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Si è aperto questa mattina davanti alla quarta sezione penale del tribunale di Milano, presieduta da Oscar Magi, il processo per la singolare e misteriosa vicenda del dossieraggio a carico dei lavoratori dell’ex Alfa Romeo di Arese. Sul banco degli imputati Angela Di Marzo, titolare di alcune società di sicurezza aziendale, accusata di istigazione alla rivelazione di segreti d’ufficio. Manca, perchè nonostante le lunghe indagini della Digos non è mai stato identificato, il complice della Di Marzo: ovvero colui che – probabilmente dall’interno dei carabinieri o della prefettura milanese – passò alla donna un appunto riservato del nucleo Informativo dell’Arma. Era un appunto sulla figura di Corrado Delle Donne, leader storico dei cassintegrati Alfa Romeo e oggi alla testa delle lotte per il reintegro degli ultimi dipendenti della azienda di Arese. Della Di Marzo le cronache si sono dovute occupare in un recente passato anche per un altro episodio di natura analoga, il ritrovamento di una falsa microspia nell’ufficio del city manager di Milano Giuseppe Sala, per il quale è stata processata e assolta.
Non era affatto scontato che il tribunale decidesse di accogliere la richiesta dei quaranta lavoratori e del sindacato Slai Cobas di partecipare al processo. Invece il giudice Magi ha evidentemente ritenuto che l’operazione di <intelligence> illegale ai danni di Delle Donne avesse come obiettivo sabotare le iniziative sindacali degli ex dipendenti. La Di Marzo aveva ricevuto dal colosso assicurativo Aig, oggi proprietario delle aree di Arese, l’incarico attraverso una sua società di operare per la riconversione delle aree e dei dipendenti. Ma la riconversione non è mai partita. Secondo le indagini del pm Stefano Civardi, partì invece l’operazione di dossieraggio. Le indagini hanno accertato buone entrature della Di Marzo in alcuni ambienti istituzionali ma non hanno permesso di individuare con certezza chi le passò l’appunto riservato. (orsola golgi)