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Se davvero l’obiettivo della nuova norma incriminatrice di cui all’art. 434 bis
c.p. non è quello di impedire l’occupazione di scuole e università, di criminalizzare le lotte sindacali, di evitare manifestazioni di dissenso nella
più grande crisi economica di sempre; se davvero l’obiettivo non è quello di intercettare le telefonate di tutti i cittadini che possano anche solo
ipoteticamente essere collegati con situazioni di questo tipo; se davvero l’obiettivo del primo atto normativo urgente del Governo è quello, piccolo
piccolo, di impedire i rave party per tutelare la salute dei partecipanti, ci permettiamo di suggerire come modificare la disposizione in sede di
conversione per renderla idonea allo scopo.
All’art 633 c.p. è aggiunto il seguente comma:
“Se il fatto è commesso da più di 50 persone e l’invasione è realizzata per
effettuare un evento musicale senza le previste autorizzazioni, la pena per i promotori o gli organizzatori è della reclusione da tre a sei anni e la multa
da euro 1.000 a euro 10.000 quando ne derivi un pericolo per l’ordine
pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.
Così riscritta la disposizione sarebbe effettivamente applicabile solo ai rave illegali (“eventi musicali” in luogo di “raduni”), in presenza di effettiva e non
solo potenziale messa in pericolo dell’ordine pubblico o della incolumità pubblica o della salute pubblica (“quando ne derivi un pericolo” in luogo di
“quando può derivare un pericolo”). E solo nei confronti degli organizzatori.
Resterebbe una norma espressione della peggiore politica criminale, ma
almeno non si presterebbe a forzature antidemocratiche e incostituzionali.
avv. Eugenio Losco avv. Mauro Straini