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Dopo la Cassazione e la corte d’assise di Torino anche il Riesame del capoluogo piemontese ha annullato l’accusa di terrorismo in relazione all’azione contro il cantiere del treno ad alta velocità di Chiomonte del 14 maggio 2013. La Cassazione e la corte d’assise si erano espressi in relazione alla posizione di 4 giovani arrestati a dicembre dell’anno scorso. Il Riesame invece ha vagliato la posizione di altri 3 militanti NoTav in carcere da luglio scorso ma ai quali era stata notificata di recente una nuova ordinanza con cui si contestava agli indagati di aver agito con finalità di terrorismo.
Per il teorema Caselli è la terza bruciante sconfitta che tra l’altro arriva a pochi giorni, era il 17 dicembre, dall’assoluzione in corte d’assise dei 4 militanti dall’imputazione più grave. La corte spazzava via l’accusa di terrorismo condannando i 4 a 3 anni e 6 mesi contro i 9 anni e mezzo chiesti dall’accusa.
I pm Rinaudo e Padalino avevano parlato di “un’azione di guerra” e a pochi giorni dal verdetto per i 4 avevano tirato fuori dal cappello il coniglio dell’ordinanza bis per i 3 cercando di influenzare la corte. E invece i pm ne hanno ricavato una doppia sconfitta. Converrà loro farsene una ragione, invece di far filtrare sui giornaloni la convinzione che la sentenza di assoluzione sia tra le cause delle recenti azioni a Firenze e Bologna perché avrebbe indotto a pensare in giro che non si rischia granchè a livello penale.
Non sono note per ora le motivazioni del Riesame ma appare logico pensare che i giudici abbiano scelto di stare nel solco tracciato da Cassazione e corte d’assise. Il Riesame era presieduto dal giudice Cristina Domaneschi che in passato decidendo sulla sorte dei primi 4 militanti NoTav aveva confermato l’accusa della finalità di terrorismo. Per questo era stata destinataria di un invito ad astenersi dal momento che si era già espressa sullo stesso fatto e sulla stessa questione di diritto. Domaneschi decideva di non astenersi, ma evidentemente le decisioni in materia assunte da giudici superiori hanno finito per indurre il presidente e l’intero collegio a prendere atto che la strada era ormai sbarrata.
La decisione del Riesame azzera il teorema creato dall’ex procuratore che adesso è in pensione ma che non rinuncia con interviste, articoli scritti di suo pugno o affidati a uno dei suoi legali Vittorio Barosio (tra l’altro un amministrativista che sa poco o nulla di penale) a portare avanti agitando un fantasma del passato una forzatura giuridica priva assolutamente di riscontri nella realtà.
Adesso i difensori dei 3 militanti chiederanno la scarcerazione, già concessa dalla corte d’assise ai primi 4 dopo l’assoluzione con la misura degli arresti domiciliari. I 3 dal giorno della nuova ordinanza bis sono finiti in regime di alta sorveglianza, un 41bis di fatto, come era accaduto agli altri per oltre un anno. E tutto ciò per la rottura di un compressore il 14 maggio del 2013 a Chiomonte. Ma, sembra di capire, che il fantasma del passato stia facendo male anche a chi lo agita, oltre ovviamente a chi finisce in carcere lottando contro un’opera ora rimessa in discussione anche da alcuni de suoi promotori, “perché costa troppo”. Se ne sono accorti adesso. Ma nessuna procura accende un faro sugli appalti del Tav, unici, sembra, per onestà e trasparenza. Eppure si era alquanto agitato il ciellino ministro Lupi in merito alla sentenza della corte d’assise: “Se non è terrorismo questo…”. Forse era preoccupato della fetta di torta che spetta a Comunione e Fatturazione oltre che alle Coop rosse. E ora ci si mette pure il Riesame. Che tempi signora mia…. (frank cimini)