giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il conflitto di interessi dei giudici:
“Se ci attacchi ti arrestiamo”

C’è un nuovo conflitto di interessi in questo paese dove i magistrati fanno politica, i politici fanno i giudici e i giornalisti scimmiottano un po’ gli uni e un po’ gli altri. Il “conflitto” è quello dei giudici che in un provvedimento nero su bianco hanno detto a Silvio Berlusconi: “Se ci attacchi ti revochiamo l’affidamento in prova ai servizi sociali e ti arrestiamo”.

Si può pensare tutto il male possibile e anche peggio del signor Berlusconi, ed è il caso di chi scrive queste poche righe, ma chi di mestiere fa il giudice non può decidere sul grado di accettabilità delle critiche che arrivano alla categoria delle toghe. In questo modo non si fa altro che dar ragione a Berlusconi.

Nel provvedimento dei giudici di sorveglianza c’è un ricatto bello e buono al condannato in sede di esecuzione pena. La magistratura si comporta da casta inattaccabile e non criticabile. Del resto per stare solo agli ultimi giorni, dalla querelle Bruti-Robledo emerge che cosa è veramente il Csm con le sue correnti-partito, i giochi di potere, i veti incrociati. Una situazione che giustifica le critiche più radicali ai giudici e ai loro organismi.

C’è la responsabilità della classe politica, soprattutto del centro-sinistra (degli altri inutile parlare visto l’argomento  e il capo dello schieramento) che non ha voluto varare una seria normativa sul conflitto di interessi, ma se la magistratura pensa di risolvere la questione dicendo “a brigante brigante e mezzo”,  allora a quel punto si fa portatrice di un nuovo “conflitto” ed è la fine della democrazia. Ammesso e non concesso che ne esista già una compiuta. (frank cimini)

Mai visti giudici così buoni con Silvio, è la fine?

Un magistrato che si è scornato in aula più volte con Berlusconi commenta: “Potevano essere più cattivi”. Niccolò Ghedini, uno che alla fine di ogni udienza inseriva lo strale automatico contro le toghe made in Milano, gode: “Decisione equilibrata dei giudici”. Che succede a Palazzo? Forse è davvero la fine di Silvio Berlusconi se, dopo il Pd, anche gli altri eterni rivali sono diventati buoni con lui, se lo trattano come un bambino discolo a cui si tolgono solo pochi giocattoli e gli si paventa qualche scapacione se rifarà la marachella.

Nell’ufficio del Presidente Pasquale Nobile De Santis telefonano dal New York Times, dal Brasile, da mezzo mondo per sapere come dovrà espiare la pena del processo Mediaset. Forse si aspettavano la ‘battaglia finale’, il sangue scorrere sui titoli di coda.  Invece. C’è addirittura delicatezza nelle parole dei giudici che gli concedono l’affidamento in prova. Silvio ha pagato almeno in monete il suo debito civile con la giustizia, si è mostrato disponibile a imboccare i vecchietti, e tanto basta per mettere nero su bianco che “è scemata la sua pericolosità sociale” e “almeno in nuce” ci sono i presupposti per la redenzione. Sì, la strada per la salvezza può essere imboccata perfino da chi è stato “capace di influenzare l’ambiente in direzione incompatibile con le regole del diritto civile” perché ci sono “indici di volontà di recupero dei valori morali perseguiti dall’ordinamento”. Certo, deve stare attento a non farsi tentare ancora dal Diavolo. Le “recenti esternazioni pubbliche in spregio della magistratura potrebbero inficiare gli indici di resipiscienza”, ammonisce il Tribunale.  Eppure sgorga fiducia nel futuro del 78enne ex Cavaliere: “L’affidamento in prova può sostenere e aiutare il soggetto a portare a maturazione quel processo di revisione critica e di emenda”. Silvio, preoccupati: i giudici tifano per te!  (manuela d’alessandro)

 

 

