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Se per incuria o per dolo, non si sa. Ma è certo che una delle due targhe dedicate alla memoria di Giuseppe Pinelli in piazza Fontana, quella collocata dagli “studenti e democratici milanesi” nel 2006, non se la passa affatto bene. Il basamento è spezzato in due e le rose sono stramazzate sull’erba mischiate alle foglie secche. La lapide che riporta le parole “ucciso innocente” era stata rimessa dopo essere stata tolta grazie a una mobilitazione popolare ed è affiancata da quella posta dal Comune sulla quale si legge “innocente morto tragicamente”.
“Mettere le parole ‘innocente morto’ anziché ’ucciso innocente’ fa una bella differenza: equivale a negare il nostro diritto a conoscere la verità”, aveva commentato Leo Valitutti, l’anarchico amico di Pietro Valpreda che il 6 dicembre 1969 era presente nei locali della Questura di Milano quando il Commissario Luigi Calabresi e altri poliziotti interrogarono il ferroviere partigiano fermato perché tra i sospetti responsabili della strage di piazza Fontana.
Pinelli morì precipitando dal quarto piano. La verità giudiziaria sancita dal giudice Gerardo D’Ambrosio che parlò “un malore attivo” non ha mai convinto nessuno. Dopo la sua morte, lui e Valpreda vennero dichiarati innocenti. (manuela d’alessandro)