giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Oggi le baby-squillo, una volta i coniugi Mussolini tenevano famiglia

Vizi privati e pubbliche virtù. A Roma un’indagine approfondisce i rapporti tra Mauro Floriani in Mussolini e un paio di baby squillo alla quali l’ex capitano della guardia di finanza aveva telefonato. “Senza avere rapporti con loro”, dice Floriani che tanti anni fa al palazzo di giustizia di Milano era uno che contava nella squadra di polizia giudiziaria agli ordini del sostituto procuratore Antonio Di Pietro, allora uomo simbolo di Mani pulite e dell’intera categoria togata.

Un bel giorno Floriani lasciò la gdf. Per andare dove? A lavorare come manager delle Ferrovie nelle mani di Lorenzo Necci sul quale aveva indagato fino a poche ore prima. La nipote del duce cercò di tagliare la testa al toro delle polemiche riguardanti quantomeno l’ineleganza del passaggio con parole rimaste famose: “Teniamo famiglia”. Amen, insomma, erano tempi duri per criticare tutto quello che girava intorno a Tonino da Montenero di Bisaccia.

Poi saltarono fuori 70 milioni di lire arrivati a Floriani dal banchiere Pierfrancesco Pacini Battaglia, quello che intercettato al telefono diceva a un avvocato: “Di Pietro e Lucibello mi hanno sbancato, si pagò per uscire da Mani pulite”. “Millanterie” deciderà anni dopo un gip di Brescia. E i 70 milioni? La signora nipote ci mise una pezza spiegando che si trattava di un finanziamento per la sua campagna elettorale. Non c’erano riscontri. Ma nessuno approfondì la questione. Intorno a Di Pietro e ai suoi collaboratori la procura di Milano aveva messo il filo spinato. Floriani continuò indisturbato la sua carriera di manager pagato profumatamente e a tenere famiglia. Ora a Roma lo indagano con il sospetto di un vizietto privato per prostituzione minorile. Manco fosse Berlusconi. E di mezzo non c’è la nipote di nessun capo estero. C’è solo la nipote, nu poco ‘ncazzata, di un ex premier nostrano, un altro cavaliere, Benito Mussolini (frank cimini)