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Se il primo pagamento fu a Roma a Mariano Apicella il processo Ruby ter va trasferito da Milano alla capitale, dicono le difese. Insomma con tutti i soldi che Silvio Berlusconi ha distribuito alle ragazze il destino degli atti verrebbe deciso dai quattrini dati a un maschio, l’ex parcheggiatore abusivo partenopeo (e parte napoletano direbbe Totò…) diventato cantautore per esclusivo merito del Cav ex Cav.
Apicella, che avrebbe dichiarato il falso sulle notti di Arcore in cambio di denaro, viene trattato come un’olgettina. Lui che non è portatore sano dell’unica vera ossessione ancora oggi dell’uomo prossimo agli ottant’anni, pronti ad arrivare a settembre.
Dunque non è vero che B. paga solo le donne. C’è anche questo nelle eccezioni preliminari proposte dagli avvocati difensori nell’udienza in cui un giudice deve decidere se c’è materia per mandare a giudizio il patron di Mediaset con una trentina di altre persone. Anzi. Il primo a prendere soldi fu un uomo e questo potrebbe portare il processo a Roma, sede giudiziaria che una volta aveva fama di porto delle nebbie dove ogni inchiesta veniva insabbiata.
Una volta. Il passato, solo il passato, per chi si era bevuto la favola di Mani Pulite. Comunque parlando esclusivamente del presente, sulla sabbia Milano non scherza e non ha nulla da invidiare a nessuno. Expo, basta la parola. Ruby ter può essere celebrato tranquillamente a Roma o altrove, anche se la procura di Milano è affezionata a B., non vuole perderlo e ha tuttora il dente avvelenato per l’assoluzione nel Ruby uno. (frank cimini)