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Rischia di andarsene in pensione con un graffietto il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati il prossimo 16 novembre. Il Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo ha fatto notificare al capo dei pm del capoluogo lombardo il capo di incolpazione, imputazione per un procedimento disciplinare, in relazione all’ormai nota vicenda del fascicolo di indagine sulla Sea, “dimenticato” per sei mesi in un cassetto prima di essere assegnato a chi di competenza, l’allora aggiunto Alfredo Robledo, nel frattempo trasferito a Torino dopo il contenzioso con Bruti.
Il Pg Ciccolo addebita a Bruti di aver “violato la legge”, scrive di “negligenza inescusabile” in riferimento ai ritardi dell’inchiesta, “nonostante l’imminenza della gara” per l’acquisizione della società che gestisce gli aeroporti milanesi.
Dall’ottobre del 2011, quando arrivò da Firenze l’intercettazione tra Vito Gamberale e un altro manager dove si parlava di “gara su misura” sono ormai passati quasi 4 anni. Quel fascicolo fu correttamente assegnato solo a marzo del 2012 quando ormai era impossibile svolgere indagini perchè i diretti interessati avevano saputo dai giornali delle vicende dell’inchiesta. Il Pg della Cassazione si muove adesso che i giochi non solo sembrano ma sono quasi fatti. Del resto di recente erano stati i pm di Brescia a “rimproverare” Bruti per aver operato valutazioni politiche pur assolvendolo dall’accusa di abuso d’ufficio.
Quella del fascicolo Sea è una brutta storia per l’immagine dell’intera magistratura italiana. Adesso c’è nero su bianco che dei vincitori di concorso, pubblici funzionari, sono più che compromessi con la politica. Non ci sarà nemmeno il tempo per fare il procedimento disciplinare a carico di Bruti, causa pensionamento del procuratore capo. Bruti vince la battaglia con Robledo perché è un suo superiore gerarchico, ma i suoi comportamenti resteranno sub judice fino all’ultimo secondo della permanenza al quarto piano. Sicuramente non ci sarà il tempo di sanzionarlo. L’intera categoria togata avrebbe però di che riflettere. Il condizionale è d’obbligo, considerando come viene amministrata la giustizia nell’ex patria del diritto. (frank cimini