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La telefonata in questura non fu concussiva, Berlusconi non era consapevole della minore età di Ruby. Ecco, la corte d’appello di Milano azzera il processo per un pelo di f… L’ex Cav è stato assolto. Hanno perso sonoramente la procura e il Tribunale della ‘sharia’ che in aula chiedevano a persone maggiorenni se c’erano stati toccamenti. Questo ha detto il processo penale. Sotto altri aspetti il discorso è molto diverso. In un paese normale un premier che fa quella telefonata, chiedendo il rilascio di una presunta mignotta minorenne, sparisce per sempre dalla vita pubblica. All’estero è accaduto per molto meno. Ma qui siamo nella repubblica penale e non da pochissimo tempo. Almeno dai cosiddetti anni di piombo. Per cui i magistati decidono anche come ci dobbiamo lavare i denti. Ovvio, la corresponsabilità della politica è evidente. Furono i partiti ad affidare ai magistrati compiti non loro.
Oggi è arrivata una sentenza giusta. Politica e morale sono una cosa, il diritto penale un’altra. Il diritto non è uno strumento di traformazione della società.
Il verdetto d’appello fa giustizia anche delle tante irregolarità dell’inchiesta, a cominciare dall’utilizzo delle intercettazioni per finire al vero buco nero della vicenda: Berlusconi fu iscritto nel registro degli indagati con sei mesi di ritardo. Per sei mesi i pm indagarono su di lui senza formalità intercettando decine di persone che avevano in comune tra loro la frequentazione della villa di Arcore.
Fu un gioco delle tre carte, quello che i compaesani di chi scrive e della dottoressa Boccassini fanno fuori dalle stazioni ferroviarie. Stavolta alla procura più famosa d’Italia è andata malissimo. In passato i pm si salvarono per il rotto della cuffia. Sempre in un’inchiesta su B. fecero figurare come funzionante una microspia inceppata. Il Csm assolse, ma fu uno di Md (“un comunista”) a dire: “Certe cose un magistrato non solo non deve farle, ma nemmeno pensare di farle”.
La corte d’appello in pratica azzera pure l’inchiesta Ruby-ter quella sulla presunta corruzione testimoni. Inchiesta a quanto risulta mai fatta partire veramente. In attesa dell’appello e perchè B. conta molto meno di prima. Valuazioni politiche da parte di una categoria, i magistrati, che tutti i giorni ci ammorbano con parole come autonomia e indipendenza, riparati dietro il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale che in realtà serve a coprire fior di nefandezze. Del resto basta scorrere le carte della querelle Bruti- Robledo per averne contezza. Amen. (frank cimini)