si è espresso il noto critico Aldo Grasso sul Corriere, ho trovato molto grave l’“operazione televisiva” mandata in onda in questi giorni sul primo canale RAI, e di cui sono già previste altre due parti che dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, ricostruire altrettanti significativi episodi che hanno contrassegnato la recente Storia del nostro Paese.

Già dal titolo (“Gli anni spezzati”), nonché dalla lettura di nomi e credenziali di chi ha collaborato alla stesura della sceneggiatura, era evidente la scelta precisa da parte degli autori di raccontare una storia molto poco Storia come del resto accaduto già troppe altre volte quando si è affrontato nelle sedi più “paludate” un periodo sul quale, per le note e più volte dette ragioni, non si è mai voluto fare davvero i conti.

E così, un po’ come aveva già fatto (anche se con ben altra perizia) il regista Giordana con “Romanzo di una strage” si è voluto costruire un santino intorno ad una figura alquanto complessa e che si muoveva in una realtà nazionale (e non solo) ancor più complessa, per un popolo bue che evidentemente in grave penuria di uomini in cui credere, abbisogna di eroi.  Continua a leggere

Pinelli, un video, il ricordo di una storia di 44 anni fa…attuale

La sala del Grechetto a pochi metri dal ‘Palazzo dell’ingiustizia’ è piena, persone anche in piedi, a 44 anni dalla notte in cui Pino Pinelli fu ucciso in Questura, c’è la proiezione del video di Alberto Roveri dove parlano la vedova Licia, le figlie Claudia e Silvia. Sala piena, ma la maggior parte dei presenti allora c’era già, giovani pochissimi. Trasmettere la memoria non è facile.

Licia, una bella sciarpa rossa al collo, voce squillante, ricorda di aver visto il marito vivo l’ultima volta partito da casa per ritirare la tredicesima e poi di averlo reincontrato sul marmo dell’obitorio. Nel frattempo aveva chiamato in Questura lamentando di non essere stata avvisata della morte di Pino e il commissario Calabresi le aveva risposto: “Signora qui abbiamo da fare”.

In sala il giornalista Piero Scaramucci racconta che Calabresi indagò su Pinelli post-mortem per cercare di trovare almeno un elemento che lo collegasse a qualche bombarolo. “Gli stessi responsabili dell’omicidio di Pino poi iniziarono a parlarne bene un brav’uomo, ma era tutto funzionale a costruire anche il santino di Calabresi” aggiunge Scaramucci.

Capelli e barbe bianche sul filo dei ricordi. Per riaffermare che Pinelli non ha avuto giustizia, anche se è diventato un santino. Al pari del ‘commissario-finestra’. Lui era il più alto in grado, la stanza dalla quale Pino Pinelli “cadde” era la sua. Ci furono depistaggi e imbrogli, la verità fu nascosta accuratamente per responsabilità degli inquirenti e della politica a cominciare da quello che allora era il più grande partito di opposizione. Gli atti giudiziari di piazza Fontana e dintorni dicono che Pinelli fermato e trattenuto illegalmente per 3 giorni morì di “malore attivo”. Una storia di 44 anni fa… attuale…

Cucchi, Aldrovandi e tanti altri, vittime delle “forze dell’ordine”, sacrificati sull’altare della “sicurezza” che secondo gli utili idioti non sarebbe nè di destra nè di sinistra (frank cimini)