giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Un avvocato, mai avuto i brividi come per ergastolo Brega

Quella immagine di ieri sera non se ne va, cerco di soffocarla nel da fare dell’oggi e del domani, di metabolizzarla nella legge che ho imparato e nel mestiere che da più di 25 anni mi occupa tra entusiasmi, delusioni e normalità, provo ad anestetizzarla tra le tante facce amiche o anche solo conosciute che c’erano ieri in quella gigantesca e più volte battuta in questi anni aula, ricorro alla razionalità del sincero rispetto di chi ricopre diverse funzioni e cerco di scacciare lo spettro del carrozzone che come cantava qualcuno “va avanti da sé” mi sforzo di ritornare sui luoghi abituali e necessitati del mio nuovo giorno. Ma ieri sera insieme a tanti ero lì ad ascoltare un verdetto di uomini ed il caso logistico dell’assemblaggio mi volle di poco contiguo ad un altro uomo di cui avevamo tanto e in tanti sentito molto parlare ed accusare. Era in piedi vicino ad una grande gabbia mentre un Giudice lo condannava all’ergastolo specificando poi minuti e minuti di aggiunte per lui evidentemente inutili, dietro la moglie e forse qualche amico se ne ha ancora. Continua a leggere

Ergastolo e arresto shock in aula per Brega

Lui è appoggiato alla gabbia, confuso tra gli avvocati, lo sguardo duro, accanto c’è la moglie, bionda, bella, pronta a difenderlo coi cronisti anche dopo, anche quando la Corte d’Assise pronuncia una sentenza mai ascoltata prima in un’aula di giustizia italiana. Ergastolo con isolamento diurno di 3 anni. “Di più non c’è niente, c’è la morte”, commenta un legale che sfoglia il codice per vedere se di più potrebbe essere dato, tecnicamente, perché col pensiero è difficile andare oltre. La stessa pena di Olindo Romano e Rosa Bazzi, gli assassini nella corte di Erba, tanto per dire. Pier Paolo Brega Massone, l’ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita, passa alla storia come il primo medico condannato per avere ucciso (quattro) suoi pazienti non per errore, come a volte capita, ma perché ha ‘accettato’ la possibilità che potesse accadere (omicidio volontario con dolo eventuale). Lo avrebbe fatto per guadagnare potere all’interno della struttura perché ogni intervento erano soldi pubblici che incassava quell’ospedale poi ribattezzato ‘clinica degli orrori’ dove sarebbero stati asportati polmoni e seni, senza una ragione. Dopo la lettura del verdetto della Corte d’Assise, le telecamere si girano tutte su di lui. Continua a leggere