Venerdì prossimo 24 ottobre il gup Anna Maria dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta di mandare sotto processo per turbativa d’asta Vito Gamberale e altri due imputati in relazione all’acquizione della Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Milano. Stiamo parlando del famoso fascicolo “scomparso”, assegnato con 6 mesi di ritardo al procuratore aggiunto Alfredo Robledo e punto cruciale della guerra interrna all’ufficio inquirente con il capo della procura Edmondo Bruti Liberati.
Il giudice Zamagni fa parte del consiglio giudiziario del distretto ed è relatore sulla querelle Bruti-Robledo insieme alla collega Annunziata Ciaravolo. Dovrà riferire dunque anche sul capitolo di cui si occupa in sede di udienza preliminare. Il giudice recita due parti nella stessa commedia. E non si tratta di una vicenda qualsiasi, ma della storia che ha diviso la procura milanese e dove il Csm fin qui ha brillato per la sua capacità di rinviare e di non decidere, pur avendo da tempo tutte le carte a sua disposizione per farlo.
Il doppio ruolo del giudice Zamagni rischia di finire per aumentare le incertezze e le contraddizioni di un’inchiesta, quella sull’acquisizione della Sea, già azzoppata dal ritardo con cui il fascicolo era arrivato al dipartimento di competenza dopo che se ne erano perse le tracce a causa di “una mia colpevole dimenticanza”, per citare parole con le quali Bruti Liberati si era assunto la responsabilità dell’incidente.
Non era stato possibile intercettare Gamberale e gli altri indagati perché era finito l’effetto sorpresa dal momento che i diretti interessati sapevano della loro iscrizione nell’apposito registro. Nonostante ciò a conclusione delle indagini Robledo chiedeva il rinvio a giudizio su cui dovrà decidere il gup. Insomma è un fascicolo che non trova pace nell’ambito di una storia che all’immagine della magistratura nel suo complesso ha fatto non pochi danni. E nel caso specifico nessuno può alludere a complotti organizzati da imputati, nemmeno dal più eccellente di tutti (frank cimini)