Un assistente sociale per Berlusconi

Alle cinque del pomeriggio, Berlusconi entrerà nell’arena al primo piano del Palazzo di Giustizia. Cinquantonovesimo ‘torero’, dopo altri 58 condannati che aspettano di sapere come sconteranno la loro pena. Davanti a lui, o ai suoi avvocati se deciderà di non presentarsi, ci saranno il Presidente del Tribunale, Pasquale Nobile De Santis che per l’occasione scenderà in campo in prima persona, il giudice Beatrice Crosti e due ricercatori universitari sorteggiati dall’apposito albo, gli ‘esperti’ in materia. L’udienza si aprirà con la relazione di uno dei due giudici che spiegherà come si sia arivati a questo punto, come il protagonista assoluto della politica italiana degli ultimi 20 anni rischi di perdere la libertà dopo essere stato condannato a quattro anni per frode fiscale nel processo Mediaset. Uno solo di questi anni dovrà scontare, gli altri sono indultati. Tutte le ipotesi sono aperte, dalla più cruenta per l’ex Cavaliere (i domiciliari, escluso il carcere per l’età), a quella auspicata e più probabile (l’affidamento ai servizi sociali). Dopo il giudice prenderà la parola l’accusa, rappresentata dal pg Antonio Lamanna che esprimerà un parere non vincolante. Infine, i giudici si riserveranno una decisione entro 5 giorni, cioè martedì della settimana prossima, che verrà comunicata solo alle parti (tutto si svolge in camera di consiglio, off limits al pubblico). La novità di oggi è che il ‘torero’ – contrariamente a quanto accade a Milano per chi deve scontare un anno o meno di prigione – è stato sottoposto alla cosiddetta ‘indagine sociale’ nei mesi scorsi. Un assistente sociale ha bussato a casa sua per vedere se ci sono i presupposti per rimetterlo sulla ‘retta via’, se l’ambiente sociale e familiare in cui vive è adatto a indirizzarlo verso un futuro probo. E poi, cosa accadrà se il ‘torero’ dovesse uscire vivo dalla battaglia? Potrebbero decidere i giudici stessi dove  dovrà scontare i servizi sociali, in che contesto, oppure saranno i suoi avvocati, Franco Coppi e Niccolò Ghedini, a suggerire un ambiente idoneo. Certo dall’arena uscirà un (fu) Cavaliere se non incornato a morte quantomeno ferito.  (manuela d’alessandro)

Gli avvocati di Silvio
difesi da ‘comunisti’ e finiani

Ma se l’avvocato finisce nei guai, chi difende l’avvocato? E se l’avvocato nei guai è anche un politico, per lui ci vuole un avvocato-politico? E se l’avvocato-politico-uomo finisce nei guai per una vicenda che ha molto a che vedere con le donne, non sarà meglio farsi affiancare da un avvocato-politico-donna? Facciamo di meglio: qui ci vuole un grande-avvocato-politico-donna-diideeoppostealletue. Continua a leggere

Hollande e Cav, Europa unita nel nome di quella cosa

Francoise Hollande rischia fortemente di emulare il “nostro” Cav, quei croissant fragranti portati dall’unico poliziotto di scorta per il ristoro di monsieur le president e dell’attrice dopo la trombata notturna potrebbero essere devastanti come il “bunga-bunga” di Arcore.  Certo solo mediaticamente, ma non è poco.

Andando in giro praticamente senza le tutele previste dalla norma per l’inquilino dell’Eliseo, Hollande, dicono i critici, avrebbe messo a rischio la sicurezza nazionale tramite la sua persona. Insomma, il guaio è la gnocca. Pure un altro Francoise, Mitterand, l’aveva sempre al centro dei suoi pensieri, quella cosa, ma era super – protetto, a cominciare dal sistema dei media. Ma erano altri anni, non solo in Francia. In Italia accadde pure che i sequestratori dovessero sobbarcarsi la consegna di missive vergate dall’illustre ostaggio in direzione dell’amante, mentre erano in gioco le sorti della Repubblica.

Comunque Hollande non è Berlusconi. Non andò anni addietro in piazza San Pietro con Casini e Fini, altri soggetti con disponibilità di più famiglie e f… plurima, a manifestare “per l’unità della famiglia” e, ovvio, “nel nome di Santa Romana Chiesa”. Fu “il family day”, una delle più grandi prese per il culo della storia patria. Come poi riscontrato anche ufficialmente dal Ruby-gate e dal processo sempre per quel pelo di troppo costato al Cav una condanna a 7 anni di reclusione.

Sono vulnerabili i politici del terzo millennio, a differenza dei loro predecessori, esempio i vecchi democristiani che facevano tutto al riparo di tutto. Un esponente veneto della “Balena bianca” era solito recarsi in Namibia per gridare al momento dell’orgasmo “z’è nera, z’è nera”.

Di questi tempi l’unico a non rischiare è lo zar Putin. Di tutto quello che accade nelle dacie, dove il Cav è frequente ospite, non sapremo mai nulla. E giustamente. Il Bel Paese può replicare con le pudenda del premier ceco Topolanek immortalato a villa Certosa in una foto che fece il giro del mondo. Ecco, a ‘sto punto manca solo l’immagine relativa all’attrezzo del regista del bunga-bunga, per mettere il cartello “completo”. (frank cimini)