C’è un nuovo conflitto di interessi in questo paese dove i magistrati fanno politica, i politici fanno i giudici e i giornalisti scimmiottano un po’ gli uni e un po’ gli altri. Il “conflitto” è quello dei giudici che in un provvedimento nero su bianco hanno detto a Silvio Berlusconi: “Se ci attacchi ti revochiamo l’affidamento in prova ai servizi sociali e ti arrestiamo”.
Si può pensare tutto il male possibile e anche peggio del signor Berlusconi, ed è il caso di chi scrive queste poche righe, ma chi di mestiere fa il giudice non può decidere sul grado di accettabilità delle critiche che arrivano alla categoria delle toghe. In questo modo non si fa altro che dar ragione a Berlusconi.
Nel provvedimento dei giudici di sorveglianza c’è un ricatto bello e buono al condannato in sede di esecuzione pena. La magistratura si comporta da casta inattaccabile e non criticabile. Del resto per stare solo agli ultimi giorni, dalla querelle Bruti-Robledo emerge che cosa è veramente il Csm con le sue correnti-partito, i giochi di potere, i veti incrociati. Una situazione che giustifica le critiche più radicali ai giudici e ai loro organismi.
C’è la responsabilità della classe politica, soprattutto del centro-sinistra (degli altri inutile parlare visto l’argomento e il capo dello schieramento) che non ha voluto varare una seria normativa sul conflitto di interessi, ma se la magistratura pensa di risolvere la questione dicendo “a brigante brigante e mezzo”, allora a quel punto si fa portatrice di un nuovo “conflitto” ed è la fine della democrazia. Ammesso e non concesso che ne esista già una compiuta. (frank cimini)