giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

L’Inpgi non si costituisce parte civile contro il suo presidente Camporese

E l’Inpgi continua a restare a guardare. Oggi si è aperta l’udienza preliminare a carico del suo presidente, Andrea Camporese, accusato di appropriazione indebita e corruzione nell’ambito del crac della holding Sopaf, e l’ente ‘custode’ della pensione dei giornalisti è stata l’unica parte offesa a non chiedere di costituirsi parte civile. Hanno invece fatto istanza per entrare nel procedimento, in vista di eventuali risarcimenti, gli istituti previdenziali dei medici (Enpam) e dei ragionieri. L’Inpgi aveva già deciso di non costituirsi nel filone principale del procedimento, quello a carico di Giorgio Magnoni e del figlio Luca, ex amministratori di Sopaf. Ora ribadisce questa linea che mortifica i suoi iscritti togliendogli, in caso di condanna, la possibilità di far tornare nelle casse dell’ente denaro sottratto in modo illecito.

Secondo la Procura di Milano, Camporese sarebbe stato corrotto con 200mila euro per favorire la società Adenium, società di risparmio controllata da Sopaf, danneggiando per sette milioni di euro l’ente da lui presieduto attraverso l’acquisto di azioni a un prezzo superiore a quello di mercato.

Il presidente si è sempre proclamato innocente definendosi “sgomento di fronte ad accuse ingiuste” ma, in attesa che un Tribunale valuti la fondatezza dei reati, Andrea Camporese non può restare alla guida dell’Inpgi per due ragioni. La prima è che chi ha affidato il suo futuro a un ente previdenziale deve avere la certezza, e non solo la presunzione, di un amministratore onesto; la seconda è perché ha ricevuto 25mila euro all’anno per due anni per aver fatto parte del comitato consultivo di Adenium, un incarico di solito non retribuito. Per elementari ragioni di opportunità, chi ricopre una posizione di garanzia non dovrebbe mettersi in situazioni di conflitto d’interesse. (manuela d’alessandro)

Accusato di corruzione, perché Andrea Camporese deve lasciare l’Inpgi

Andrea Camporese, il ‘custode’ delle pensioni dei giornalisti, si dice “sgomento” perché nell’avviso di chiusura delle indagini sul crac di Sopaf (avviso 415 bis(1) che gli ha notificato la Procura di Milano viene accusato anche di corruzione, oltre che di truffa come già noto. Il presidente dell’Inpgi avrebbe ricevuto 200mila euro per favorire la società Adenium, controllata da Sopaf, danneggiando per sette milioni di euro l’ente previdenziale dei giornalisti attraverso l’acquisto di azioni a un prezzo superiore a quello di mercato.

Il suo “sgomento” di fronte ad accuse ritenute ingiuste è comprensibile, meno l’invocazione alla “gogna mediatica”, al massimo potrebbe prendersela con la magistratura che lo accusa di reati gravi, non coi colleghi che riportano gli esiti di un’indagine.

In attesa che un Tribunale valuti la fondatezza dei reati, Andrea Camporese non può restare alla guida dell’Inpgi per due ragioni. La prima è che chi ha affidato il suo futuro a un ente previdenziale deve avere la certezza, e non solo la presunzione, di un amministratore onesto; la seconda è perché ha ricevuto 25mila euro all’anno per due anni per aver fatto parte del comitato consultivo di Adenium, un incarico di solito non retribuito. Per elementari ragioni di opportunità, chi ricopre una posizione di garanzia non dovrebbe mettersi in situazioni di conflitto d’interesse. (manuela d’alessandro)

giornalisti-contenti-che-linpgi-non-e-parte-civile-contro-chi-vi-avrebbe-truffato

 

 

 

 

 

.