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“Una volta ottenuto e consolidato il potere di ricattare la parte datoriale minacciando continui dannosissimi blocchi al fine di consolidare la propria presenza all’interno del magazzino con le stesse modalita’ iniziavano a favorire i propri lavoratori affinché ottenessero di svolgere le mansioni più gradite a scapito degli altri in una logica di proselitismo autoalimentato”. È anche questa la “prosa” usata dai pm di Piacenza nella richiesta inoltrata al gip per ottenere l’arresto dei sindacalisti del SICobas eseguiti poi nei giorni scorsi.
Intanto va registrato che la richiesta risale al primo dicembre dell’anno scorso. Il gip ha impiegato quindi sette mesi e mezzo per firmare i provvedimenti con tanti saluti al principio dell’attualità delle esigenze cautelari.
La colpa dei sindacalisti indagati per associazione per delinquere è quella, scrive sempre la procura, di aver raggiunto una forza evidente e monopolizzante all’interno dello stabilimento. “Cominciavano a imporsi la proprietà anche per le scelte a questa riservata come appunto l’organizzazione del lavoro ovvero le assunzioni di singoli lavoratori” scrive ancora la procura trasformando una vertenza sindacale, un conflitto sociale con le sue dinamiche e le sue asprezze in un problema penale, chiedendo la reclusione in carcere per poi ottenere dal giudice l’ok agli arresti domiciliari.
”Alimentavano situazioni di conflitto prendendo a pretesto ogni normale e banale problematica di lavoro risolvibile tramite fisiologici rapporti datore/lavoratori, avviando attivita’ di picchettaggio illegale all’interno degli stabilimenti impedendo ai mezzi di entrare e uscire, istigando a forme di lotta illecite, compreso il rallentamento pretestuoso e strumentale dell’attività lavorativa o l’uso dell’astensione per malattia anche in assenza di problematiche sanitarie” sono le parole degli inquirenti. Che cosa possa entrarci una situazione così descritta con il reato di associazione per delinquere è spiegabile solo con la volontà politica di reprimere il conflitto sociale.
(frank cimini)