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La mitica procura di Milano fa dietrofront e rinuncia alla richiesta di sorveglianza speciale per due militanti del comitato Giambellino sotto processo per associazione a delinquere finalizzata all’occupazione di immobili. E il tribunale, sezione misure di prevenzione, ha preso atto della rinuncia arrivata un po’ a sorpresa questa mattina nell’udienza in cui i difensori avevano presentato una serie di eccezioni preliminari e soprattutto una ricca lista di testimoni da ascoltare.
“Da una verifica della situazione reddituale si rileva come il soggetto abbia avuto negli ultimi anni entrate modeste e ciò alimenta la probabilità che egli viva in parte con i proventi dei reati”. Era questo uno dei passaggi della motivazione con cui la procura avea chiesto la misura della sorveglianza speciale.
Una volta si sarebbe parlato di “giustizia di classe” Misure cautelari e di prevenzione ai danni di chi è povero. Ma l’aspetto grottesco della vicenda era ed è che sin dalla conferenza stampa in cui la procura dava notizie dei arresti gli stessi inquirenti avessero escluso lo scopo di lucro delle occupazioni. Persino il gip che aveva disposto l’arresto aveva escluso motivi di proventi illeciti collegati a una vicenda che era di mero attivismo politico a supporto dei ceti più deboli.
“Si tratta di una storia giudiziaria svolta sempre alla luce del sole con assemblee presidi manifestazioni che non possono essere considerate capaci mettere a repentaglio il bene giuridico tutelato della pubblica sicurezza” replicavano in una memoria depositata in Tribunale gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini.
Evidentemente la procura si è resa conto di non avere gli elementi sufficienti a ottenere la misura. Resta il processo penale in corso che riguarda una decina di imputati che all’inizio delle indagini subirono anche un breve periodo di arresti domiciliari (frank cimini)