giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

I lavoratori ai vertici del Palazzo, “avete visto un film diverso sul dopo sparatoria”

Cosa è successo a Palazzo di Giustizia negli istanti successivi alla sparatoria? All’assemblea convocata stamattina dai lavoratori nella ‘Sala Valente’ di fronte all’edificio del Piacentini abbiamo ascoltato due versioni. Una, rassicurante, è stata espressa dal procuratore Edmondo Bruti Liberati e dal Presidente della Corte d’Appello Giovanni Canzio, i quali hanno sottolineato come non si sia vista “nessuna scena di caos o panico”. “Non c’erano direzioni sicure in cui evacuare – ha spiegato Canzio – e i dipendenti hanno seguito l’indicazione di stare chiusi negli uffici. Il loro comportamento è stato un esempio di sobrietà e adeguatezza di fronte a un evento così tragico. “Per circa mezz’ora – è il racconto di Bruti – non sapevamo se Giardiello fosse nel Palazzo ma non c’è stato nessun panico. Quando è arrivata la notizia del suo arresto, il controllo del Palazzo era già stato quasi completato”.

Molto diversa l’interpretazione data da diversi lavoratori che hanno preso la parola dopo Bruti e Canzio, che, nel frattempo, avevano lasciato la sala. “Io ho visto tutto un altro film – ha detto un esponente dell’Uilpa – Ero al piano terra dove c’era il caos totale. E’ vero, non ho visto persone che si strappavano i capelli, ma girava gente armata senza pettorina nè distintivo. Solo il buon senso ci ha suggerito di stare negli uffici”. “Il personale non è formato al piano di evecuazione – ha affermato un altro dipendente – ciascuno di noi, in casi come questo, dovrebbe sapere dove andare, per esempio si dovrebbe sapere come portare fuori un collega che ha delle disabilità. I corsi sull’evecuazione li fanno ai bambini di prima elementare, non è possibile che qui ci si affidi al passaparola o a una e – mail”. Su quanto accaduto, abbiamo raccolto anche la testimonianza di un militare che lavora ‘in borghese’ al Palazzo: “All’inizio non c’era nessun coordinamento, abbiamo preso le pistole ci siamo divisi tra noi le zone del Tribunale dove cercare Giardiello. Solo dopo molto tempo sono arrivati dei superiori che ci hanno dato indicazioni su come muoverci”. (manuela d’alessandro)

Bruti ai 46 pm in assemblea: ‘Mai indagine insabbiata o rallentata’.

“Mai un’indagine è stata insabbiata e nemmeno rallentata. Non ci sono stati ostacoli. I giornali hanno strumentalizzato scrivendo di procura lacerata, io non sono mai intervenuto sui media, non ho replicato e quindi ho una conoscenza parziale dei fatti”. Così ha parlato il capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati davanti a 46 pm da lui convocati in assemblea per ritrovare la compattezza dell’ufficio inquirente, la cui immagine è stata scalfita dalla querelle tra lo stesso Bruti e uno dei suoi vice Alfredo Robledo, che ora dovrà essere definita dal Csm.

Per 40 minuti nel corso dell’assemblea si è parlato di “Giada” il programma per fissare le udienze finanziato con soldi Expo e che ha creato fin qui più problemi di quanti non ne abbia risolti. E pure su questo punto Bruti ha trovato il modo di prendersela con i giornali e con le rappresentazioni che ne hanno dato. Un’assemblea un po’ surreale, in un clima difficile dove a un certo punto un pm si è sentito iun dovere di non essere stato lui a fornire le mail per un articolo su “Giada”.

Nessuno ha fatto cenno invece ai fondi Expo della giustizia assegnati senza gare proprio nel palazzo in cui si prendono provvedimenti restrittivi della libertà in materia di turbativa d’asta. E su “nessun rallentamento di indagini o insabbiamento” non è stata pronunciata da alcuno la parola Sea, il nome del fascicolo “scomparso” per 6 mesi, da ottobre 2011 a marzo 2012, affidato da Bruti a Robledo quando la gara d’asta era già stata fatta, e che poi ha visto il proscioglimento di Vito Gamberale e degli altri imputati. Hanno preso la parola per fare rilievi critici Luca Poniz, Luca Gaglio e Paola Pirotta (solo quest’ultima viene considerata ‘roblediana’), i quali hanno sottolineato come ad alcuni pm vengano messi a disposizione più mezzi (polizia giudiziaria e carichi di lavoro meno pesanti) rispetto ad altri.  Alla fine è arrivato un timido applauso attribuito da chi c’era ai ‘fedelissimi’ del capo.

Per Bruti “l’assemblea è andata bene, le assenze sono dovute a impegni di udienze o comunque di lavoro”. Il capo ha preanniunciato altre riunioni e l’aggiunto Francesco Greco ha proposto di fare unba nuova assemblea “anche prima di Natale”.

Prima dell’inizio della riunione,  Bruti, di cui è nota la proverbiale gentilezza coi giornalisti (anche con chi lo critica), è apparso insolitamente nervoso. “Se il procuratore Robledo vuole fare le conferenze stampa, le faccia”, si è rivolto con stizza ai giornalisti che facevano la ‘conta di presenti e assenti’ davanti alla sua stanza ed erano appena usciti dall’ufficio del ‘rivale’. “Non state qui ad origliare, spostatevi, faremo un verbale che poi resterà a noi e ci faremo una ragione di chi viene e di chi non viene”. Poi è tornato al consueto aplomb e, stando a quanto riferito da chi era presente, ha fatto anche cenno ai problemi più importanti della vita di fronte ai quali anche la sua lite con Robledo viene sminuita.  (frank cimini e manuela d’alessandro)