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Due anni fa denunciavo in apertura del mio libro “La giustizia degli uomini” (Mimesis, 2020) il sempre più crescente fenomeno tutto italiano del “Panpenalismo”, in cui, dopo avere fornito i dati del numero esorbitante di avvocati e processi, introducendo il capitolo “PANPENALISMO E GIUSTIZIALISMO TV” con una citazione di Popper “Noi siamo cercatori di verità ma non siamo suoi possessori” di Karl Raimund Popper, scrivevo:
“Quest’ultimo dato è lievitato negli ultimi anni a causa del fenomeno noto come ‘panpenalismo’, ovvero l’irresistibile propensione a introdurre, indipendentemente da qualunque fenomenologia criminale e da qualunque osservazione degli effetti che le pene producono concretamente, nuove figure di reato al fine di soddisfare un sempre più diffuso ‘giustizialismo’. Si tratta di un giustizialismo di tipo popolare, accompagnato da un’accentuata tendenza a celebrare i processi in TV o sui social ben prima che nelle aule di tribunale, producendo inevitabilmente un tifo da stadio. Ma il risultato peggiore è la perdita di autorevolezza del processo penale agli occhi dei cittadini, poichè le sentenze emesse ‘in nome del popolo italiano’ vengono in verità percepite, da chi avrebbe auspicato un esito diverso, come sentenze emesse ‘in nome di una parte sola’. L’aumento a dismisura di avvocati, magistrati e processi ha indebolito il prestigio di queste figure e la loro efficacia presso l’opinione pubblica, facendo parallelamente aumentare il numero di coloro che si sentono ormai in grado di commentare processi, pur non avendo mai messo piede in un tribunale”.
Nel capitolo successivo, denunciavo il conseguente giustizialismo forcaiolo (vd. recenti scene dopo la sentenza sulla tragedai di Rigopiano e quanto capitato al GIP di Verbania che “osò” bocciare la prima ricostruzione aborracciata della locale Procura):
“il diritto di questi tempi sembri non piacere più. Piace piuttosto la legalità intesa nel suo senso peggiore, quella che fa esultare per una gabbia che si chiude e indignare per una che si apre, al punto che si sono coniati sciocchi neologismi come ‘garantista’ per definire un giudice impegnato semplicemente ad assicurare il rispetto della legge”.
(avvocato Davide Steccanella)