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Neanche la guerra in Ucraina riesce a frenare i dietrologi sempre a caccia di fantasmi e misteri inesistenti a 44 anni dal rapimento Moro. L’onorevole Federico Mollicone di Fratelli d’Italia dice che il mosaico è incompleto e propone la ricostituzione della commissione parlamentare di inchiesta “accelerando l’iter della nostra proposta di legge ora incardinata presso la commissione Affari Costituzionali”.
Mollicone riesce a definire prezioso il lavoro della commissione presieduta da Giuseppe Fioroni nella scorsa legislatura che come i suoi predecessori non aveva portato risultati concreti.
In tempi che dovrebbero essere di spending review evidentemente prevalgono le necessità della propaganda e il rifiuto di prendere atto degli esiti processuali che avevano escluso responsabilità diverse da quelle delle Brigate Rosse.
Insomma in Parlamento c’è chi è pronto a buttare altri soldi dalla finestra per inseguire piste che parlano di congiure di palazzo di servizi segreti di mezzo mondo che avrebbero preso parte o addirittura organizzato l’operazione.
La mamma dei dietrologi come quella dei cretini è sempre incinta. La novità in occasione del quarantaquattresimo anniversario è che a muoversi sul punto ci pensa un esponente della destra muovendosi in un campo che era stato fin qui quasi esclusivo appannaggio della “sinistra”. E soprattutto degli eredi di un partito troppo interessato a negare che i fatti del 16 marzo del 1978 furono lo sbocco di un durissimo scontro sociale e politico sfociato in una guerra civile a bassa intensità e neanche troppo bassa a dire il vero.
In questa legislatura la commissione non era stata ricostituita ma evidentemente ci sono persone in crisi di astinenza a destra oltre che a sinistra.
Rimpiangono il presidente Fioroni la cui ultima attività conosciuta è stata quella di aver fatto da sponda all’operazione di propaganda messa in piedi da Magistratura Democratica con il pm Eugenio Albamonte insieme a un gip della stessa corrente per sequestrare l’archivio del ricercatore indipendente Paolo Persichetti. Accadeva questo l’8 di giugno dell’anno scorso. Da allora il reato contestato è stato cambiato cinque volte e ruota intorno a una molto presunta violazione del segreto relativo a atti della commissione.
Non è stata ancora estratta la copia forense. A Persichetti nulla è stato restituito bloccando tutta la sua attività. Tutto ovviamente nel silenzio generale perché gli organi di informazione del caso Moro scrivono solo se c’è da rimestare nel torbido a caccia di improbabili complici. E adesso a dare una mano alla “sinistra” arrivano gli ex fascisti di Fdi. L’Unità’ nazionale della dietrologia erede del partito della fermezza (frank cimini)